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ACCADDE OGGI. La Lazio vince il terzo derby di fila e s’invola verso lo Scudetto
ACCADDE OGGI – Torna la rubrica di Lazionews.eu in cui vi raccontiamo giorno per giorno gli eventi della storia biancoceleste e non solo…
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LAZIO – 9 dicembre 1973. A tentare di guastare la marcia trionfale dell’indimenticabile Lazio di Maestrelli c’è la Roma di Liedholm. Senza successo, a dir la verità, tanto che il “Barone” incassa la terza sconfitta consecutiva nel derby della Capitale. Eppure le cose si erano messe bene per i giallorossi in questa nuvolosa giornata di dicembre: al 34′, davanti a 78 mila spettatori, Negrisolo aveva infatti battuto l’incolpevole Pulici dopo un’ammirevole serpentina. Nello spogliatoio biancoceleste, al termine del primo tempo, esplode la rabbia e la frustrazione di D’Amico, autore di una prova incolore, anche a causa di problemi gastrointestinali accusati alla vigilia del match. Maestrelli non ha alternative, se non sostituirlo: al suo posto, in campo Franzoni, al debutto assoluto in Serie A. La scelta del tecnico biancoceleste non poteva rivelarsi più azzeccata, tanto che il neoentrato ci mette 60 secondi scarsi d’orologio per riportare la situazione in parità, grazie ad un poderoso colpo di testa. E’ un tripudio. La Lazio, dopo aver rischiato di capitolare in più di un’occasione nella prima frazione di gara, si trasforma in una macchina da guerra. L’avida ricerca del gol della vittoria prende il sopravvento e la Roma non ha la forza e la capacità di reagire. Il meritato sorpasso arriva al 68′ con una girata a rete di Chinaglia, dopo un contrasto con l’estremo difensore giallorosso Conti. Gli uomini di Liedholm si scagliano contro Lo Bello gridando alla carica, ma il direttore di gara non si lascia influenzare e convalida. I venti minuti finali sono un autentico forcing della Roma, ma la Lazio tiene botta chiudendo tutti gli spazi e portando a casa un risultato importantissimo. I biancocelesti mandano un messaggio chiaro al campionato: sono una seria candidata al trionfo finale. Promessa che verrà mantenuta.
STORIA – 9 dicembre 1979. Per la prima volta nella storia dell’uomo, ed unica fino al 2011 (quando toccò alla peste bovina), una malattia infettiva viene totalmente eradicata dal pianeta. Si tratta del vaiolo e ad annunciarlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità con la seguente nota: “Il mondo e i suoi popoli hanno ottenuto la libertà dal vaiolo, una delle malattie più devastanti a manifestarsi con epidemie in molti Paesi sin dai tempi più remoti, lasciando morte, cecità e deturpazione nella sua scia e che solo un decennio fa era dilagante in Africa, Asia e Sud America“. Eppure, fino a pochissimi anni prima dell’annuncio dell’OMS, il vaiolo uccideva in media 2 milioni di persone l’anno, di cui, il 40%, tra il 10° ed il 16° giorno dalla contrazione. Tra i 300 ed i 500 milioni sono i decessi attribuiti alla malattia nel XX secolo: una piaga che, secondo gli studiosi, risale al 10000 a.C., nel passaggio dal nomadismo alla stanzialità del Neolitico. Il britannico Edward Jenner, nel 1796, fu il primo medico a trovare una cura efficace contro il vaiolo che, dal 1950, è stata potenziata fino a debellarlo completamente. Dal 1986 sono sospese in tutto il mondo le vaccinazioni, tranne nei centri di ricerca di Mosca ed Atlanta, gli unici a conservare gli ultimi 600 campioni del virus.
SPORT – 9 dicembre 1959. Dopo circa 2400 anni, nella sua città natale, viene ritrovata la tomba dell’Atleta di Taranto, durante la costruzione delle fondamenta di un edificio, all’altezza del civico numero 9 di via Genova. Lo sportivo del capoluogo di provincia pugliese, all’epoca (V secolo a.C.) florida città della Magna Grecia, viene rinvenuto in un sepolcro sfarzoso e pluridecorato: viene descritto come una vera e propria leggenda, quattro volte Campione dei Giochi Panatenaici nella nobile specialità del Pentathlon, la gara articolata in cinque prove quali il lancio del disco, il salto in lungo, il lancio del giavellotto, la corsa e la lotta. Dalla struttura ossea, perfettamente conservata al momento del ritrovamento, è stato possibile risalire al suo fisico (170cm x 77kg, statura eccezionale per quei tempi), all’età (tra i 27 ed i 35 anni al momento del decesso) ed alle abitudini alimentari (frutta e cereali per i carboidrati, acciughe, sarde, sgombri, crostacei ed ostriche -più raramente carne- per le proteine). Le ipotesi legate alla morte dell’Atleta di Taranto sono due: la prima, a circa 35 anni, per le fatiche di una vita dedicata allo sport; la seconda, a 27 , per un avvelenamento da arsenico, probabilmente per mano di qualche rivale. Nella sua tomba dovevano esserci le quattro anfore corrispondenti alle sue gloriose vittorie: ne furono rinvenute soltanto tre, conservate, insieme all’intero sepolcro, nel Museo nazionale archeologico di Taranto. Nel 2008, è stato esposto a Pechino come uno dei simboli delle Olimpiadi.
Giordano Grassi
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