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CORRIERE DELLO SPORT. Paola Piola “Lazio e Novara nel cuore di papà”
L’intervista della figlia del grande Silvio Piola al Corriere dello Sport alla vigilia della sfida tra le squadre che hanno segnato la carriera del padre
CORRIERE DELLO SPORT. Paola Piola “Lazio e Novara nel cuore di papà”
L’intervista della figlia del grande Silvio Piola al Corriere dello Sport alla vigilia della sfida tra le squadre che hanno segnato la carriera del padre
E’ passato alla storia per tutto, per le vittorie e i gol, ha avuto un solo rammarico: «Avrebbe voluto vincere lo scudetto con la Lazio, ma non tutte le cose vanno nella direzione che si vuole. Lui diceva “non finisce qui” perché c’è sempre una possibilità, è una metafora che va portata avanti. Nella vita devi pensare che puoi sempre giocarti una nuova chance» . Non è mai finita la storia di Silvio Piola, cannoniere italiano insuperabile (290 gol in A), goleador laziale di tutti i tempi (150 reti totali), campione del Mondo con l’Italia nel 1938, ha stracciato record e portieri. «Il sogno di ogni centravanti è far ballare la rete…» , ripeteva. Stile unico, il suo. Incornate e calcio eroico. Silvio Piola sarà ricordato domani sera all’Olimpico, si giocherà Lazio-Novara, s’affronteranno due squadre della sua vita di bomber infinito. In campo ci sarà Paola, psicologa, secondogenita di papà Silvio, il signore del gol.
Signora Piola, se diciamo Lazio-Novara cosa le viene in mente?
«Sono le squadre della vita di mio padre insieme alla Pro Vercelli. In campo ci sarò io nel prepartita, mi preparo a vivere un momento bellissimo, sarà un ricordo che si stamperà dentro di me per sempre, non sono mai stata sul terreno di gioco dell’Olimpico, sarò lì come un bambino che guarda l’albero di Natale. La celebrazione di papà è un regalo inaspettato, rappresenterò tutta la mia famiglia. Mio fratello Dario purtroppo è scomparso a marzo, sarebbe venuto anche lui».
Cosa ha rappresentato la Lazio per suo padre?
«Solo l’amore per mia madre l’ha portato via da Roma. La Lazio avrebbe voluto tenerlo, in quegli anni c’era stata anche la guerra, lui decise di costruire una famiglia tornando nella sua terra d’origine. La società fece di tutto per convincerlo, ma l’amore verso questa ragazza lo riportò indietro».
Pro Vercelli, Lazio e Novara, lei a chi è legata di più?
«Ho dentro tutte e tre le squadre, domani sera mancherà la Pro Vercelli, la società da dove tutto è partito. Ogni società è stata un pezzo importante della carriera di Silvio Piola, ha costruito il campione».
Lei ha conosciuto il bomber Silvio attraverso i racconti…
«Mi sono resa conto di chi fosse stato mio padre quando sono cresciuta, appena nata lui aveva dato l’addio al calcio giocato, imparai a conoscere prima la figura di dirigente. Non raccontava molto di sé, non parlava neppure dei gol segnati nella finale di Coppa del Mondo del 1938. Alla Lazio ha continuato a pensare anche dopo, fu invitato per il centenario ma non fu presente per problemi di salute. A Roma è cresciuto come uomo e sportivo, quei colori gli sono rimasti nel cuore».
Era un bomber micidiale, era una persona riservata, era un uomo pulito e sentimentale.
«Nel corso della sua vita ha sempre tenuto al rapporto con gli amici del cuore, quelli con cui ha cavalcato il mondo del calcio. Era un bambino quando conobbe Pietro Ferraris, si incontrarono all’oratorio di Vercelli, si ritrovarono in Nazionale e nel Novara come compagni, in pratica è come se non si fossero mai lasciati nonostante la vita a un certo punto li avesse divisi».
Piola non ha mai smesso di vivere il calcio.
«Giocava sempre, si appassionava al calcio dei campetti e non solo a quello più importante. Gli piaceva lo sport, in casa era sempre pronto ad andare in giardino e a tirare su una rete per iniziare a farci saltare tutti. Non ho ricordi legati ai suoi racconti, ma era bello vedere con lui le partite. Dovevamo stare tutti zitti, i suoi commenti erano sempre tecnici. Si emozionava nel vedere le sfide».
Per chi tiferà domani sera?
«Dico solo che vinca il migliore, a mio padre piaceva il bel gioco, forse direbbe “giocatevela sul campo in modo buono”».
Piola è stato tutto, quali ricordi conservava con più cura?
«Era affezionato all’esordio in Nazionale contro l’Austria, fece una doppietta e mia nonna ricamò la sua maglia, a Coverciano è un simbolo. A casa stava in un cassetto, lui non amava ostentare i suoi successi».
E’ vero che fece diventare una Coppa un portachiavi?
«Sì, è così. Era una Coppa che nella forma simboleggiava la sua storica rovesciata, lui sul piede ci appendeva le chiavi, stava nell’ingresso di casa…».
Lei da psicologa collabora con la Figc, in cosa consiste il suo lavoro?
«Cerco di far passare dei concetti affinché siano utili per ridare al pallone la dimensione del gioco. Porto avanti l’esempio dato da mio padre, lui è stato un atleta di eccellenza, uomini così ai ragazzi occorre presentarli come persone raggiungibili e non come miti. A lui piaceva che si giocasse e si studiasse non avendo avuto la possibilità di fare quest’ultima cosa».
Piola bomber, ma anche pescatore e cacciatore. Ci racconti questa storia.
«Per rilassarsi andava a pesca e a caccia. La Lazio era preoccupata, provò a fermarlo, a non farlo cacciare perché camminava moltissimo e rischiava l’affaticamento muscolare. Addirittura un giorno gli fecero ritirare il permesso di caccia, poi glielo diedero di nuovo. Lui in settimana andava lo stesso in campagna, era un modo per ritrovarsi».
Qualcuno riuscirà mai a battere i suoi record?
«Era molto legato ai record, fece stampare una foto che immortalava il pallone su cui c’erano scritti i suoi primati. C’era un’altra foto cui era attaccato, quella della vittoria della Coppa del Mondo, papà era insieme al ct Pozzo, il suo sguardo racconta tutta la sua emozione. Se mai sarà superato? Avrebbe potuto migliorare i suoi numeri, in carriera ha dovuto affrontare 5 anni di interruzione per via della guerra. Fu anche operato al menisco, a quei tempi giocava nel Novara, nonostante tutto è stato in grado di scrivere la storia. I record sarebbe fiero di tenerseli, da psicologa e appassionata di calcio dico ai giocatori di oggi e domani dateci sotto, provateci! Ma da figlia mi auguro che nessuno riesca a superarlo».
Lazio-Novara nel nome di Piola, sperando in un calcio più umano.
«E’ un calcio diverso, a volte i giocatori mi fanno tenerezza, vivono nel frastuono, mi piace comunque pensare che non siano molto diversi dai tempi in cui giocava mio padre. Sono sempre bambini grandi che corrono dietro a un pallone».
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