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E’ mancato coraggio, non la nuvoletta fantozziana. Un derby in stile LAZIO, ma pesano le prime 4 giornate

LAZIONEWS.EU – La svolta del match è arrivata dal primo gol di Totti, le sostituzioni forzate hanno fatto il resto, ma il primo tempo è stato un capolavoro tattico…

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LAZIONEWS.EU – Il day-after del derby della Capitale, uno dei più belli degli ultimi anni, ha un unico quesito in casa Lazio: un punto guadagnato o due persi? A guardare la partita la risposta è scontata ed evidente: assolutamente due persi, senza ombra di dubbio. Si è detto un tempo a testa, ma ad un’analisi più lucida è senza dubbio la Lazio a rodersi il fegato per il pareggio finale. Ricapitoliamo. Nei primi 45 minuti è andato in scena un vero e proprio capolavoro tattico di mister Pioli. Ad iniziare da quella che è stata l’apoteosi del pressing, con la linea degli attaccanti in fase di non possesso altissima, ma mai i biancocelesti hanno dato l’impressione di essere scoperti o rischiosamente alla mercè degli avversari. Le due squadre lo hanno vissuto in apnea il primo tempo, l’Aquila a volare a mille all’ora e a cadere in picchiata sul Lupo, preso al collo e incapace di giocare. I portatori di palla giallorossi sempre puntualmente braccati da due-tre avversari, quasi senza respiro. Una Lazio a tutto campo, a partire da Felipe Anderson, forse non in una delle sue migliori prestazioni offensive (ma solo perché ultimamente ha abituato piuttosto bene i suoi tifosi), ma molto presente anche in fase di copertura. Ritmi forsennati degli uomini di Pioli, con un Mauri formato super-top. Poi dall’ex Santos nasce il primo gol, con una delle sue sgroppate dopo un break nella propria metà campo: lucidità nell’ultimo passaggio è ormai il secondo, anzi il terzo nome di Pipe. Il suo assist per Mauri (lasciato comunque colpevolmente libero di sguazzare nell’area romanista) è al bacio e il capitano castiga ancora i giallorossi. Tempo pochi minuti e il brianzolo restituisce il favore al compagno con il colpo di tacco che consegna il pallone per il sinistro di Felipe che trafigge per la seconda volta De Sanctis. Roma in bambola, spaesata. Tutto perfetto. Forse troppo.

STILE LAZIO – Si perché è questo un po’ la stile Lazio, la sua storia mai caratterizzata da cose semplici. E così quando ormai sembrava mancare solo il colpo di grazia, il graffio letale dell’artiglio biancoceleste, tutto si ribalta. Terzo minuto, Radu si perde Totti (spostato in avanti da Garcia) e il match si riapre: un colpo a freddo che cambia le carte in tavola e fa diventare tutto poso perfetto. E’ questa la svolta, con una Roma che neanche ci sperava di riaprirla così in fretta. De Rossi nel postpartita ha fatto un po’ la foto di quell’istante: “Dopo il primo gol di Totti i giocatori della Lazio li ho visti un po’ bianchi in faccia”. Non se lo aspettava nessuno quel gol, che ovviamente ha avuto effetti opposti sulle formazioni in campo. La Roma ha preso coraggio, i biancocelesti si sono spaventati. Il resto, purtroppo, è storia nota. Ma non è stato l’unico episodio a far girare del tutto il derby: anche l’uscita dal campo di Felipe Anderson, poi si è capito per infortunio. Lì però, con il pareggio fresco fresco di Totti (ancora su un’indecisione di Radu, con la partecipazione anche di Cana) è mancato forse un po’ di coraggio a Pioli. La squadra invece ha peccato di personalità nella reazione (e non è la prima volta), se qualcosa non va secondo i piani ecco che la Lazio si agita, perde sicurezza. Con Onazi in campo il baricentro della Lazio si è inevitabilmente abbassato, spesso il nigeriano si è trovato da solo in avanti su qualche pallone vagante, che poteva essere prezioso per far salire la squadra ma è normale che lì ‘Watermelon’ c’entra davvero poco. Dopo il 2-2 di doveva cercare la risposta che avrebbe forse tagliato le gambe alla Roma, serviva Keita per farli arretrare. Candreva era l’unico a provare a costruire qualcosa, a pungere lì davanti. Klose non ha praticamente toccato un pallone, o meglio uno si e poteva essere un altro gol della storia. Tiro sbilenco, l’incredulo De Sanctis con un buon riflesso ringrazia.

IL COLPO DI GRAZIA – A togliere praticamente ogni velleità offensiva alla Lazio ci ha pensato un altro colpo di sfortuna, ovvero l’infortunio di De Vrij, che non ha pesato più di tanto dietro, ma ha pesato perché ha privato Pioli dell’ultima sostituzione, probabilmente quella che avrebbe permesso a Keita di far soffrire gli ultimi minuti alla Roma. In sostanza, qual è stata la differenza che ha portato la Lazio a rimpiangere il risultato? Nel primo tempo la formazione di Pioli ha condotto un match magistrale, davvero perfetto tatticamente, che ha annullato gli avversari senza annullare anche se stessa. Le occasioni per i biancazzurri ci sono state, così come anche nel secondo tempo, senza dubbio migliori di quelle della Roma, che alla fin fine non è che abbia tirato molto in porta ad eccezione di due gol. Grida, urla vendetta il palo di Mauri, con De Sanctis ancora una volta battuto e graziato dagli dei del calcio, spesso e volentieri avversi alla Lazio. Questione di millimetri, così come il tiro di Klose strozzato dal tedesco. La Roma dal canto suo ha schiacciato la Lazio non per grossi meriti in realtà, è stata una reazione di nervi, quasi di inerzia con due gol arrivati praticamente in fotocopia. Di tattica e studio c’è stato ben poco, a buttarlo via questo derby è stata la Lazio, a cui è mancato un po’ di coraggio, ma sempre e costantemente accompagnata dalla tradizionale nuvoletta in stile fantozziano. Altro 2-2, altra rimonta subita nel secondo tempo, che senza dubbio non è un caso. Quello che bisogna tenersi ben stretti è la prestazione comunque da grande squadra, una partita superiore alla tanto spesso celebrata Roma seconda in classifica e ad un passo dalla Juve capolista. I numeri confrontati con i giallorossi denotano che i nove punti non sono veritieri. I nove punti di differenza ci stanno, ma stanno tutti nelle prime quattro giornate, tra ‘San Siro’ e ‘Marassi’, quando la squadra di Pioli doveva ancora scoprirsi del tutto e scoprire questo Felipe Anderson. Resta il fatto che i ‘se’ e i ‘ma’ non fanno la storia e che con Milan e Genoa si è perso pur non meritandolo (a differenza dello 0-1 con l’Udinese), ma certo una vittoria ieri sarebbe stata fondamentale e forse avrebbe permesso di effettuare uno sprint verso il terzo posto a dir poco da brividi. Soprattutto considerando che domenica prossima c’è proprio il Napoli all’Olimpico, dove la Lazio ha ottenuto 18 punti su 24: quello è uno scontro diretto che può comunque cambiare la stagione dell’Aquila.

Francesco Iucca

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