CORRIERE DELLO SPORT. Miro più forte con due punte

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Il quesito non è riferito alla partita di Catania, che dal punto di vista tattico e con il rientro forzato di Brocchi solo così poteva essere affrontata da Reja, ma al rendimento complessivo della Lazio e di Klose, il suo fuoriclasse indiscusso. Meglio con due punte o con una sola? E’ il tema della settimana e su cui vivranno i pensieri del tecnico friulano, chiamato subito a ripartire a caccia della Champions e già concentrato sul Cagliari, che da anni gioca con il 4-3-1-2. Rocchi si scalda, ha appena recuperato, sta bene. E poi ci sono a disposizione anche Kozak, trascurato nell’ultimo mese, e l’uruguaiano Alfaro. Prima di entrare nelle manovre di avvicinamento alla sfida dell’Olimpico, occorre interrogarsi sulla stagione della Lazio e sul disegno tattico che ha pagato di più.

Il campo non mostra incertezze, così raccontano i risultati e il film del campionato. Con il 4-3-1-2 la Lazio ha giocato 15 partite: ne ha vinte 10, ne ha pareggiate 3 e ne ha perse solo due, ma non in modo netto, 0-1 in casa con la Juventus e 1-2 in trasferta con l’Inter. Il modulo ha pagato: 24 gol all’attivo, 8 incassati. Maggiore produzione offensiva con due punte e un trequartista, più copertura con tre interni di centrocampo davanti alla difesa, meno solida rispetto alla stagione passata. Sarà un caso, ma anche Klose sembra essersi avvantaggiato dal modulo.

Venduto Cisse, perso Rocchi per infortunio, era ovvio che Reja tornasse al 4-2-3-1, modulo fortunato della passata stagione e capace di esaltare il fraseggio di Ledesma con Matuzalem (quando sta bene). Ma poi contano gli interpreti. L’anno scorso la Lazio attaccava con Sculli o Zarate esterni offensivi, adesso ha perso anche Lulic, che spaccava le difese e creava superiorità con le sue progressioni devastanti. L