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Alla fine al ‘Bentegodi’ è un’occasione persa, ma qualcosa è cambiato. CANDREVA e LULIC non al top, DE VRIJ lievita
Con l’espulsione di Cavanda sarebbe stato comprensibile un arretramento, ma così non è stato. Nel primo tempo tutto va come nei piani di Mandorlini…
HELLAS VERONA-LAZIO, IL RACCONTO – Obiettivo quinta vittoria consecutiva, per la Lazio di Pioli che non vuole fermarsi per salire terza in classifica in solitaria. La sfida non è delle più semplici, contro un Verona reduce da tre sconfitte nelle ultime quattro. In questo posticipo della nona giornata il primo tiro in porta, che in realtà è un cross, è firmato Nico Lopez al 10‘, che prova a servire il taglio di Toni ma il pallone finisce tra le braccia di Marchetti. L’occasione arriva anche per la Lazio al 12′ con uno scambio tra Candreva e Cavanda, palla in mezzo allontanata dalla difesa e Biglia prova il tiro di controbalzo, alto di molto. La partita stenta a decollare, le squadre sono bloccate e il Verona chiude bene tutti gli spazi con la marcatura a uomo. Il gol lo trovano proprio i gialloblu al 21‘ con Toni, ma è irregolare per il fuorigioco dell’ex attaccante del Bayern Monaco. La Lazio non riesce a costruire, sbaglia molto nelle verticalizzazioni, ma Biglia comincia a salire in cattedra e si vede. Negli ultimi 10 minuti di tempo prova a salire il Verona, Toni viene contrastato in area e non riesce ad arrivare al tiro, mentre la punizione di Tachtsidis si infrange contro la barriera. Al 41‘ occasione clamorosa per Djordjevic che si ritrova in area da solo ma non tira e sceglie di servire Candreva che però è messo male e calcia addosso a Rafael. La rete biancoceleste arriva pochi secondi più tardi, sugli sviluppi dell’azione successiva: Candreva mette in mezzo, Moras svirgola e alle sue spalle arriva Lulic che anticipa tutti e deposita in rete al 43′. Dopo due minuti di recupero (per uno scontro tra Jankovic e Radu) finisce il primo tempo: Lazio in vantaggio. La ripresa si apre con due cambi, entrambi per l’Hellas ed entrambi per problemi muscolari. Mandorlini è costretto a togliere Jankovic e Martic e sostituirli con Gomez e Sorensen. Tra il 5′ e il 7′ doppio brivido portato da Toni alla porta capitolina, prima con una deviazione da punizione che Marchetti blocca a terra; poi con un bel tiro al volo dopo una svirgolata di De Vrij. Dopo un’ulteriore chance ancora per Toni (sugli sviluppi di un erroraccio di Ciani), la partita sale nettamente di tono anche grazie alla Lazio e alla libertà di cui gode Biglia, che mette paura al Verona con un paio di cross di Candreva e poi con un tiro di Parolo. Pioli opera una doppia sostituzione e manda in campo Felipe Anderson e Gonzalez al posto di Lulic e Onazi. Al 22′ può cambiare la partita: Cavanda si fa scavalcare dal pallone e poi trattiene Gomez in area provocando il rigore per il Verona e il secondo giallo per lui che significa espulsione. Dal dischetto va Toni che fa 1-1. Felipe Anderson prova a seminare scompiglio ma manca di precisione e lucidità nell’ultimo passaggio. A ‘rischiare’ di segnare è il Verona con una buona azione di Nico Lopez a rientrare conclusa con il destro, Marchetti è attento. Al 41′ entra anche Miro Klose per Djordjevic, la Lazio prova comunque a vincere ma sopraggiunge anche un po’ di stanchezza. Verona e Lazio si spartiscono la posta in gioco; i capitolini agganciano Milan, Sampdoria e Udinese al terzo posto.
SPAZI CHIUSI, MANDORLINI ESULTA – Andiamo per tempi. Nel primo il match è stato decisamente sottotono e sottoritmo, caratterizzato da numerosi errori, sia in fase di ripartenza e uscita dalla difesa, che in fase di ultimo passaggio e verticalizzazione. Un discorso che vale per entrambe le squadre, ma al Verona stava tutto sommato bene: i biancocelesti hanno sofferto la marcatura a uomo dei gialloblu, che chiudevano bene tutti gli spazi, come l’aveva preparata Mandorlini. In un momento particolare di gara la Lazio è salita, di pari passo con l’ascesa di Biglia, non un caso. Se poi aggiungiamo un po’ di imprecisione e di mancanza di lucidità nelle scelte (come aveva ammonito Pioli), il primo tempo va via così, ma alla fine arriva Lulic a piazzare la zampata, in un gol che per dinamica ne ricorda uno ‘discretamente’ importante nella storia recente della Lazio, ovvero quello del 26 maggio. Solo che al posto di Lobont, c’era Moras. Nel secondo di tempo, match molto più aperto, il Verona crea di più e mette i brividi alla Lazio, praticamente sempre con Toni. Gli uomini di Pioli però non stanno a guardare, riesce a creare di più anche grazie alla libertà (in teoria inspiegabile) di cui gode Lucas Biglia. Felipe Anderson non entra subito in partita, poi prova a venire fuori ma senza pungere più di tanto.
UN’ALTRA PARTITA, MA NON TROPPO – Dal 68‘ cambia il match, o almeno dovrebbe. Cavanda, fino a quel momento protagonista di un’altra ottima prestazione, torna per un attimo il difensore insicuro e maldestro in chiusura, si fa scavalcare dal pallone calcolando male il tempo e poi trattiene Gomez per un braccio, invece di provare ad aspettarlo e contrastarlo con l’aiuto di De Vrij che stava accorrendo. Il rigore è inevitabile, il secondo giallo pure. Toni punisce la Lazio per la nona volta in 17 partite e riequilibra il risultato sull’1-1. Quello che però è subito palese è il fatto che la Lazio non va in difficoltà dopo l’inferiorità, anzi. I biancazzurri non arretrano, giocano meglio il pallone e dimostrano di avere voglia di trovare il secondo gol, come accaduto domenica scorsa al momento del pareggio contro il Torino. In campo sono 10 contro 11, ma non si vede. E’ questa la differenza, di questa Lazio e di quelle passate, che partite come queste le avrebbero perse senza troppo colpo ferire. Certo, rimane un’occasione persa, perché era una partita che si doveva e poteva vincere, magari con un Klose sfoderato qualche minuto prima. Il centrocampo però non può prescindere da Biglia: Onazi commette troppi errori, poco in partita nel primo tempo e spesso breakkato da Hallfredsson. Lulic e Candreva non erano al meglio, si è visto, forse più per l’esterno di Tor de’ Cenci, che quasi mai si è lanciato sulla fascia (di certo sono mancati anche gli spazi). Non a caso è mancato un po’ il gioco sugli esterni, i cross per la testa di Djrordjevic che potevano costituire una soluzione in più per la Lazio.
DIFESA, SI COMINCIA A INGRANARE – Dall’altra parte, in coppia con un Ciani ancora troppo impreciso, c’è un Radu recuperato al massimo che in difesa fa fare il salto di qualità ma soprattutto un De Vrij in crescendo. L’olandese è sembrato sempre più a suo agio, nei tempi di giocata e in quelli di uscita e nella personalità. In ogni caso, il terzo posto è lì, anche se in coabitazione, poteva essere ancora più pulito e in solitaria. Si poteva vincere senza dubbio anche in dieci uomini, è mancato mordente in avanti e la condizione degli uomini chiave che spezzano in due una partita, come Lulic e Candreva. Pioli ha ostentato soddisfazione, ma il bicchiere probabilmente è più mezzo vuoto, ma le prossime due partite contro Cagliari ed Empoli sulla carta sono due match abbordabili per l’11 di Pioli, che ritroverà anche Mauri. Ovviamente, guai a scendere in campo con la convinzione di averla già in tasca, ma questa squadra (facendo sempre gli scongiuri del caso) non dà l’impressione di poter cadere in questo tranello.
Francesco Iucca
TWITTER: @francescoiucca
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