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Reina: “Sarei potuto andare nel Paris Saint Germain”

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Lazio vs Cagliari - Serie A TIM 2020/2021

PEPE REINA INTERVISTA EQUIPE LAZIO – Inzaghi ha trovato in lui, oltre che un leader nello spogliatoio, una soluzione tattica interessante. Pepe Reina è, sicuramente, tra le sorprese della Lazio di quest’anno. Intervistato da l’Equipe, il portiere spagnolo ha toccato diversi temi, tra i quali un retroscena di mercato che lo ha visto davvero vicino a vestire la maglia del PSG.

Le parole di Reina, Champions League: dal Bruges al Bruges

“La mia prima gara in una competizione europea è stata contro il Bruges, al Camp Nou. Quel match finì 1-1 e io commisi un errore: un’uscita sulla quale non mi capii con Emmanuel Petit. Differenza con la partita di questa stagione contro i belgi? Oggi sento di più il peso delle personalità. Erano due mesi e mezzo fa, si trattava di entrare nella storia del club e ritrovare gli ottavi di Champions dopo vent’anni. Avevamo tanto da perdere: una vittoria o un pareggio ci avrebbe fatto qualificare. Quando s’invecchia, il senso di responsabilità aumenta perché sei molto più cosciente dei problemi che ci sono intorno. Quando hai 18 anni, non rifletti. Un errore può condannarti, ma ci pensi molto di più quando hai 38 anni. E con gli anni, le persone si aspettano molto più da te. È una sana paura che ti spinge a non sbagliare. La vivo in maniera ancora più forte oggi”.

L’emozione di giocare la Champions League

“La Champions è una competizione speciale. Si sente il profumo delle grandi sere. Ad Anfield, per esempio, ogni serata europea è unica. La prima volta che vi ho giocato è stato col Barcellona, in semifinale di Coppa Uefa. Ho visto tutto il mondo applaudire. Pensavo fosse per la loro squadra, invece era per me. Un’alchimia si creò in quella sera tra il club e me. Al fischio finale, invece di sentire dei fischi, abbiamo ascoltato ‘You’ll never walk alone’ cantato più forte che mai. Inno? È a Napoli che viene cantano più forte, per il grido finale che ruggisce al San Paolo, diventato il Diego Armando Maradona. L’urlo ‘The Champions’ si ascolta dall’esterno dello stadio. Quando vivi questo hai il sorriso già prima di giocare”.

La finali contro il Milan

“Vorrei rigiocare la finale di Champions League del 2007. Per vincerla. Nel calcio, spesso, non è il migliore che vince. Quella era eravamo i migliori ed abbiamo perso. Nel 2005, il Milan era il migliore e perse. Ma questa è la bellezza del calcio. Normalmente, c’è sempre una rivincita, ma io non l’ho avuta, anche se a quel tempo pensavo di poter vivere un’altra finale. Non è stato il caso. Perché non potrebbe accadere quest’anno? Sognare non costa nulla. La Champions deve una coppa alla famiglia Reina. Spero che se non arriverà a me, magari toccherà ai miei figli, magari giocheranno anche loro e la vinceranno per noi tre. Se ho mai parlato a Inzaghi della finale persa con il fratello? Sì, una volta lui mi ha fatto una battuta. Anche Pippo, quando l’abbiamo affrontato. Ma non ho potuto che complimentarmi con lui e dirgli che quella volta avevano avuto parecchio culo”.

L’aneddoto sul Paris Saint Germain

“Perché non ho giocato in Francia? C’è stata la possibilità, ma il Napoli non mi ha voluto vendere. Io sarei potuto andare nel Paris Saint Germain. L’estate scorsa ci sono stati alcuni rumors, ma nel 2017 è arrivata un’offerta vera e propria, rispedita al mittente”.

Gli allenatori

“Con Inzaghi mi sto trovando benissimo. Con i portieri che giocano più con i piedi, il calcio si è evoluto verso un gioco che mi piace. Anche con Sarri ho vissuto bei momenti. A Liverpool ci sono stati dei periodi in cui eravamo competitivi su tutti i fronti. Ma in termini di divertimento, direi che in Italia, al Napoli e alla Lazio, ho potuto esprimersi al massimo dei miei livelli”.

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