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I sogni di BIGLIA: “Voglio lo Scudetto e uno stadio pieno di tifosi”
Il centrocampista argentino in un’intervista a ‘La tribù del calcio’: ” E’ stato Castroman a consigliarmi di venire alla Lazio”…
NOTIZIE SS LAZIO – Biglia alla Tribù del calcio si racconta. Intervista a cura di Marco Piccari. Il soprannome El Principito gli è stato dato in Belgio perché ai tifosi dell’Anderlecht ricordava Vercauteren il principe belga: ““Non conosco bene il perché, l’unica cosa che so è che in Belgio sottolineavano la somiglianza con questo numero dieci mancino che giocava nell’Anderlecht“. Di seguito il resto dell’intervista:
Sull’arrivo alla Lazio
“E’ stato Castroman a consigliarmi di venire qui, raccontandomi la rete nel derby del 2001 a pochi istanti dalla fine. Mi disse: ‘Quello è il calcio che ti piacerà!’. E’ vero, la Lazio incarna tutti i valori che cerco in questo sport. Io voglio giocare sempre con lo stadio pieno, i tifosi sono il dodicesimo ‘hombre’ in campo. Poi ci sono dei problemi su cui non possiamo opinare, ma a questa domanda non posso che rispondere così“.
Sugli obiettivi futuri
“Vengo da una squadra dove ho sempre lottato per il titolo, per questo il mio sogno è vincere lo scudetto con la Lazio. Speriamo di stare più vicino a squadre come la Juventus nella prossima stagione“.
Su Messi
“Lo conosco da vent’anni, oggi fa le stesse cose che faceva allora. Ho visto all’opera molto più lui di Maradona e posso dire che è fortissimo, come dimostra in tutte le partite che gioca. Essere in squadra con Messi per noi centrocampisti è troppo facile, basta recuperare il pallone e passarlo a lui“,
Su Pirlo
“ Il mio idolo è Pirlo fin dai tempi dell’Inter. Di lui mi piace tutto, la tranquillità nel giocare il pallone, la qualità e sua freddezza nel tentare ogni giocata”.
Su Kakà
“Non vedere una stella come lui al mondiale è strano ma queste sono scelte che competono al tecnico. Per quanto ci riguarda, il mio sogno è sicuramente vincere il Mondiale: dobbiamo lavorare molto per arrivare in finale, tutto dipenderà anche da un insieme di fattori“.
Su Zanetti
“Sono stato con lui molto tempo insieme in Nazionale, anche se già prima lo conoscevo. E’ un grandissimo calciatore ma soprattutto una grandissima persona: senza di lui il calcio perderà molto“.
Sulla religione
“Ogni volta che torno in Argentina, appena arrivo in una città vicino alla mia che si chiama Lujan, vado in Chiesa a ringraziare tutti per quello che ho. L’ultimo tatuaggio (il Cristo sul braccio destro, ndr) l’ho fatto a gennaio”.
Su un momento molto delicato della sua vita
“Nel giugno del 2009 ho vissuto il momento più difficile della mia carriera e della mia vita. A causa della morte di mio padre, volevo lasciare il calcio. Parlare con lui mi faceva sentire due o tre volte più forte. Quando ero in Belgio, fece un’intervista in cui si augurava di morire sereno, dopo avermi potuto ammirare in una partita importante: fortunatamente fece in tempo a vedermi in diverse partite di Champions. Ancora oggi soffro per il fatto che lui non abbia potuto vivere con me i momenti speciali della vita, dalle gioie della Nazionale e della nascita dei miei figli“.
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