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C’era una volta il calcio all’italiana… Abbandonato in patria e riscoperto all’estero

SERIE A ITALIA – La sconfitta della nostra Nazionale nel doppio confronto con la Svezia ha riportato tutti sulla Terra. Il catenaccio degli…

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SERIE A ITALIA – La sconfitta della nostra Nazionale nel doppio confronto con la Svezia ha riportato tutti sulla Terra. Il catenaccio degli Scandinavi al Giuseppe Meazza, il tempio di quel tipo di calcio, col quale Nereo Rocco ed Helenio Herrera regalarono alle milanesi le prime Coppe dei Campioni, ha fatto sì non solo che assistessimo ad una delle più grandi disfatte italiane nel mondo dello sport in generale, ma che prendessimo anche coscienza del processo di cambiamento che stiamo attraversando.

DIFESE E GUARDIOLISMO – Come denunciato da Chiellini, oggi i calciatori hanno troppi compiti in fase di impostazione e non sanno più difendere. La marcatura non è più la priorità di un reparto che dovrebbe solo ed esclusivamente evitare di incassare gol. La colpa, a suo dire, è di Guardiola: più in generale, di quel calcio inteso come “la miglior difesa è l’attacco” o, meglio ancora, il possesso palla. Così che, anche i difensori, compreso il portiere, debbano avere delle spiccate doti di palleggio al fine di risultare utili alla causa.

ARRIVIAMO A FUOCHI SPENTI – Quel che mette in evidenza l’edizione odierna de ‘La Repubblica’ è che in Italia si inizia a fare questo tipo di calcio quando all’estero, specie in Spagna, la culla del tiki-taka, si sta gradualmente abbandonando. Nella nostra Serie A si assiste oggi al maggior numero di passaggi, mentre nella Liga c’è il record di falli ed ammonizioni. Gli altri Paesi si evolvono, riscoprendo un calcio “all’italiana”, vincente da sempre, che noi abbiamo abbandonato per moda, probabilmente. Con risultati catastrofici…

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