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Sliding doors, bomber Felipe. Un poker che profuma di rinascita
LAZIONEWS.EU – Il brasiliano è tornato a brillare, la doppietta al Torino lo conferma…
Pubblicato il 25/10 alle ore 21.30
LAZIONEWS.EU – Come brilla quel numero 10 sulle spalle. E’ tornato Felipe Anderson, i laziali possono gridarlo forte. E’ lui il protagonista di Lazio-Torino, con la doppietta che chiude un match aperto dalla marcatura di Lulic. Due gol di pregevole fattura, come nello scorso campionato, quando decise il match in casa dei granata regalando ai biancocelesti la quinta delle 8 vittorie consecutive, spianando la strada alla Champions League.
IL PROTAGONISTA – Minuto 65, la Lazio conduce 1-0 e Pioli sta per effettuare il primo cambio della serata. Il mister emiliano ha deciso: fuori Anderson e dentro Kishna. L’olandese si è già tolto la pettorina, poi l’illuminazione: “Aspetta – è la parola d’ordine al vice Murelli – facciamo girare ancora un po’ il pallone”. L’ex Ajax torna a scaldarsi, il pallone gira e arriva l’azione più bella di Lazio-Torino. Marchetti lancia, Milinkovic-Savic spizza per Klose che di prima manda in profondità Anderson: il brasiliano a tu per tu con Padelli non sbaglia e manda baci a tutti. E’ il 3° gol consecutivo dopo le reti contro Sassuolo e Rosenborg, tutti in una settimana. Ma lo show è appena cominciato. In pieno recupero Pipe si concede anche la ciliegina sulla torta: assist di Lulic e gran tiro da fuori area che si insacca all’angolino: è il quinto gol stagionale, il quarto in sette giorni. Abbracci, sorrisi e Pioli che alza le braccia al cielo. E’ come se avesse segnato lui, proprio come in quel Lazio-Genoa del 23 settembre…
ECLISSI E RINASCITA – E’ proprio l’arcobaleno sotto l’incrocio contro i Grifoni a segnare un punto di svolta nella stagione e nella carriera del ragazzo nato a Brasilia. Un tiro a giro che tutto d’un tratto spazza via dubbi e perplessità e spalanca nuovamente a Felipe Anderson le porte per una stagione da protagonista. Come nello scorso campionato, quando con 10 gol e 8 assist in Serie A il brasiliano fece impazzire tutti, diventando l’idolo di tifosi e bambini. Poi il crollo, dovuto ad un inizio di stagione maledetto: la sconfitta in Supercoppa e l’eliminazione in Champions ad opera del Bayer: l‘agosto nero che distrugge morale ad autostima. La stella di Anderson sembrava essersi eclissata insieme a quella di una Lazio in crisi e il classe ’93 si sentiva doppiamente responsabile. Sulle spalle il peso di una numero 10 cercata e voluta in estate, maglia che richiama leadership e giocate da campione, ma nelle prime 4 giornate del nuovo campionato totalizza la miseria di 125 minuti giocati. In molti lo criticano: “Non è più lo stesso giocatore”, “Soffrirà il secondo anno”, “Farà la fine di Zarate”, sono solo alcuni dei commenti più ricorrenti. Poi la resurrezione alla quinta giornata, con un tiro a giro da urlo, alla prima vera opportunità.
LA CONFERMA – Tutto d’un tratto si spengono le polemiche.“Felipe Anderson è turbato. Deve giocare” aveva dichiarato la sorella-agente dopo le prime eclusioni. Ma Pioli conosce il suo pupillo, sa come farlo rinascere e la formula magica per vederlo di nuovo brillare: fiducia. Quella che gli viene concessa, quella che emerge in ogni abbraccio con il mister dopo un gol. Come un padre e un figlio, metafora da sempre cara ai laziali. Come una stella, che torna di nuovo a splendere quando si sente al centro di un mondo. La Lazio lo ha saputo aspettare appena arrivato nella Capitale, lo ha coccolato e di nuovo gli ha regalato la possibilità di essere un campione. Bentornato Pipe, i laziali hanno ricominciato a sognare e lui lo sa: “Con voi saremo ancora più forti”.
Giorgio Marota
TWITTER: @GiorgioMarota
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