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Cragnotti: “Volevo il Flaminio. Un mio ritorno? Sono vecchio…”

NOTIZIE LAZIO – Lo storico presidente ricorda: “Capello voleva venire, ma…”

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NOTIZIE LAZIO – Sergio Cragnotti. Il suo nome continua a riecheggiare nella mente e nel cuore dei laziali. Lo storico presidente della Lazio del 2000 è intervenuto sulle frequenze di Radio Olympia. Ecco le sue dichiarazioni: “Un presidente nuovo? Non lo so, non chiedetelo a me, è un problema di Lotito”.

Come si costruisce una squadra come quella del 2000?

Bisogna avere i mezzi necessari, oltre che anni di lavoro. Noi abbiamo vissuto altri tempi. Il calcio italiano era il top, venivano tanti campioni nel nostro paese. C’erano Juve, Inter, Milan, Lazio, Roma, Fiorentina e Parma. Oggi il calcio italiano sta soffrendo, sono cambiati i cicli economici. E’ nata un’altra epoca. Oggi un giocatore medio lo paghi 20-30 milioni di euro, ossia 70 miliardi di lire. Sono cambiati i parametri ed è cambiata la mentalità della gestione. Si pensa molto alla plusvalenza. Lo facevo anche io ma era diverso. Per comprare grandi calciatori servono grandi investimenti. Ci sono però altri motivi di carattere politico e di mercato che portano ad altre strategie”.

Sui tifosi:

“Ringrazierò sempre i laziali per la vicinanza mostratami. Ovunque vado ho la loro stima. Quest’estate stavo in un bar, quando ho chiesto il conto mi hanno detto che era stato già pagato. Me l’aveva pagato un tifoso della Lazio”.

Eriksson e Capello?

Non mi sono mai pentito di averlo scelto. Capello era nei miei piani, ma lui scelse il Milan. Poi però fu dimesso e mi disse che era intenzionato a venire alla Lazio, ma io scelsi già Eriksson. Io volevo portarlo alla Lazio, però Berlusconi lo convinse, ma non ebbe successo. Se fosse venuto alla Lazio avrebbe potuto vincere”.

Un ritorno alla Lazio…

Sono diventato vecchio. Diventare presidente onorario della Lazio? Ormai ho vissuto quello che dovevo vivere e non si può tornare indietro. Spero che Lotito ci dia qualche soddisfazione. Quello che stavamo costruendo non era terminato, avevamo appena assaporato una gioia dopo tanto lavoro. Poi interrompere tutto ha portato dei danni irrevocabili. Ricominciare da capo è difficile”.

Sull’acquisto di Vieri….

“E’ vero, acquistai Vieri su uno Yacht. La strategia era prendere un giocatore senza fronzoli. C’era molta concorrenza, tutti volevano primeggiare. I laziali hanno sempre sofferto, anche nel giorno dello scudetto. Mi ricordo quando i tifosi a Fiumicino staccarono i petali di qualche fiore per farmi camminare su un tappeto floreale”.

Alcuni ricordi…

Boksic è il giocatore a cui sono pià affezionato. La vittoria più bella la finale a Montecarlo contro lo United. E’ chiaro anche lo scudetto, ma li si parlava di un palcoscenico mondiale. La strategia fondamentale per creare una grande squadra è lavorare sul centrocampo. La tecnica e la qualità parte dal centrocampo. Se fossi ora il presidente della Lazio lavorerei intanto sul centrocampo. Lo striscione più simpatico che ho visto è stato quello di Scherzi a parte dopo i 4 derby vinti in un’unica stagione”.

Il Flaminio?

“All’epoca fu il mio primo obiettivo, ma non ci fu possibilità, si crearono tante opposizioni e ci abbiamo rinunciato. Veltroni voleva privatizzare l’Olimpico, sarebbe stato fondamentale per noi e per la Roma. Le banche americane volevano metterci i soldi”.

Sui debiti…

I bilanci sono pubblici, si possono vedere. Sicuramente non con quelli che si dice. Il passivo poteva essere importante, ma non si può fare un’analisi del genere, bisogna vedere altri fattori. Io sono uscito nel dicembre del 2002, e Lotito è arrivato nel 2004. Lui parla sempre dei debiti che ha trovato quando ha preso la Lazio, ma deve anche dire che c’è stato un aumento del capitale della Banca di Roma che ha decretato l’uscita del gruppo di controllo. Quell’aumento è stato il numero necessario per prendere la società. Io non l’ho conosciuto per niente nella trattativa, non sapevo nemmeno che ci stava”.

Come si entusiasma il pubblico?

“Il tifoso si convince solo con le vittorie, serve una Lazio competitiva, che riporterebbe gente allo stadio. Oggi viviamo un momento particolare, ma sul piano economico sono tempi diversi rispetto all’epoca d’oro. E’ un momento di grande crisi, se pensiamo che Berlusconi e Moratti hanno lasciato il Milan e l’Inter questo ci fa capire. Speriamo che l’attuale gestione riesca a fare il grande passo, mai dire mai”.

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