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Curve chiuse, un pasticcio tutto italiano
IL FATTO QUOTIDIANO (L. Pisapia) – L’articolo 14 del Codice di disciplina dell’Uefa, parla di “motivi di colore della pelle, razza, religione, origine etnica”. Non è menzionata la discriminazione territoriale, tradotta invece in Italia nell’articolo 11….
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – La ormai annosa questione della “discriminazione territoriale” è stata la protagonista della giornata di ieri. Si è partiti con Galliani che ha promesso ricorsi in ogni sede per la squalifica della curva del Milan e si è passati dal Presidente della Lega Calcio Beretta che ha ha dichiarato di avere formalmente chiesto per iscritto alla Figc il cambiamento della norma sulla discriminazione territoriale, come aveva preannunciato lunedì. Abete ha risposto così: «La posizione della Figc è quella di sempre, del resto la regola in questione è in vigore dalla fine degli Anni 80. Adesso, però, abbiamo dovuto omologarci alle sanzioni Uefa,in Europa ci si comporta spesso in questo modo a livello sanzionatorio». E qui – svela Il Fatto Quotidiano – non tutto è vero. L’articolo 14 del Codice di disciplina dell’Uefa, parla di “motivi di colore della pelle, razza, religione, origine etnica”. Non è menzionata la discriminazione territoriale, tradotta invece in Italia nell’articolo 11. È stata quindi una decisione dei legislatori della Federcalcio di aggiungere la postilla territoriale. Mentre va fatto riferimento alla discriminazione etnica per la squalifica della Lazio nelle coppe europee per gli insulti nei confronti degli slavi.
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