ESCLUSIVE
DE ANGELIS: “Tredici anni di LAZIO non si dimenticano, ma ormai sono un disinnamorato…I giovani d’oggi? Sentono di più l’odore della serie A”
ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – L’ex portiere della Primavera si racconta: “L’unica cosa che mi rende felice è vedere un netto miglioramento della struttura del settore giovanile biancoceleste”…
ESCLUSIVA LAZIONEWS.EU – Tredici anni di LAZIO e tre presidenti diversi. Questa è la storia di Pierluigi DE ANGELIS, ex portiere biancoceleste che ha – a cavallo tra il 1995 ed il 2008 – ha svolto l’intera trafila dalle giovanili fino ad arrivare alla Primavera. Giunto all’ultimo gradino, però, è mancato il guizzo per fare il salto tra professionisti. Anche se, all’epoca, la struttura biancoceleste stava vivendo un momento di crisi determinato dalle vicissitudini dei cambi di proprietà. Intervistato in esclusiva da Lazionews.eu, De Angelis ritorna sugli anni trascorsi in biancoceleste e racconta di cosa si occupa in questo momento:
Cominciamo dal presente, fai ancora parte del mondo del calcio?
“No, ho cambiato strada e obiettivo e adesso gestisco un ristorante in Spagna, precisamente nelle Baleari. Il calcio mi ha dato tanto, ma nella vita è sempre bene aprirsi nuovi orizzonti”.
Quanti anni hai passato a Formello? E che differenze noti tra la società di allora e quella del presente?
“Ho militato dal 1995-96 fino alla stagione 2007-2008, cambiando ben tre presidenze prima con Cragnotti, poi la parentesi Longo e infine Lotito. Allora la gestione delle giovanili fino agli Allievi Nazionali era in mano a Sabatini che, era a capo della scala gerarchica, mentre dagli Allievi Nazionali in giù c’era il Generale Coletta. La differenza sostanziale ricadeva nel fatto che prima c’erano molti più soldi e più campioni, quindi per un giovane era molto più complicato arrivare in prima squadra ed imporsi. Ora invece si da molta più possibilità, anche perché le società hanno molti meno soldi e sono ‘costrette’ ha guardare con un occhio diverso il settore giovanile”.
Tornando al tuo ultimo presidente Lotito. Era presente umanamente?
“Personalmente non era molto presente, probabilmente anche per i suoi numerosi impegni dovuti all’imminente acquisizione della Lazio. Poi in quel periodo già c’erano le contestazioni dei tifosi nei suoi confronti, quindi giustamente aveva altri problemi a cui pensare. Lo vidi spesso al campo di Formello quando entrammo nelle finali Nazionali, alcune volte scese giù anche negli spogliatoi per incitarci”.
Chi ricordi con più affetto tra i tuoi compagni?
“Ce ne sono stati tanti che ricordo con affetto. La mia annata non è stata molto fortunata, c’è qualche ’90 che ora milita nella Salernitana come Mendicino e Tuia, ma niente di più. Il ragazzo che è arrivato più in alto è stato Antonio Cinelli, ora al Vicenza in serie B. Un giocatore che ricordo con affetto è Cavanda, anche se non faceva parte del mio gruppo, ma passavamo molto tempo insieme perché da bambini andavamo nella stessa scuola”.
Terminato il periodo laziale, hai deciso di abbandonare subito il calcio o hai provato qualche esperienza altrove?
“Dopo la Primavera ho avuto una parentesi sfortunata in C2 con il Giulianova, partecipai al ritiro ma la società fallì e quindi non se ne fece nulla. Poi nel primo anno di pre-contratto con la Lazio giocai in serie D con il Boville Ernica e infine l’ultimo anno al San Basilio-Palestrina. Ho girato molto nelle serie minori con Fregene, Artena, Monterosi e Monterotondo”.
Concludendo, segui ancora la Lazio e il calcio in generale?
“Seguo molto poco le vicissitudini biancocelesti, sono un disinnamorato del calcio in generale. L’unica cosa che mi rende felice è vedere un netto miglioramento della struttura del settore giovanile. Noto molto meno distacco tra la Primavera e la prima squadra, prima non era così. Ora un giovane, secondo me, sente molto di più l’odore della serie A”.
F.P.
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