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ACCADDE OGGI. Sacrificio e volontà, è poker a Torino. -2 i punti che separano la Lazio dalla quota 0

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ACCADDE OGGI LAZIO – 4 settembre 2006. Lo stadio Olimpico di Torino accoglie la Lazio in occasione della quinta giornata di campionato. Nonostante la serata piovosa, il terreno di gioco è buono e alle 20.45 in punto il sig. Pieri fischia il calcio d’inizio della gara.

IL MATCH – Conduce la partita solo la Lazio di Rossi, la squadra è un fiume in piena. I primi 45′ di gioco si chiudono 0-0, ma è subito all’inizio della ripresa che Rocchi porta in vantaggio i suoi (48′).  Il sorpasso dei laziali getta il Toro allo sbando. Il raddoppio dei biancocelesti giunge infatti solo pochi minuti dopo: al 55′ Pieri giudica irregolare un intervento di Di Loreto sull’autore del gol e assegna ai laziali il penalty che Oddo trasforma nel gol del 2-0. Le reti dei laziali diventano tre quando una conclusione da fuori area di Oddo, deviata da un granata, si insacca alle spalle di Abbiati al 68′. Sui torinesi piovono i fischi dell’Olimpico, ancor di più quando Mauri cala il poker al 71′. Finisce 0-4 per la squadra di casa, soppiantata dai capitolini.

DA -11 A -2 – Terza vittoria consecutiva, terza partita senza subire gol, penalizzazione ridotta da meno 11 a meno 2. Comincia così il campionato della Lazio. Frenata a livello psicologico dagli undici punti iniziali di handicap – dopo lo scandalo Calciopoli –  ora la squadra biancoceleste potrebbe ritrovarsi in classifica alla ripresa del campionato, in attesa che l’arbitrato del Coni si pronunci.

SACRIFICIO E VOLONTA‘ – Sacrificio e volontà  questo è quello che richiede Delio Rossi. “Adesso siamo più attenti e compatti. Esteticamente eravamo belli anche prima ma non curavamo i particolari. Siamo ancora sott’acqua malgrado le tre vittorie di fila – ammette a fine gara – Tre partite in cui abbiamo sempre meritato la vittoria perché abbiamo giocato meglio degli avversari“.

IMPRESA – Il tecnico sa che quella di questa stagione potrebbe essere un’impresa che rimarrà per sempre nella storia della Lazio: “Io sono quello che viene chiamato per le imprese disperate, la mia carriera è all’insegna della sofferenza. L’obiettivo è convincere tutti, anche i tifosi, che se ci salviamo all’ultima giornata abbiamo fatto un grande campionato. Poi con l’arbitrato se le cose cambieranno ne prenderemo atto. Non mi sento un simbolo di niente. Faccio solo l’allenatore e cerco di farlo al meglio“.

A.M.

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