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BROCCHI: “Vincerà chi avrà più personalità”
CORRIERE DELLO SPORT – L’ex biancoceleste ma anche ex rossonero, vive questa sfida quasi come un derby e dichiara…
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – L’ex biancoceleste ma anche ex rossonero, vive questa sfida quasi come un derby e intervistato da “Il Corriere dello Sport” dichiara in merito alla sfida di stasera:
Milan e Lazio, gli amori della sua carriera. Iniziamo dai saluti, da quale spogliatoio partirà?
“Faccio prima, non entrerò in nessuno dei due (risata, ndr). Il conflitto d’interessi sarà molto alto”.
Facciamo due calcoli. Ha più amici nella Lazio o nel Milan?
“Nello spogliatoio della Lazio ci sono amici che ho frequentato sino a pochi mesi fa, ho un rapporto diverso rispetto a quelli del Milan. In tanti sono andati via dalla società rossonera, tra quelli rimasti ci sono Abbiati, Abate, Kakà e Matri, il mio fratellino. Siamo molto legati”.
Champions col Milan e Coppa Italia finale con la Lazio. Sembrano trionfi differenti eppure…
“Per me non lo sono. Mi spiego: col Milan ho vinto tutto, conquistare una Coppa Italia o una Supercoppa Italiana poteva sembrare normale. Vincere questi trofei con la Lazio ha avuto un sapore diverso per il modo in cui sono stati conquistati, per tutto ciò che è successo. Sono i ricordi più belli della mia carriera”.
Brocchi allenatore, ha iniziato una nuova vita calcistica. Milan-Lazio come la vede da mister?
“Mi aspetto un bel match, una di quelle partite che non si vivranno sulla difensiva. Non vedo squadre impaurite, immagino una gara a viso aperto, giocata da formazioni di livello”.
Ma s’affronteranno due squadre deluse…
“Gli organici di Milan e Lazio meriterebbero un’altra posizione di classifica, dovrebbero avere molti punti in più. Tante cose sono andate male, ma c’è tempo per recuperare”.
Il tabù Milan è diventato un incubo per la Lazio. Secondo lei si può centrare l’impresa?
“La Lazio ha tutte le carte in regola per riuscirci. Ma conosco l’ambiente del Milan, nei momenti difficili, soprattutto in casa, tira fuori qualcosa in più”.
Se la sente di fare un pronostico?
“Vincerà chi avrà più personalità”.
Chi saranno gli uomini-chiave?
“E’ facile dire Kakà e Klose. Mi piacerebbe che fossero Matri e Cana, sono molto legato a loro. Dico Matri per ovvi motivi di “fratellanza”, dico Cana perché lo ammiro, merita grandi gioie”.
Brocchi versione Lazio: è Kakà l’uomo da temere?
“Lo è sicuramente, sta crescendo di condizione, è sempre fortissimo. Ho un bellissimo rapporto con Ricky, c’è sempre stata stima reciproca. Abbiamo vinto tanto insieme, affrontammo gli anni di Ancelotti, abbiamo condiviso grandi vittorie”.
Brocchi versione Milan. E’ Klose l’uomo da arginare?
“Miro fa la differenza, il suo ingresso col Cagliari ha cambiato la partita. E’ un attaccante superiore alla media. E Perea insieme a lui può fare bene, a Klose piace avere un partner d’attacco con cui dialogare. L’assenza di Mauri probabilmente per lui ha pesato in modo particolare”.
Cos’è mancato alla Lazio? Cosa non ha funzionato rispetto all’anno scorso?
“E’ un giudizio personale: in ogni squadra 7-8 giocatori devono essere titolari fissi per acquisire certezze, accade in tutte le formazioni europee. A volte il fatto di non rendere alcune scelte definitive può creare incertezze all’interno del gruppo, questo è uno degli aspetti negativi che ha inciso. Ma sull’operato di Petkovic c’è poco da obiettare, è un gran lavoratore, nello spogliatoio ha portato una mentalità importante”.
Turnover sì, ma con equilibrio. E’ questa la ricetta?
“Apprezzo gli allenatori che fanno turnover, ma all’interno della squadra bisogna puntare su uno zoccolo duro. In difesa non si sa bene chi siano i centrali di riferimento. A centrocampo ci sono Biglia e Ledesma, Onazi oppure Gonzalez. In attacco non sai chi può affiancare Klose. Biglia, ad esempio, è un nazionale argentino, devi dargli l’importanza che merita altrimenti non riesce a rendere al 100 per cento”.
Quale fu il segreto della prima Lazio di Petkovic?
Portò una mentalità diversa, trasmise grandissima fiducia nello spogliatoio, l’autostima era molto alta. Questo forse è un po’ mancato quest’anno. Petkovic quando arrivò convinse il gruppo d’essere forte, la squadra andava in campo ed era consapevole di questo, anche di essere più forte rispetto a quanto fosse realmente”.
Parliamo dei big laziali, di Hernanes, Gonzalez e Klose. Perché sono partiti male?
“Sono giocatori affidabili e fuori discussione. Io non so dare una chiave di lettura dall’esterno, ma sono certo che continueranno a fare la differenza. Nella Lazio ci sono anche giocatori presi in ottica futura, messi accanto ai campioni potranno crescere. I leader possono dare la scossa”.
E’ più difficile giocare a Milano o a Roma?
“Posso dire che anche io ho sofferto durante i primi mesi romani. Bisogna rimanere concentrati, tapparsi le orecchie e pensare solo al campo”.
Brocchi allenatore degli Allievi Regionali rossoneri. Cosa sta insegnando ai suoi ragazzi?
“L’avventura sta andando molto bene, ho una squadra di bravi giocatori, parecchi di loro sono forti. Sin dai primi giorni ho detto a tutti che non basta avere qualità per sfondare, non basta indossare la maglia del Milan a 15 anni per sentirsi arrivati. Mi ascoltano e mi fa piacere, per me sono diventati intoccabili. Per loro farei qualsiasi cosa”.
Modulo magico: il 4-3-3.
“Nel Milan bisogna adottare il modulo coi 4 difensori e i 3 centrocampisti, davanti si può scegliere il modo in cui sistemare gli attaccanti. Il 4-3-3 è il modulo ideale, ti permette di giocare bene e in sintonia, con manovre codificate soprattutto se hai difensori bravi ad impostare l’azione”.
Brocchi, torniamo a giugno, a Piazza di Spagna, a quella Coppa alzata al cielo.
“E’ un ricordo indelebile così come lo è il giorno in cui salutai l’Olimpico, ho ancora i brividi addosso. E’ stata l’emozione più grande della mia carriera“.
Niente pronostico allora?
“Tiferò per lo spettacolo. Entrambe possono perdere, l’importante è che escano dal campo a testa alta per riprendere il cammino più giusto. Milan e Lazio sono squadre d’alta classifica, uniche per me”.
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