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LAZIO NELLE SCUOLE. Immobile: “Cerchiamo di combattere il razzismo”. Badelj: “Ciro il più forte con cui ho giocato”. Berisha: “Mi manca la famiglia” (FOTO)
LAZIO NELLE SCUOLE – Torna l’evento Lazio nelle Scuole. Questa volta ad ospitare i biancocelesti è stato l’Istituto San Giovanni Evangelista…
LAZIO NELLE SCUOLE – Torna l’evento Lazio nelle Scuole. Questa volta ad ospitare i biancocelesti è stato l’Istituto San Giovanni Evangelista in via Livorno 91 a Roma. A fare visita ai più piccoli sono stati Berisha, Badelj e Immobile. Con loro ci sono anche Manzini, Diaconale e l’immancabile Olimpia con Juan Bernabé.
DIACONALE – “Il razzismo esiste e si combatte con l’educazione. Dobbiamo rispettare le persone in quanto tali e non guardarle per il loro colore. La scuola è importante da questo punto di vista.
Molto spesso nelle giovanili si pensa troppo al risultato e non all’aspetto ludico. La Lazio si sta dando da fare, ha lanciato il progetto dell’accademy, ha ristrutturato il centro di Formello dove verranno accolti i ragazzi. Il rapporto tra la scuola e il mondo dello sport dovrebbe essere più stretto, e dipende anche dalle normative. Se ci fosse un rapporto più stretto sarebbe più facile per tutti”.
MANZINI – “Normalmente quando andiamo a visitare gli istituti ci ringraziamo, ma siamo noi a dover ringraziare voi. Ogni volta che veniamo a trovare gli istituti siamo riempiti da passionalità e entusiasmo. Noi riportiamo queste cose ai calciatori, ai dirigenti, a tutti coloro che oggi non sono qui. Questa passione loro la mettono in campo. Tutti i nostri successi sono anche merito vostro. Vorremmo invitarvi allo stadio. Se la vostra preside ci invierà un elenco di chi vorrà venire allo stadio, saremo felici di ospitarvi”.
IMMOBILE – “Nella mia scuola si prendeva di petto la situazione e si cercava di aiutare chi era sottomesso dai bulli.
Il problema del razzismo negli stadi è sotto i riflettori, ne parlano tutti. Il razzismo esiste anche nella vita reale: quelli che fanno i finti moralisti sono i primi che non affrontano il razzismo. Sicuramente la reazione di Koulibaly è stata data perché è stata quella perché era stato insultato per tutta la partita e questo non può succedere. Noi della Lazio cerchiamo di far sì che non succeda e cerchiamo di allontanare le persone razziste. Cerchiamo di migliorare ma il problema esiste ancora. A volte sono pochi ad insultare, ma ovviamente fa notizia.
Non fateci caso se Berisha non parla molto italiano, è in Italia da 4 mesi, ha già fatto tanto!
Io credo che in Italia non si investa nel modo giusto nel settore giovanile, bisognerebbe fare di più. I bambini devono divertirsi e dovrebbero offrire qualcosa di più a loro. Servirebbero allenatori bravi che li facciano crescere della mentalità giusta. Anche nel settore giovanile si vuole vincere, ma l’obiettivo è creare un uomo, un atleta, facendogli fare quello che gli piace. Il campione viene dopo. Si è perso il divertimento per i bambini senza pensare troppo ai risultati.
Il calcio è uno sport nel quale devi essere molto continuo. Non c’è stato un momento in cui ho capito che sarei diventato giocatore professionista. Sicuramente dopo la bella stagione con il Torino c’ho creduto di più. Il calcio è uno sport competitivo, se non ce la fai tu qualcun altro prenderà il tuo posto.
Io ho esultato contro le mie ex squadre. Sono stato fischiato a Genova e ho esultato, mentre a Torino non ho esultato. Dipende dalle sensazioni che hai in campo.
Il calcio non mi ha tolto niente perché sono sempre stato concentrato su quello che ho voluto fare.
Passiamo molto tempo insieme. A volte ci sono dei litigi ma è normale. A volte sono capitati degli screzi ma nel calcio è così. Il nostro è un gruppo unito senza Nazioni né colori.
Quando non c’era il Var nel derby c’è stata la simulazione (di Strootman, ndr) che poteva compromettere il risultato, ma per fortuna abbiamo vinto.
Apprezzo l’affetto dei tifosi. Prima mi hanno fermato addirittura due tifosi della Roma! Io devo dare un qualcosa a loro. A volte comunque ci svegliamo nervosi e dobbiamo essere bravi comunque a gestire la situazione”.
BADELJ – “Il giocatore più forte con cui ho giocato? Per me è facile: è Ciro Immobile! Prima della partita siamo concentrati solo sulla partita, se ci insultano ne risentiamo durante la partita, non prima. A me non è mai capitato.
Noi ci conosciamo bene. Ognuno di noi è ovviamente diverso, bisogna capire come si può aiutare un compagno. Ci aiutiamo tra noi quando le cose fanno male: qualcuno può avere bisogno di una bastonata, qualcun altro di una coccola. La cosa più importante è avere qualcuno che ti aiuta. I momenti bui ci sono e c’è bisogno dei compagni. Nella Lazio questo non manca.
Adesso c’è il Var che aiuta molto gli arbitri. Mentre giochi è difficile controllarsi se c’è un episodio sfavorevole. Rispettare la decisione dell’arbitro è difficile in partita, ma bisogna farlo.
Tutti noi quando siamo piccoli iniziamo a fare le cose che ci piacciono. Il calcio è uno sport che ti dà tanto, anche fuori dal campo, perché ti crea. Quando inizi ad essere più consapevole capisci che questo può essere il tuo futuro. Capita così per tutti gli atleti.
Se segnassi contro una ex squadra non segnerei perché mi sono lasciato con loro in modo.
Il calcio mi ha dato tanto, e non è niente rispetto a ciò che mi ha tolto.
La cosa più brutta nel calcio è lo sputo: si è visto spesso ma è un atto irrispettoso.
Fa piacere fare foto e autografi. A volte quando sei con la famiglia e con i bambini non vorresti essere disturbato, ma devi capire che la gente viene allo stadio per vederti e quindi devi essere disponibile. Essere calciatore non è stare solo sul campo”.
BERISHA – “Il sacrificio è normale per noi giocatori se vogliamo vincere. Amo il calcio, ho sempre sognato di diventare un giocatore. Quando avevo 13/14 anni non ho avuto molto tempo per stare con gli amici per diventare un calciatore.
Il calcio mi ha tolto la famiglia perché è in Norvegia e qui sono solo. Per un sogno però si fanno sacrifici. Loro mi supportano e io faccio questo anche per loro”.
BERNABE – “Olimpia è nata in cattività. Per Olimpia io sono un familiare, per questo vola davanti a 70.000 persone. Lei è un’aquila reale dell’Alaska, per questo mangia salmone, tacchino, coniglio… Essere a Roma è molto bello perché il simbolo della Capitale è l’aquila.
Io ho studiato architettura, ma ho deciso di fare il falconiere perché è la mia passione. Non importano i soldi nella vita ma la felicità. La miglior scelta è quella del cuore”.
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