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Lotito: “Io, custode di un patrimonio storico e sportivo. Addolorato se Inzaghi chiedesse di andare alla Juve. Non si vince con i soldi”
Pubblicato il 17/05
LAZIO LOTITO – Il patron della Lazio, Claudio Lotito, è intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport per commentare la recente Coppa Italia vinta dalla squadra biancoceleste e non solo: ecco le sue dichiarazioni.
INZAGHI – “Sarei addolorato se mi venisse a chiedere le dimissioni, Simone lo chiama mio figlio, ci parla mio suocero… è uno di famiglia. Su di lui ho investito tanto, anche a livello umano. Rinnovo? Noi avevamo già un impegno che ci saremmo visti. Di certo a Simone non faccio un contratto annuale. Inzaghi è un allenatore giovane, perché la Juventus non l’ha preso quattro anni fa? Io sono abituato a prendere un terreno agricolo e trasformarlo edificabile.”
LAZIO – “L’erba del vicino è sempre più verde, ma tutti quelli che sono andati via dalla Lazio hanno fatto una brutta fine, nel senso che questa squadra offre un clima diverso, c’è una catena di comando cortissima. Se tu vuoi bene ad un sistema, devi dimostrare che questo sistema lo cambi e raggiungi gli obiettivi per merito. Chi è più importante, la macchina o il guidatore?. Pensa vincere con una buona macchina che non è una Ferrari: il merito è tutto tuo. In una società più ricca e blasonata, forse, manca il lato umano…. La Lazio alla fine si rimpiange: c’è un rapporto sul piano umano eccezionale, poi se tratti con una persona più arida chiaramente potrebbe esserci un elemento negativo…”
TARE – “Tare era un giocatore e io l’ho voluto direttore sportivo. Oggi tutti dicono che è un grande direttore sportivo. Sono tutti cresciuti grazie a un presidente che li supporta e cerca di dare la possibilità di potersi esprimere. Siamo una struttura fresca e giovane scelta sulle qualità morali e professionali.”
COPPA ITALIA – “Noi l’abbiamo vinta meritatamente, grazie anche all’apporto di Simone Inzaghi. Poi se uno costruisce altre situazioni… c’era il rigore? C’era anche l’espulsione su Correa. La mia squadra è costituita da persone che hanno una certa filosofia ed una certa responsabilità. Dopo la festa abbiamo fatto una cena dove loro hanno ballato fino alle 6.45 del mattino. Io intendo il mio ruolo un po’ come il pater familias, che deve correggere gli errori e riportare le persone nel giusto ambito, ma non ho mai sostituito il ruolo né dell’allenatore né del ds.”
MERCATO – “Io faccio il presidente, non il ds. Normalmente il ds e l’allenatore valutano profili, il direttore sportivo poi ne parla con me. Se troviamo una soluzione bene. Oggi come faccio a fare previsioni? Significherebbe scavalcare nei ruoli le persone, ognuno ha il proprio mestiere. Non si vince con i soldi“.
CHAMPIONS – “Io non voglio andare in Champions? Leggenda metropolitana e mediatica, sono invenzioni. Noi siamo abituati a parlare di calcio, non di pallone. Capisco che in una città come Roma, essendoci due squadre e due storie ci sono molte interferenze, ma noi abbiamo nella nostra testa un percorso che porteremo avanti indipendentemente da quello che succede intorno. Sono convinto che con questo passo porteremo a casa risultati importanti: l’entusiasmo che c’è nel nostro gruppo va al di là del lavoro.”
PROGRAMMAZIONE FUTURA – “Quest’anno avevamo allestito una squadra per competere alla pari con tutti. Oggi ci troviamo a parlare di un trofeo vinto contro una squadra che lotta per la Champions, questo dimostra che la Lazio poteva avere un’altra posizione in classifica. Tutti noi abbiamo sbagliato un qualcosa e abbiamo subito una serie di cose che potevano essere in parte evitate. Lo scorso anno potevamo tranquillamente stare in Champions, ma non cerchiamo colpevoli: dobbiamo analizzare le cose che hanno inciso. Noi non parliamo, cerchiamo di agire. A fine campionato faremo delle riflessioni, e insieme al ds e all’allenatore, oltre che Peruzzi, faremo delle considerazioni su quello che dovrà essere.”
STADIO – “Ci sono delle scelte, poi uno si deve anche accontentare. Contrariamente a tutte le speculazione mediatiche, la scelta migliore sarebbe la Tiberina perché c’è la viabilità ottima, sarebbe diventato uno stadio a livello internazionale. Ma lo stadio rappresenta non solo un posto a sedere, ma anche una struttura aperta h24 dove i tifosi possono identificarsi. E’ un problema di volontà politica: le soluzioni che noi prospettiamo non sono impossibili da realizzare. Ora vedremo: io sono stato il primo che ha parlato di stadio 15 anni fa, poi ci sono state delle condizioni negative che non mi hanno consentito di realizzarlo”.
MILINKOVIC – “Io ritengo che Milinkovic è il miglior centrocampista della Serie A: sicuramente è giovane, ha grandi possibilità di crescita. Non ho mai fatta su di lui esclusivamente una valutazione economica: se l’avessi fatta, l’avrei venduto lo scorso anno”.
ADEKANYE – “Possiamo dire che è un giocatore della Lazio. Il termine scommessa è improprio: per noi è un investimento, noi facciamo delle scelte e puntiamo su dei giocatori che hanno delle qualità. Per gli stranieri poi si ha un problema di adattamento: le capacità del ds e dell’allenatore è anche quello di ammortizzare queste situazioni”.
QUINDICESIMO TROFEO – “Siamo sopra la Roma. Sono orgoglioso di questo traguardo, ma io non vivo in modo così drammatica la rivalità con la Roma. Noi sappiamo quello che possiamo fare: non siamo abituati a fare programmi, ma ad assumerci responsabilità di certe scelte rispetto anche ad un modo di pensare.”
CONTESTAZIONE – “Confermare è semplice, rivoluzionare è difficile: il cambiamento porta sempre a degli scompensi. La contestazione? Una volta qualcuno mi disse: “Il suo problema è che lei cammina con cinque anni di anticipo, e la gente non lo capisce. Poi dopo dicono: “Ah ma aveva ragione Lotito”. Non lo dico perché sono il migliore, ma perché sono abituato alle cose pratiche.”
UNDER 14 – “Oggi la grande soddisfazione è che abbiamo vinto uno Scudetto nell’Under 14 per 3-0 contro la Roma, una squadra allenata da Rocchi. E’ stato il mio primo acquisto, poi è diventato una colonna importante di questa squadra. Noi vogliamo rappresentare la storia ed il futuro, che devono avere un elemento di collegamento”.
COME SI GESTISCE UNA SOCIETÀ – “Dove non può il re, può il fante: non c’è la regola del potente, ma di chi può risolvere il problema. Se uno pensa che una società di calcio si gestisce come fosse una fabbrica, è sbagliato: io ho una responsabilità, che è quella di dare certezza del futuro. io sono il custode di un patrimonio storico e sportivo, ho l’obbligo di preservare e tramandare. Noi facciamo tante cose, negli ospedali, nelle scuole, perché crediamo che il calcio abbia un grande potere mediatico e può trasmettere bei messaggi. Se vuoi cambiare il calcio bisogna dare certezza delle regole e trasparenza.”
MEDIA – “Io quello che chiedo è dare uno spazio maggiore alla Lazio sulle pagine dei giornali. Guardate le impaginazioni, e vedete dove rilegate la squadra biancoceleste.”
DE ROSSI E ROMA – “Io De Rossi lo conosco, abbiamo sempre avuto un buon rapporto. Nel derby lui ha fatto un’intervista, ad un certo punto ho sentito dirgli che questa Lazio è forte individualmente e collettivamente. E’ passato in zona mista, l’ho chiamato e gli ho fatto i complimenti ringraziandolo per il coraggio. Il nostro mondo è uno di farisei, si scaricano sempre le responsabilità sugli altri. La sera, appena mi ha visto in ristorante, mi ha ripetuto la stessa cosa. Ogni tanto bisogna dire la verità: meglio una brutta verità che una bella bugia”.
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