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“Deja vù” Lazio…ma stavolta arriva in anticipo
Spia dell’allarme accesa in casa Lazio: sono 8 i punti conquistati nelle ultime 9 giornate. Tracollo simile alle ultime annate ma stavolta arriva troppo presto…
FOCUS MOMENTO LAZIO – Si accende la spia rosso dell’allarme in casa Lazio. Il motore biancoceleste è entrato in riserva: non una semplice constatazione, ma un crudo dato di fatto suffragato dai numeri. Dalla ripresa del campionato dopo la sosta invernale ad oggi gli uomini di Petkovic hanno conquistato 11 punti nelle ultime 10 giornate, vale a dire poco più di 1 punto di media a giornata. Ruolino di marcia davvero troppo misero per una formazione che ha dichiarato apertamente di puntare al terzo posto. Ma cosa è successo ai biancocelesti? Dov’è è andata a finire quella formazione che aveva stupito tutta l’Italia?
UN GENNAIO VERDE DI SPERANZA – E pensare che le premesse nel mese di gennaio erano tutt’altre: due mesi fa la Lazio, dopo la vittoria casalinga sull’Atalanta, occupava insieme al Napoli il secondo posto a quota 42 punti, a soli tre punti dalla capolista Juventus. Sembrava che gli uomini di Petkovic fossero pronti a prendere il volo, a centrare quei traguardi che nelle annate precedenti erano sfumati ed invece nelle ultime giornate si è “ammirato” un film già visto nel recente passato: al momento di spiegare le ali per sognare in grande, questa squadra comincia a perdere colpi. Dalla vittoria sugli orobici in poi sono state davvero poche le gioie in campionato: 5 sconfitte (contro Chievo Verona, Genoa, Siena, Milan e Fiorentina), 2 pareggi (a Palermo e all’Olimpico col Napoli) ed una sola vittoria (contro il Pescara in casa, ad oggi l’unica affermazione in campionato da quando la Lazio si è ritrovata senza Klose, costretto ai box dopo la triste trasferta di Marassi).
UNO SGUARDO AL PASSATO – Una pellicola dal forte sapore di “deja vù”: questa battuta di arresto della Lazio ha dei preoccupanti precedenti con le ultime due stagioni, quando sul timone di guida c’era Reja e i biancocelesti puntavano ugualmente all’accesso nell’Europa che conta. Ma in quei casi il crollo arrivò soltanto a primavera inoltrata, favorendo in entrambi i casi l’Udinese nella volata finale per la Champions League. Ma, a differenza della Lazio di oggi, i primi segnali di scricchiolio non vennero avvertiti così presto: nella stagione 2010-11, nelle prime 10 giornate dopo la sosta invernale la truppa biancoceleste conquistò 15 punti (frutto di 4 vittorie, 3 pareggi, 3 sconfitte, ndr) riuscendo a mantenere le mani salde sul quel quarto posto fondamentale per l’accesso alla massima competizione internazionale. Ancora meglio nella stagione successiva quando, sempre nelle 10 giornate che hanno fatto seguito alla sosta di metà campionato, la Lazio conquistò 18 punti (6 vittorie e 4 sconfitte) chiudendo questo cerchio con la pesantissima vittoria nel derby di ritorno che permise di mantenere salda la terza piazza. Purtroppo poi il tracollo arrivo qualche giornata più in là, più forte ed inaspettato dello scorso anno, complice senz’altro la miriade di infortuni muscolari che falcidiò mister Reja nel momento di premere il piede sull’acceleratore.
MOTORE INCEPPATO – Ora come allora non c’era Miroslav Klose, in Europa League si era dovuto lasciare il passo all’Atletico Madrid, futuro vincitore della Coppa, e nel mercato invernale non venne rinforzata adeguatamente la rosa ma anzi vennero cedute alcune pedine utili come Sculli e Cissè a fronte del solo innesto di Candreva. La gara contro i cugini giallorossi dello scorso 3 marzo era il 38° impegno ufficiale di quella Lazio che di lì a poco perderà poi la spinta offensiva di Lulic sulla fascia e la copertura sugli esterni di Konko e Radu. Duri colpi sulla rosa biancoceleste che arrivò alla fine del campionato ridotta all’osso. Gettando un occhio al presente la cosa che può preoccupare sono le molteplici similitudini che caratterizzano queste due storie: quello di ieri contro la Fiorentina era il 41° match ufficiale della banda di Petkovic, anche qui diverse pedine fondamentali della rosa sono out per infortunio (vedi Klose e Konko, con Mauri tornato solo ieri ad assaggiare il campo) ed alcuni giocatori sembrano essere in debito di ossigeno. Due su tutti: Ledesma ed Hernanes, ossia la cerniera centrale del gioco biancoceleste, il suo cervello se si vuole fare un’opera di “antropomorfizzazione”. I due non si sono praticamente fermati mai (37 le presenze dell’argentino con 3049 minuti di gioco, 40 quelle del brasiliano che di minuti in campo ne ha totalizzati 3071) e le loro prestazioni sul campo oggi ne risentono: Ledesma appare lento ed impacciato mentre Hernanes non riesce ad accendere la luce come faceva ad inizio stagione ormai già da un po’ e la squalifica in vista del match di Torino arriva come una manna dal cielo per regalargli un po’ di meritato riposo.
LE FATICHE DI COPPA – Detto questo, alla squadra va riconosciuto anche il merito di aver raggiunto la finale in Coppa Italia e di essere ancora saldamente in corsa in Europa League. Traguardi degni di nota che però comportano necessariamente un dispendio di energie psico-fisiche che alla lunga possono costare caro. E se le prestazioni degli ultimi due mesi sono campanelli di allarme di una rosa che sta alzando bandiera bianca è arrivato il momento per Petkovic di trovare all’interno della sua rosa delle valide soluzioni all’undici titolare prima di doversi guardare indietro con l’amaro in bocca proprio come il suo predecessore…
D.G.
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