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Caso-Cardelli, Patarca: “E’ una vergogna. Keita va seguito come io feci con Di Canio”
NOTIZIE LAZIO – Parla lo storico talent scout laziale…
NOTIZIE LAZIO – Sul caso Cardelli è intervenuto anche Volfango Patarca, storico talent scout del calcio romano e laziale (e non solo). Approdò alla Lazio nel 1981 per restarci fino al 2005. Questa la lunga intervista rilasciata agli 88.100 di Elleradio, durante la trasmissione Laziali On Air:
“Per me è diventata una mezza vergogna che una città come Roma che ha sempre prodotto grandissimi campioni, debba avere il pallino di far giocare lo straniero a tutti i costi. Non c’è più posto per i giocatori nostrani”.
Sulla motivazione di questa scelta:
“La Lazio si è sempre distinta nel far crescere i suoi giovani campioni all’interno del club, anche grazie a una scuola calcio da 800 iscritti. Se crescendo i giovani trovano i tasselli che gli spettano già occupati dai calciatori stranieri, si crea un corto circuito. Alla Lazio lo stesso responsabile del settore giovanile è uno straniero, un olandese. Possibile che a Roma non ci fosse un solo responsabile in grado di mandare avanti la situazione?”.
Sui molti talenti italiani lanciati dalla Lazio:
“Si dovrebbe però parlare anche di quelli persi. D’Alessandro dell’Atalanta viene sempre citato come talento della Roma, ma è cresciuto nella Lazio. So che il club ha fatto un provino a Gianmarco Nesta, nipote di Alessandro, lasciato libero dalla Roma a fine stagione. Se non lo prendessero per me sarebbe scandaloso, perché a mio avviso è fortissimo”.
Su Lombardi:
“L’importante è giocare. Ai ragazzi si deve dare fiducia, poi spetta al ragazzo guadagnarsela. Ma senza fiducia il ragazzo si perde, inevitabilmente. Un conto è giocare, un conto è guardare”.
Sulla vicenda Keita:
“Io conosco bene queste situazioni, ho avuto Di Canio che mi ha fatto ammattire. Non l’ho mai abbandonato, altrimenti probabilmente si sarebbe perso. Di Canio è maturato un attimo dopo, anche Keita è bizzoso. Si tratta di un giocatore straniero che fa bene al calcio italiano. Se si prende un giocatore del genere io alzo le mani. Un ragazzo così va seguito in tutto per permettergli di esplodere. Ci sono però altri calciatori venuti da fuori, non di altrettanto valore, che rallentano la crescita dei ragazzi italiani”.
Sull’avvio di stagione:
“Conosco bene Simone e posso dire che sa di calcio come pochi. E’ bravissimo e va lasciato lavorare. Ha perso con la Juventus, ma i bianconeri a questo punto se lanciano le magliette in aria nello spogliatoio, chi le prende le prende vincono la partita. Sono di un’altra categoria e bisogna prenderne atto, ma la Lazio ha comunque disputato un’ottima partita contro di loro”.
Su Bastos:
“Sicuramente il primo impatto è stato stupendo. Si è presentato alla grande, speriamo possa continuare e confermarsi ai livelli visti contro la Juventus. Quando un ragazzo è bravo, merita di giocare”.
Su Cataldi:
“Bisogna sottolineare che se è titolare nell’Under 21, Danilo è per forza un ragazzo di valore. Di Biagio sa quello che fa e se gli ha affidato le chiavi del centrocampo della sua Nazionale è indicativo. Ha bisogno di giocare anche nella Lazio. Vale anche per Milinkovic-Savic, spetterà ad Inzaghi valorizzarli. E’ fondamentale. Io ricordo calciatori come Di Cesare, come Pinzi che secondo me meritava la Nazionale. Ragazzi cresciuti con me, che avevano potenzialità straordinarie”.
Sugli abbonamenti staccati in questa stagione:
“Ai miei tempi andare allo stadio era un piacere enorme, ora qualcuno ce l’ha fatto passare. Bisogna riflettere come alla Lazio sia passata la voglia di andare. Di chi è la colpa? La moneta resta sempre sospesa per aria, come si dice, ma un giorno questa colpa qualcuno se la dovrà prendere. Spero in Angelo Peruzzi, sinceramente. Personalmente mi chiedo come proprio io abbia potuto pagare a suo tempo con l’allontanamento dalla società. Avevo scelto grandi giocatori e mai firmato una nota spese. A distanza di tanti anni, ancora non concepisco come ho potuto ritrovarmi fuori dalla Lazio”.
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