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28 ottobre 1979: 39 anni fa l’assurda morte di Vincenzo Paparelli. Le parole del figlio e della Lazio (FOTO)

PAPARELLI 39 ANNI  – Era il 28 ottobre 1979, una data maledetta per tutti i laziali…

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PAPARELLI 39 ANNI  – Era il 28 ottobre 1979, una data maledetta per tutti i laziali. Una di quelle tanto indimenticabili quanto drammatiche: 39 anni fa, durante il  derby capitolino, un razzo partito dalla Curva Sud colpì Vincenzo Paparelli, seduto in Nord accanto alla moglie. Nulla ha potuto la folle e disperata corsa all’Ospedale Santo Spirito: a soli 33 anni il giovane tifoso laziale non ce l’ha fatta. Il suo ricordo resta però vivo nella mente di tifosi e non.

DA ANNA FRANK A VINCENZO – Dalla Memoria di Anna Frank a quella di Vincenzo Paparelli. L’uomo, colpito da un razzo mentre mangiava un panino con la frittata, spesso è stato vittima di striscioni vergognosi che hanno offuscato la sua memoria. Un uomo per bene morto per mano di un assassino travestito da tifoso, su cui troppo stesso l’ironia becera ha pesato come un macigno sul rispetto e la dignità umana. Da sempre gli Ultrà della Lazio portano avanti la battaglia della memoria di un uomo dimenticato da tutti: “Vincenzo vive”, la frase affissa come ogni anno ad un muro della Capitale, in controtendenza rispetto agli scempi che troppo spesso familiari e non sono stati costretti a leggere allo stadio ed in città.

IL POST DI GABRIELE – Come ogni anno, arrivano le parole del figlio del compianto Vincenzo. Gabriele, sul proprio profilo Facebook, ha ricordato il papà con queste parole: “In questo giorno strano, in cui la tua assenza e’ la presenza piu’ importante,in cui il dolore mi ha investito come una botta sorda, senza parole, io trovo quelle da dirti, manchi tanto e ti mando il mio amore e quello di un intero popolo laziale che non ha mai smesso di ricordarti!.

IL POST DELLA LAZIO – Immancabile il ricordo della Lazio che, su Twitter, pubblica una foto della Nord che espose lo striscione “Vincenzo vive”. Un ricordo che, come scrive la società, è sempre vivo nei cuori.

Michela Santoboni

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