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BERGODI: “Il calo della Lazio? Se a gennaio non si fanno degli innesti è difficile”
L’ex allenatore del Pescara nonchè ex giocatore biancoceleste parla anche della prossima stracittadina: “Il derby è la partita con la P maiuscola. Con un trofeo in palio poi è uno spettacolo…”
NOTIZIE SS LAZIO – Intervistato da ‘lalaziosiamonoi.it‘, l’ex allenatore del Pescara nonchè ex giocatore biancoceleste Cristiano Bergodi ha parlato del momento attuale della Lazio e della finale di coppa Italia contro la Roma. Ecco le sue parole:
Nel 1989-90 la Lazio raccolse 13 punti in 18 giornate (la vittoria valeva 2 punti, ndr) in un disastroso girone di ritorno, quella di Petkovic ne ha racimolati 12 in 14 partite… Analogie?
“Sono due epoche diverse, è difficile paragonare le due situazioni. Un analogia c’è, lì facemmo pochissimi punti nel girone di ritorno ma era una squadra che era al secondo anno in Serie A e alla fine ci salvammo senza problemi (9°posto, ndr). Credo che questa sia una Lazio un po’ diversa, in questi anni ha costruito qualcosa di più importante ed oramai è una costante. Noi in quella stagione disputammo un ottimo girone di andata, ma crollammo nel ritorno. Era una rosa molto ristretta, un analogia può essere questa. E’ vero che non partecipavamo alla Coppa Uefa e fummo subito eliminati dal Bologna in Coppa Italia, però era una rosa molto ridotta, e questo paradossalmente può essere un discorso simile”.
L’intervento ridotto nel mercato di gennaio può essere la chiave di questa crisi?
“La Lazio ha sicuramente sofferto la lunga catena di infortuni, poi quando non hai una rosa completamente adeguata a livello di ricambi non è così semplice mantenere un ritmo giocando oltre 50 partite. Penso i motivi siano questi, altrimenti non si spiegherebbe un calo così evidente. Nel girone di andata la Lazio era stata la sorpresa più grande di questo campionato, giocava bene, Petkovic aveva capito come adattarsi nel campionato italiano. Se a gennaio poi non si fanno degli innesti è difficile, non possono giocare sempre gli stessi senza ricambi, poi c’è la questione degli infortuni”.
E’ il terzo anno che la squadra gravita in zona Champions League salvo crollare in primavera. Forse non è ancora pronta per il salto di qualità?
“La Lazio con qualche punto in più avrebbe una posizione ottima per sperare in un piazzamento europeo, adesso rischia anche per l’Europa League. Non credo che sia una questione di mentalità o di mancanza dei leader nei momenti decisivi, nel girone di andata la Lazio ha tenuto un ritmo fenomenale. Giocare in continuazione con gli stessi elementi non è semplice, ha avuto un percorso lungo anche in Europa League che ha comportato un dispendio di energie nervose e fisiche che poi ha pagato in campionato. Non è semplice gestire tre competizioni mantenendo poi lo stesso ritmo”.
26 maggio: primo derby romano con in palio un trofeo. C’è il rischio di perdere di vista la Serie A e ridurre tutte le proprio ambizioni alla partita singola?
“Il campionato serve per mantenere alta la concentrazione e l’intensità, non puoi sperare di giocare con le seconde linee o a ritmi blandi per puntare solo a vincere in una partita secca, nella quale può succedere di tutto. E’ un derby, nel quale subentrano emozioni ed altre situazioni, una partita a sé e per di più una finale. Bisogna cercare di far bene in campionato per poi presentarsi al derby nel miglior modo possibile, cercando di gestire le poche risorse fisiche e riportare brillantezza negli elementi un po’ stanchi in questo mese per presentarsi a puntino alla finale”.
Le sarebbe piaciuto scendere in campo in un derby di tale portata?
“Mamma mia…. Mi dava talmente tanta adrenalina che avrei sperato che in ogni campionato ci fossero 34 derby. Per me rimane una partita a parte, “la partita con la P maiuscola”, per come è vissuto dal tifoso nella Capitale. Con un trofeo in palio poi è uno spettacolo…”
A febbraio è tornato all’Olimpico sulla panchina del Pescara, i tifosi le hanno tributato un’accoglienza da eroe. Ci ha mai pensato all’ipotesi di un eventuale ritorno?
“E’ stata una bellissima soddisfazione. Mi hanno posto tante volte questa domanda, non ha senso rispondere in questo momento. Io sono un allenatore professionista, chi vorrà concedermi una chance mi chiamerà. Sarebbe una bella cosa allenare la Lazio ma credo non sia una prospettiva del prossimo futuro. È la vita dell’allenatore come da calciatore, l’opportunità con la Lazio arrivò all’improvviso e fu favolosa per quei 7 anni…
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