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CANDREVA: ” Che onore la Lazio: questa maglia è il simbolo della città”
Torna l’iniziativa “Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport”: oggi i biancocelesti fanno visita all’Istituto Comprensivo “Largo San Pio V”…
NOTIZIE LAZIO – Nuovo appuntamento con l’iniziativa “Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport”, teso alla promozione della formazione della cultura sportiva: oggi la Lazio fa visita all’Istituto Comprensivo “Largo San Pio V”, zona Aurelio. A fare le veci della squadra sono Antonio Candreva, Lucas Biglia, Eddy Onazi e Michael Ciani, assieme all’aquila Olimpia sempre presente in queste manifestazioni. Ecco le loro parole:
CANDREVA: “Diventare calciatore è difficilissimo. Serve sacrificio, umiltà e tanta fortuna. Sacrificarsi significa lavorare tanto, i miei amici da ragazzi si divertivano e io avevo la partita. Sono andato via di casa molto giovane e non ho avuto modo di divertirmi con loro. I segreti per diventare un grande calciatore? Serve allenamento e forte determinazione. Ma sono tutte componenti per rendere al meglio in partita. Qualche giocatore fuma, ma con l’attività sportiva riesce a evitare problemi. Certo bisogna evitare anche l’alcol. Quando sono arrivato alla Lazio ho trovato delle difficoltà, ora mi sento a casa. Vestire questa maglia è un onore e un sogno che si è avverato. Sono orgoglioso di indossare questa maglia perché è il simbolo di questa città. Cosa serve per arrivare a questi livelli? Il procuratore serve a poco. Se non sei portato non arrivi a questi livelli. Esordire in nazionale? È stata una grande emozione!”.
BIGLIA: “I miei genitori volevano che studiassi, soprattutto mia madre. Quindi prima ho finito scuola e poi ho iniziato a fare il calciatore. La Nazionale? È il sogno di tutti vestire la maglia del proprio paese, non tutti possono raggiungerlo. Si arriva alla violenza per tifare di più. Il calcio deve essere promosso come uno sport per togliere i ragazzi dalla strada, io ho iniziato così grazie a mio padre””.
ONAZI: “La Nazionale? “È una cosa molto importante, solo i migliori ci riescono e per ogni calciatore è prestigioso”.
CIAN I: “Essere un idolo è una responsabilità? Abbiamo lavorato per arrivare fin qui, per raggiungere il nostro sogno. Razzismo? Mi è capitato essere insultato per il colore della pelle, succede sempre. Peccato perché ci sono giocatori di colore ovunque, fa parte del nostro lavoro, noi siamo in campo per fare piacere a tutti e lo facciamo fino alla fine. Cosa serve per arrivare a questi livelli? Non è mai facile se non lavori tanto. Anche oggi che ho 31 anni non è facile, c’è molta concorrenza e devi sempre dimostrare di essere forte per andare avanti”.
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