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ESCLUSIVA. L’ex Milani: “All’estero più spazio ai giovani. Razzismo? Nello spogliatoio…”

LAZIONEWS.EU – L’ex laziale: “Il club negli ultimi anni ha fatto un buon lavoro…”

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LAZIONEWS.EU – “Non sono razzista“. Filippo Cardelli, accusato dai media dopo le dichiarazioni sugli stranieri, non ci sta. Le parole dell’ex biancoceleste hanno fatto il giro del web e non solo: molti hanno commentato il suo addio al calcio e le motivazioni che lo hanno spinto a lasciare. La redazione di Lazionews.eu ha contattato Simone Milani, che con l’aquila sul petto ha vissuto l’esperienza più bella, prima agli Allievi e poi in Primavera. Un ex laziale, oggi in forza alla Nocerina, che espresso la sua opinione sull’accaduto.

Simone Milani, ex giocatore della Primavera biancoceleste, oggi alla Nocerina. Come ti trovi con il nuovo gruppo? Ti sei ambientato?

“Mi sono ambientato decisamente bene con il gruppo. Si sa che all’inizio non è mai facile entrare in un nuovo spogliatoio, ma grazie alla società, al mister e soprattutto ai compagni sono riuscito a sentirmi a mio agio”.

Sei stato, dal 2014, uno dei protagonisti della Primavera di Inzaghi. Cosa o chi ti manca di più in assoluto del periodo a Formello? Cosa pensi della panchina del mister? E soprattutto cosa gli auguri?

“Del periodo al Fersini mi mancano un po tutti, anche perché a Formello respiro l’aria di casa mia. Sono onesto: mi fa male stare lontano da Roma, ma mi sono fatto forza e proprio da lì sono ripartito. Degli momenti passati in Primavera ricordo soprattutto i magazzinieri: sono le persone che lavorano più di tutte, riuscendo a dare sempre una motivazione ed un sorriso in più alla squadra. Inzaghi? Sappiamo di che pasta è fatto, è un allenatore che vuole il massimo e dà lui stesso tutto il suo impegno nelle cose che fa. Gli auguro di portare la Lazio nelle posizioni che competono alla prima squadra della Capitale, ci può riuscire! Come si dice in questi casi…in bocca al lupo”.

L’addio di Cardelli sta suscitando un’incredibile risonanza mediatica. “Lascio perché sinceramente questo non è più lo sport di cui mi sono innamorato da bambino”, ha detto il ragazzo. Sei d’accordo con lui, il calcio è davvero così cambiato?

Ho saputo solo oggi (ieri ndr) della storia di questo ragazzo, e sinceramente non conosco la vicenda e i reali motivi che l’abbiano spinto a lasciare. Su una cosa ha ragione: in Italia le società danno più spazio agli stranieri che ai giovani che emergono dai settori giovanili. C’è però da dire che la Lazio in questi ultimi anni ha fatto, secondo me, un buon lavoro: in fin dei conti abbiamo tre ragazzi che arrivano proprio dal settore giovanile in prima squadra, e molti di loro sono in prestito”.

Filippo ha parlato dell’esordio di Lombardi. Tu cosa hai provato al gol in serie A di un tuo ex compagno? 

Lombardi è una grande persona. Nonostante i problemi che ha avuto ha saputo reagire. Quella notte si è trovato al posto giusto e al momento giusto, se lo merita tutto. Sono sicuro, a differenza di Cardelli, che Inzaghi troverà il modo di dargli altre opportunità: ha le qualità per far bene e spero di rivederlo in campo al più presto”.

Hai dei rimpianti o qualcosa da recriminarti rispetto al tuo passato in biancoceleste?

Rimpianti no, gli anni alla Lazio sono stati fantastici: vincevamo su ogni campo ed eravamo un grande gruppo. Il mio rammarico? Non ho potuto dare tutto per via dell’incidente che mi ha tenuto fuori per molto tempo e non mi ha reso possibile esprimermi al 100%. Vi assicuro che non è facile riprendersi da un incidente del genere”.

Secondo te, il settore giovanile in Italia funziona o si potrebbe fare di più? 

Funziona ma non come dovrebbe, ci sono molti giocatori che in Italia potrebbero esplodere ed invece vengono scartati. All’estero non è così: ad esempio, in Inghilterra, ci sono squadre come l’Arsenal che decidono di far giocare titolari i giovani del proprio vivaio. Così i ragazzi riescono ad emergere. Da noi è più difficile, ci penalizzano”.

Gli stranieri sono un valore aggiunto o un ostacolo per gli italiani che vogliono emergere?. Negli spogliatoi com’è il rapporto con i ragazzi stranieri? Si creano dei gruppi o c’è unità?

“Gli stranieri certamente sono un valore aggiunto, ma questo non vuol dire che bisogna puntare esclusivamente su di loro. In base alle mie esperienze, non è mai contato nel gruppo il colore della pelle o la nazionalità, ma il rispetto e l’intento comune di vincere e fare bene. La cosa importante è che venga dato spazio a chi merita: meritocrazia prima di ogni cosa, perché solo così chi è un vero talento riuscirà a venire fuori”.

Michela Santoboni

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