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Almeyda: “Lazio, sei il ricordo più bello. Me ne andai in lacrime”
NOTIZIE LAZIO – L’ex: “Lo scudetto del 2000 fu impressionante, eravamo i migliori…”
NOTIZIE LAZIO – “11 Almeyda”. Cantava così la Curva Nord, negli anni d’oro della Lazio di Cragnotti. Matias è stato l’anima di una squadra bella e vincente, un centrocampista completo tutto cuore, tecnica e polmoni. L’attuale tecnico del Chivas ha ricordato quel periodo della sua vita calcistica, intervistato da Sofoot: “In realtà, tecnicamente, sono stato un giocatore di medio livello, ma ho avuto sempre avuto consapevolezza dei miei mezzi. Una volta, ho fissato l’obiettivo di diventare il miglior centrocampista della Serie A e l’ho fatto. Una delle mie grandi qualità è stata quella di conoscere i miei limiti. Sapevo che giocare la palla lunga non era sufficiente, quindi ero contento di applicarmi realizzando passaggi corti. Nella Lazio, per esempio, i lanci erano compito di Verón”.
LE VITTORIE ALLA LAZIO – “In tre anni, abbiamo vinto sette titoli. Prima avevamo vinto la Coppa delle Coppe, la Supercoppa Europea e la Coppa italiana, ma ci mancava lo scudetto. Il secondo anno, perdemmo il titolo di un nulla, in un modo terribile, avevamo sette o otto punti di vantaggio del Milan con sette partite rimanenti. Il terzo anno è stato quello buono. La campagna acquisti imponente realizzata dal club ha ovviamente aiutato: Sensini, Veron, Simeone… La squadra è migliorata in termini di qualità. Di fronte c’era la Juventus con Zidane, Montero, Inzaghi. Vincemmo il titolo all’ultimo minuto, tutto dipendeva dal risultato della Juve. Mi ricordo di tutti i tifosi. Abbiamo giocato tutte le nostre partite con 70.000/80.000 spettatori al seguito. È stato impressionante. In quest’ultimo derby ho visto che c’erano 7000 spettatori allo stadio Olimpico, l’ho trovato davvero triste”.
ERIKSSON – “La sua bravura risiedeva nella gestione del gruppo. Eravamo 24 giocatori e tutti erano felici. Ho apprezzato la sua serenità, la pazienza, la capacità di dialogo. La sua metodologia è stata anche innovativa”.
L’EUROGOL AL PARMA – “Quel gol ci ha permesso di prendere il via in Serie A, è stato un ‘golazo’. Non so se i tifosi mi hanno davvero celebrato o se si sono fatti gioco di me perché sono stati abituati a vedermi spezzare le manovre offensive. Ma, quel giorno, il mio tiro è finito in rete. Ha un sapore speciale quel gol”.
L’ADDIO – “È stato strano: avevo prolungato il mio contratto, e dopo tre mesi, mi è stato detto che tutto era pronto per la mia cessione al Parma insieme a Sérgio Conceição. Ho lasciato il club in lacrime. Infine, a Parma, mi è stato detto che l’operazione avrebbe generato un sacco di soldi e quindi mi hanno potuto pagare generosamente. Poi ho chiesto uno stipendio sproporzionato pensando che avrebbero rifiutato, e invece hanno acconsentito (ride, ndr)“.
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