FELIPE ANDERSON, sei gare per riconquistarsi la LAZIO

LAZIONEWS.EU – Cinquecentoquaranta. Tanti sono i minuti a disposizione di Felipe ANDERSON per riprendersi la LAZIO, che per portarlo a Roma ne ha spesi tanti, molti, di più. La trattativa con il Santos resterà sicuramente negli annali del club biancoceleste per durata ed intensità: un’odissea lunga sei mesi che ha dovuto attraversare due finestre di calciomercato prima di giungere alla tanto attesa fumata bianca, arrivata a fronte di un corposo esborso quantificato in 9 milioni di euro. Sbarcato a Fiumicino tra l’entusiasmo dei tifosi, l’esperienza in biancoceleste de “El Pipe” è iniziata in salita visto che ha dovuto saltare a piè pari sia il ritiro di Auronzo che quello di Fiuggi, per un pregresso problema alla caviglia destra. Infortunio che ne ha rallentato l’ambientamento e lo ha condizionato psicologicamente, andando a rendere ancora più duro l’impatto iniziale con un calcio fisico come quello europeo.

REJA CI CREDE – Dopo i primi mesi di prestazioni altalenanti, determinate anche dal rendimento incerto della squadra sotto la gestione di PETKOVIC, il ritorno di Edy REJA sembrava averlo rigenerato, restituendogli quell’antico entusiasmo che rappresenta la linfa vitale per i giocatori estrosi come lui. I due si sono piaciuti sin da subito, con la giusta scintilla che sembrava esser scattata. Basta riprendere le prime parole che il goriziano ha speso per lui: “Felipe Anderson l’ho conosciuto in questa settimana, mi è sembrato in ottima condizione e mi sta dimostrando delle doti importanti, potenza e velocità, vede anche la porta. Largo sulla fascia? E’ particolarmente adatto a giocare in quella zona, sia a destra che a sinistra, sta sviluppando le sue caratteristiche in maniera naturale”. Qualità che sono rimaste però confinate tra le mura di Formello: se durante la settimana l’ex Santos si metteva in mostra, in campo il riscontro non è mai stato completamente positivo. Tecnica sopraffina abbinata ad una buona rapidità di esecuzione: queste le caratteristiche che avevano letteralmente stregato il ds TARE convincendolo a puntare forte su di lui. Quello in cui il ragazzo sembra peccare però fa riferimento al comparto psicologico: la personalità, troppo fragile, e la fiducia nei proprio mezzi, che è evaporata dopo quel fatale errore dagli undici metri nella gara di andata contro il LUDOGORETS. Un brutto colpo, per lui e per la stessa LAZIO, con REJA che prima se l’è presa con lui perché non era il rigorista designato, poi lo ha “castigato” lasciandolo fuori per circa un mese (ha ritrovato il campo a metà marzo, nella vittoria esterna di CAGLIARI, subentrando a due minuti dal termine, ndr). Una mossa non solamente punitiva, ma atta a scuotere il giocatore per rimotivarlo, mentre Alberto BOLLINI lo prendeva sotto la sua ala protettrice impartendogli lezioni aggiuntive sulla tattica e la protezione della sfera.

NUOVA CHANCES? – “Bisogna stare attenti a Anderson che sta più sereno e tranquillo e mi sta dimostrando tanto. Spero di poterlo impiegare presto affinché ritrvi certe sicurezze. Ha grandi mezzi e grandi qualità“, ha ribadito REJA alla vigilia di LAZIO-SAMPDORIA, fornendo l’ennesimo attestato di fiducia nei suoi confronti. E, a ben vedere, il tecnico friulano era anche pronto a rilanciarlo se non fosse arrivata l’espulsione di BIGLIA a complicargli i piani: mandato a scaldarsi ad inizio ripresa, l’uscita forzata dell’ex Anderlecht ha costretto il mister a cambiare le sue strategie. Quello che è certo è che REJA ha conferito alla LAZIO una sua precisa identità di gioco, impostandola con un 4-3-3 arioso che esalta le qualità degli esterni. Ora l’allenatore scruta FELIPE ANDERSON e valuta: una squadra che gira alla perfezione potrebbe favorire la sua definitiva esplosione. Potrebbe essere lui il jolly da giocarsi in questo decisivo rush finale?

Daniele Gargiulo