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I medici laziali tuonano: “La nostra professionalità non deve essere messa in dubbio”.
NOTIZIE LAZIO – I due componenti dello staff medico sono stati accusati da un noto giornale romano…
NOTIZIE LAZIO – “Vogliamo fare chiarezza”. Con queste parole, espresse attraverso le frequenze di Lazio Style Radio 89.3, Roberto Bianchini, il medico sociale biancoceleste, risponde alle critiche subite da un importante quotidiano romano, che lo scorso sabato aveva trattato il tema dei tanti infortuni stagionali: “Abbiamo letto su un quotidiano nazionale delle affermazioni già espresse in alcune radio in questi mesi e in particolare facciamo riferimento all’ultimo articolo di sabato 30 aprile. Credo che sia davvero insopportabile sentire e leggere che la nostra professionalità sia messa in relazione all’entità del nostro compenso. Il nostro compenso è personale e per motivi di privacy non sta agli altri sapere, ed è frutto di rapporto che ogni singolo medico ha con la società. Non è possibile sentire dire che siamo pagati a gettone. È veramente un pensiero assurdo in una struttura come questa. Inoltre, far passare il messaggio che un medico non pagato debba essere considerato un professionista di seconda categoria è davvero un’accusa che noi non possiamo assolutamente accettare e che si ritorce contro a chi la fa. Abbiamo accettato quello che la società ci proponeva. Una volta accettata la nostra professionalità è qualcosa che non può essere scalfita e messa in dubbio. È stata una vicenda che ci ha ferito”.
Sul numero eccessivo di infortuni
“Premesso che i dubbi sono leciti, ma prima di scrivere certe cose bisogna fare mente locale. È vero che abbiamo avuto 57 infortuni quest’anno, ma quando parliamo di problemi medici dobbiamo capire di quale natura siano. Tra gli infortuni registrati, 26 sono muscolari e 31 di origine traumatica. Rispetto all’anno scorso quelli muscolari sono state leggermente superiori, ma quest’anno abbiamo avuto ben 57 partite. Vorrei che queste persone ci spiegassero come un medico possa prevenire una problematica di natura traumatica. A quel punto si può fare solo una giusta terapia di recupero per rimettere a disposizione del mister l’atleta. Ci vuole competenza anche per commentare un problema muscolare. Un evento di questo tipo va correlato alle caratteristiche fisiche, all’età e alla soglia del dolore dell’atleta, oltre che da altri fattori. Esistono parametri diversi da atleta ad atleta. Un conto è guarire una lesione sul gemello, un conto sull’adduttore. È vero che ci sono lesioni catalogabili di I grado, ma poi l’evoluzione della guarigione è in funzione di quelle variabili che ho sopra elencato”.
Prende poi parola il responsabile ortopedico Stefano Lovati: “Condivido il pensiero di Bianchini in merito alla professionalità. La mia dedizione e pratica professionale è identica sia in clinica privata che in ospedale. Anch’io ho letto l’articolo de Il Messaggero di sabato e ne sono rimasto piuttosto sconcertato. Si parlava di Gentiletti, de Vrij e Kishna.
Su Gentiletti
“Per quanto riguarda Santiago, lui in questa stagione non ha mai avuto un problema al ginocchio. Ha avuto problematiche legate alla postura, ai muscoli flessori della conscia che andavano spesso in contrattura. Abbiamo dovuto fare un grosso lavoro di ginnastica postulare e rimettere a nuovo il giocatore per limitare queste contratture. È stato scritto che fosse ancora un problema relativo al ginocchio, ma questo è assurdo.”
Su De Vrij
“Per Stefan invece dobbiamo specificare un aspetto: nessun paziente può essere costretto a sottoporsi ad un’operazione chirurgica contro la sua volontà. Prima della gara contro l’Empoli dello scorso anno non aveva mai accusato un problema al ginocchio, poi è emerso il problema al menisco. Successivamente, un po’ perché voleva continuare a giocare con la nazionale olandese e un po’ per questioni personali non ha voluto operarsi, tentando una terapia conservativa. Noi, però, lo avevamo avvertito che prima o poi avrebbe dovuto sottoporsi ad un intervento. Il medico olandese gli aveva consigliato, prima di intervenire sul ginocchio, di trattare il problema pubico che aveva, dicendogli che poi sarebbe bastato. Ma noi non eravamo di questo avviso”.
Su Kishna
“Infine, Ricardo l’ho personalmente visto io con una risonanza magnetica. Eravamo pronti per operarlo, ma lui ha preferito andare in Olanda dal chirurgo che lo aveva già operato. Ora, se sia stata sottovalutata la patologia, tanto da doversi sottoporre ad un secondo intervento di nuovo in Olanda, questo non lo so. Ma noi non potevamo prevederlo. L’avessimo operato noi avremmo avuto tutte le responsabilità del caso e anche giustamente, ma visto che non è stato così…”.
Sulle visite di controllo prima di tesserare un calciatore
“I maghi non esistono in medicina, ma la società è sempre stata messa al corrente sulle condizioni di un giocatore quando arriva a Roma. Se dovessimo accettare solo giocatori completamente sani probabilmente daremo l’ok soltanto a due o tre. Ma è normale che un atleta che viene da tanti anni di carriera ed esperienze di infortunio possa avere qualche problematica e non essere completamente al top. A quel punto noi dobbiamo avvisare la società circa le sue condizioni ed evidenziarne i pro e i contro”.
Sui tempi di recupero
“Non abbiamo assolutamente nessun tipo di vincolo su quelli che sono i rapporti tra atleta e chirurgo di riferimento. Anche perché in quel caso il giocatore deve sentirsi a suo agio. A quel punto, quando un giocatore viene operato da un altro specialista, noi deontologicamente dobbiamo rispettare la tabella di recupero stabilita dal chirurgo in questione. Va anche detto che gli investimenti economici in macchinari e in tutto quel che concerne l’area medica, sono importanti per stare al passo con i tempi”.
R.C
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