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Da BERGAMO a BERGAMO, le metamorfosi di PETKOVIC

LAZIONEWS.EU – Arrivato da sconosciuto ha conquistato tutti con grinta e carattere, ora qualcosa si è inclinato, ma dopo la sosta si torna dove tutto ha avuto inizio…

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LA SUPERCOPPA 1 LA VINCE LA JUVENTUS PETKOVIC 0

APPROFONDIMENTO LAZIONEWS.EU – E’ il primo giugno del 2012 quando un semisconosciuto Vladimir PETKOVIC esce sorridente da Formello in compagnia di Igli Tare. Da lì a 24 ore sarebbe diventato il nuovo allenatore della Lazio. Il bosniaco arriva nella capitale tra lo scetticismo della piazza che lo ha subito bollato come “il LUIS ENRIQUE di turno”. “Le partite bisogna vincerle dominando gli avversari. Voglio un calcio aggressivo” è stato il primo leitmotiv dell’allenatore nelle dichiarazioni a caldo. Un 3-4-3 tutto corsa e polmoni, ma qualcosa si inceppa subito. Nel ritiro di Auronzo qualcosa non va, nelle amichevoli arriva un susseguirsi di sconfitte e i tifosi iniziano a mugugnare. La difesa a 3 non sembra andare a genio alla squadra come, peraltro, storicamente accade dalle parti di Formello: basti pensare che addirittura tre campioni come NESTA, COUTO e STAM non hanno mai convinto in questo schema con l’olandese costretto ad allargarsi sulla destra. A centrocampo CANA non brilla in cabina di regia e così il tecnico rivoluziona tutto: largo all’inedito 4-1-4-1 con Ledesma regista e GONZALEZ e HERNANES come interni.

 

CANDREVA gol Lazio-Palermo

LA SORPRESA –  La LAZIO, magicamente, da bruco si trasforma in farfalla e alla prima ufficiale vince e convince sul campo dell’Atalanta grazie ad una rete di HERNANES, che si trasforma da giocatore più sostituito della Serie A a pedina fondamentale. La squadra domina gli avversari, per usare un’espressione cara al mister,  inanellando una serie incredibile di risultati positivi e prove convincenti che la fanno volare al secondo posto in classifica in campionato e ancora in corsa sia in Europa League che in Coppa Italia. A febbraio qualcosa si inclina nella macchina perfetta di PETKOVIC: arrivano sconfitte a ripetizione e piano piano il club viene risucchiato dalla risalita prepotente di NAPOLI, MILAN, FIORENTINA e UDINESE.  Il tecnico manifesta i primi dubbi e cerca il “piano b”, rifugiandosi prima nell’indigesto 3-5-2 e poi nel 4-4-2 senza che i due schemi portino, però, i risultati sperati. Le gambe non vanno più come all’inizio e la stagione si chiude con un deludente settimo posto e i quarti di Europa League. In palio resta la finale di Coppa Italia contro la Roma. La rete di LULIC il 26 maggio fa entrare lui, PETKOVIC e tutta la squadra nella storia e permette all’allenatore di eguagliare un mito come ERIKSSON.

VITTORIA COPPA ITALIA petkovic

DALLE STELLE ALLE STALLE – L’entusiasmo della piazza carica l’ambiente e i giocatori. Tutti si aspettano il definitivo salto di qualità sulle ali dell’entusiasmo. PETKOVIC mantiene il suo low profile e manifesta calma, chiedendo a gran voce di restare con i piedi per terra. La società, ispirandosi al Borussia Dortmund, sceglie una linea verde e punta al ringiovanimento di una rosa di ultratrentenni. Nella capitale sbarcano PEREA, FELIPE ANDERSON e VINICIUS che vanno ad aggiungersi a CAVANDA, ONAZI e KEITA, per una squadra sempre più giovane guidata dai leader KLOSE, CANDREVA e HERNANES. Il secondo ritiro è positivo per il tecnico bosniaco che convince nei test estivi e lascia ben sperare per la finale di Supercoppa Italiana. La squalifica di MAURI è la prima crepa nel vaso plasmato dall’ex Sion. Il match del 18 agosto è come una doccia gelata per tutti e manda definitivamente in frantumi la creazione. Il 4-0 con cui la JUVENTUS espugna l’Olimpico lascia i suoi segni. Cambia l’umore in città e anche PETKOVIC accusa il colpo.

lazio-juventus supercoppa formazione

I DUBBI DI PETKOVIC – L’allenatore sembra aver perso le sue sicurezze. Quello che balzava agli occhi nella prima stagione era la sua capacità di leggere le partite. Rispetto alla LAZIO di REJA, non solo si vedeva più pressing, ma anche l’abilità nel rischiare i cambi e trovare nel mazzo la carta giusta. Questa caratteristica sembra non rispecchiare la squadra attuale. Troppi moduli provati,  dal 4-1-4-1 o 4-2-3-1 al 4-3-3, senza che nessuno di questi porti i frutti sperati. Il doppio ko contro la Juventus (il 4-1 subito in campionato è stato un altro duro colpo) e la sconfitta nel derby, dopo cinque stracittadine senza ko, sembrano aver interrotto la magia. Lo dimostra anche il match di ieri sera quando “giocatori caldi” come EDERSON e KEITA vengono lasciati in panchina. Contro la Fiorentina, per la prima volta in stagione, PETKOVIC ha confermato la squadra vista in EUROPA LEAGUE dando spazio alla linea verde. Una sorpresa forse in parte spinta anche dalle recensioni positive e da quanto fatto vedere a Trebisonda dai giovani biancoceleste. Una scelta in parte azzeccata visto che la squadra ha mostrato carattere, corsa e grinta, ma che non ha portato i tre punti. “I cambi ogni tanto li indovino anche io” si era lasciato sfuggire in conferenza stampa l’allenatore riferendosi al match contro il TRABZONSPOR quando FLOCCARI, entrato dalla panchina, aveva regalato la doppia rimonta. Purtroppo contro i toscani non è andata così e alla squadra è mancato il gol. La LAZIO paga molto le assenze pesanti, KLOSE su tutti, ma anche quelle di RADU, MAURI e BIAVA, ma anche il momento no di HERNANES, apparso l’ombra del calciatore ammirato nelle scorse stagioni. Forse il numero otto biancoceleste, nonostante una prova tutto sommato positiva, avrebbe bisogno di un momento di riposo visto anche lo stato di forma del connazionale EDERSON, uscito ieri sera dall’Olimpico senza il consueto sorriso.

LAZIO-CHIEVO KLOSE

IL GOL PERDUTO – La sterilità offensiva dell’attacco dovuta soprattutto all’infortunio di KLOSE non aiuta. “Se non fai gol le partite non le vinci” ha recitato ieri Lotito in zona mista. Non solo l’astinenza dalla rete, ma anche le sostituzioni e le mosse in corsa lasciano qualche dubbio. Anche il cambio tra GONZALEZ e ONAZI a 15 minuti dal termine e nel momento di massima spinta ha manifestato ancora una volta un momento no. Basta poi pensare alle sostituzioni del match contro il Sassuolo non proprio azzeccatissime per fotografare il problema. Adesso c’è la tanto sospirata sosta e al rientro si spera nel recupero di qualche pedina importante. Soprattutto PETKOVIC tornerà a BERGAMO dove la favola era iniziata 14 mesi fa sperando che possa riprendere in mano la “propria banda” per cercare di trovare il lieto fine che tutte le belle fiabe meritano.

Antoniomaria Pietoso (Twitter @antospietoso)

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