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GAZZETTA DELLO SPORT. Perché gli arbitri preferiscono non fermarsi
«Io mi sarei comportato nella maniera opposta» giudizio del Tombo
GAZZETTA DELLO SPORT. Perché gli arbitri preferiscono non fermarsi
«Io mi sarei comportato nella maniera opposta» giudizio del Tombo
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(getty images)
Il punto fermo è uno: solo l’arbitro può interrompere il gioco. Si deve partire da qui per cercare di dare risposte ai mille interrogativi e ai mille dibattiti che si sono scatenati dopo il 2-0 dell’Udinese contro la Lazio e per capire come mai Bergonzi e i suoi colleghi, pur avendone la facoltà, preferiscono non interrompere quasi mai un’azione in presenza di un «fischio» partito dalle tribune, come riporta La Gazzetta dello Sport.
La discrezionalità è messa nera su bianco nella regola 5 che parla di «un’interferenza» come condizione necessaria per bloccare tutto e riprendere con una palla a due. E qui si rimanda alla prassi: di fischi che piovono dalle tribune se ne contano a decine in ogni partita. Iniziare a fermare il gioco potrebbe scatenare una reazione a catena, dove i tifosi si sostituiscono al direttore di gara quando gli avversari si avvicinano all’area e i giocatori potrebbero sentirsi autorizzati a sedersi a ogni suono sospetto.
La filosofia è chiara: per evitare confusioni, tifosi «cecchini» pronti a stoppare contropiedi pericolosi la stessa cosa è accaduta con i palloni gettati in campo all’improvviso: prima bisognava interrompere sempre, poi si è cambiato e ora spetta all’arbitro decidere di fermarla se ritiene che la palla sia in una zona del campo che dà fastidio e giudici intenti a sfogliare la margherita «interferenza sì, interferenza no», ecco che il comportamento di Bergonzi diventa la prassi. E i giocatori prima di fermarsi dovrebbero sempre assicurarsi che sia stato l’arbitro a fischiare. Come si insegna nelle giovanili.
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