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“Il derby der Cupolone” tra cinema e musica: lo spettacolo di una stracittadina che non ha eguali
DERBY NELLA CULTURA DI MASSA – Dai film storici alle canzoni, il derby der Cupolone è ad oggi uno spettacolo tra commedia e gioco calcistico…
DERBY NELLA CULTURA DI MASSA – Molto più di una semplice partita di calcio: il derby di Roma è una delle stracittadine più accese d’Italia, non solo per la forte rivalità che intercorre tra le due tifoserie, ma anche perché è entrato, a tutti gli effetti, a far parte della nostra cultura. Dai film storici alle canzoni, il derby der Cupolone è ad oggi uno spettacolo tra commedia e gioco calcistico.
LA ‘ROMANITÀ’ DI ALBERTO SORDI – Tra gli attori che più hanno incarnato il simbolo di ‘romanità’ al cinema c’è l’indimenticato Alberto Sordi: il suo Nando Mericoni nel film Un giorno in pretura (1954) incontra allo stadio il pretore proprio durante una stracittadina romana. Tre anni più tardi, il derby capitolino compare nel film Il marito, in cui l’attore, alla vista dei cugini biancocelesti, non si risparmia: “Anvedi ‘sti sfollati! A profughi! A zozzi laziali!“.
I LAZIALI DELLA COMMEDIA – Nettamente inferiori le citazioni biancocelesti nei film e nelle commedie all’italiana, nelle quali la Lazio appare più come il “nemico” da battere che la squadra per cui tifare. Numerosi, invece, gli attori che nel nostro cinema hanno da sempre supportato la Prima Squadra della Capitale: da Aldo Fabrizi a Vincenzo Crocitti, da Stefano Masciariarelli a Christian De Sica, senza dimenticare Enrico Montesano ed Enrico Brignano.
IL DERBY… IN MUSICA – “Grazie Roma che ci fai piangere abbracciati ancora“, cantava Antonello Venditti, romano e romanista da sempre. Chi, invece, ha coltivato la sua fede laziale in silenzio e con riservatezza è stato Lucio Battisti, il più grande cantautore della musica italiana. “Era grande tifoso della Lazio – ha confessato il padre qualche anno fa – spesso andava allo stadio senza farsi riconoscere“. Oggi, sono proprio le note de I giardini di marzo ad accompagnare la squadra romana nelle gare casalinghe: “E poi amore, ancora amore, amor per te“, intonano a squarciagola i supporter biancocelesti.
SPETTACOLO SUGLI SPALTI – Il derby di Roma mette in scena anche un altro spettacolo: quello sugli spalti, dove la Nord e la Sud da sempre sfoggiano con fierezza striscioni e coreografie studiate ed originali. Impossibile dimenticare quella del 26 maggio firmata Irridubicili: un legionario tiene sottobraccio un giocatore, con di fronte la Dea Roma che gli consegna l’aquila da condurre e difendere durante la battaglia: l’aquila è Roma, sembra voler dire la coreografia, il popolo biancoceleste ne è l’erede. I giallorossi dal canto loro, in nome del motto “Roma è storia, Lazio solo geografia“, non perdono occasione di ribadire la presunta provincialità della squadra biancoceleste: è il 29 aprile del 2001 quando dalla Sud si erge lo striscione che recita: “Anvedi quanti pellegrini, ma che c’è er giubileo dei contadini?”.
BOTTA E RISPOSTA – Ai romanisti, che si vantano di essere gli unici rappresentanti della Capitale, i laziali rivendicano una nascita avvenuta ben ventisette anni prima; ai giallorossi, che ricordano ai cugini le undici stagioni in serie B, i biancocelesti controbattono contando i giorni passati da quando la Roma ha alzato l’ultimo trofeo.
DERBY, CROCE E DELIZIA – Che il derby, nella Capitale, sia il momento più desiderato e al contempo sofferto dell’anno è cosa risaputa. Ma perché non provare ad allentare la tensione e l’ansia in vista della stracittadina, godendo di tutto quello che questa gara, oltre al rettangolo verde di gioco, porta con sé? E allora, viva lo spettacolo di un derby che non ha paragoni.
Alessandra Marcelli
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