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CORRIERE DELLO SPORT. SABATINI: «Il derby? Per me non è una partita normale, sono stato laziale»

Il ds giallorosso racconta la sua personale stracittadina

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CORRIERE DELLO SPORT. SABATINI: «Il derby? Per me non è una partita normale, sono stato laziale»

Il ds giallorosso racconta la sua personale stracittadina

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A otto giorni dal derby, Il Corriere dello Sport intervista Walter Sabatini. Il ds giallorosso conosce bene anche il mondo Lazio e può dire la sua sulla stracittadina: «definirla parti­ta normale mi sembra improprio. Non lo è anche se con la Lazio mi sono già incrociato diverse volte con il Palermo. Ho perso e vin­to, una certa abitudine ce l’ho, ma il derby è una circostanza diversa».

Si sente romanista o non si è mai sentito la­ziale? «Io sono stato laziale, sono stato laziale e di­rei anche con fede incrollabile in quel mo­mento storico della mia vita. E’ un passato che non rinnego, non l’ho fatto quando mi so­no presentato ai romanisti, non lo faccio alla vigilia della partita, anche se la Roma per me è una questione chimica. Non è stato diffici­le riaccendere una scintilla perché, se pur male, nella Roma ci avevo giocato, quindi è stata una sorta di immediatezza rituffarmi in quell’universo. Per la verità l’universo roma­nista lo devo ancora decifrare compiutamen­te ».

Lazio e Roma sono state molto attive sul mercato, ma chi si è mossa meglio? «La Lazio ha operato benissimo. Ha fatto del­le scelte mirate e volendo puntare ad un ri­sultato immediato, non voglio dire oggi ma per produrre risultati importanti nel giro di questa e della prossima stagione. La Roma ha cercato di integrare con un gruppo di gio­vani lo zoccolo duro altamente competitivo che già possedeva. Da questa sintesi tra nuo­vi e vecchi speriamo si produca un risultato accettabile nel presente e un grande risulta­to a breve termine».

Reja è l’allenatore giusto per la Lazio? «E’ stato sicuramente l’allenatore giusto per la Lazio. Se potrà essere l’allenatore giusto di questa Lazio dipenderà dalla sua fortuna, non certo dalle sue qualità, che sono cono­sciute ». Qual è l’operazione da ds della Lazio che ri­corda con maggiore orgoglio? «Ce ne sono tante. Vedendo il suo livello di rendimento, di Stefano Mauri sono orgoglio­sissimo, mi dà gioia: a distanza di tanti anni, oggi rappresenta ancora un valore aggiunto. Potrei dire lo stesso di Rocchi e Ledesma. Era stata la prima ondata di Lotito. Mi inor­goglisce Diakitè, perché quando entra è qua­si sempre all’altezza della situazione, è giova­ne, ha margini di miglioramento importanti, è costato pochissimo. Potrei dire Kolarov vi­sti gli esiti sportivi e commerciali che ha avu­to in carriera. In generale conservo un ricor­do professionalmente appagante della Lazio».

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