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GOVERNATO: “Per questa Lazio meno polemiche e più amore. TARE? Fa il meglio che può”
“Oggi mi dedico alla scrittura la Lazio ce l’ho nel cuore. Direi sempre di sì perchè è un punto di riferimento importante, quello che sono lo devo alla Lazio…”.
NOTIZIE SS LAZIO- Un uomo d’altri tempi, una vita dedicata alla Lazio, in tutti i ruoli. Questo è Nello Governato, ex giocatore e dirigente biancoceleste. Un uomo di tempi che non ci sono più, quando il calcio era fatto di passione e sacrificio e di soldi ce ne erano molti meno. Governato si racconta ai microfoni di ‘Radiosei’. “Sono arrivato alla Lazio nel luglio ’61, sono rimasto come giocatore fino al ’72, era una Lazio abbastanza povera di soldi e di ambizioni, ma abbiamo avuto presidenti appassionati, gente che ha dato tanto a questa società. Anni meravigliosi, era una squadra giovane, con il pericolo costante di andare in B, anni non certo facili ma era anche un altro calcio. Nell’83 ho iniziato come direttore sportivo, ho incominciato con Chinaglia. E’ stata una persona molto importante per me, ho un ricordo molto caro di lui. Ho avuto la fortuna di percorrere la strada con Cragnotti, l’artefice della Lazio forse più grande, insieme a quella del 74, squadra che doveva avere di più. Con Cragnotti era un mondo diverso, con possibilità diverse, anche lì penso che si potesse avere di più”. Anni felici, che tutti i tifosi ricordano con grande affetto e nostalgia. Sentimenti che si rivedono in quelli di insofferenza verso la dirigenza attuale. “E’ un problema molto difficile da discutere, c’è stata questa bellissima iniziativa di dare il nome di Lovati all’Academy, un momento molto significativo. Parlo di Lazio, non del presidente, Formello è la Lazio anche se il padrone è un altro. Lovati fa parte di questa storia in una maniera meravigliosa. Vorrei avere qualcosa di più appassionato, sincero, vero, non promettere sempre cose che non si avverano o polemizzare. Cercare di amare la Lazio, non fare solo affari, manca probabilmente l’amore e la passione“. Quello del ds è un ruolo che ha subito dei mutamenti negli anni. “Il ruolo è diverso, io ho avuto la fortuna di avere un presidente unico, un uomo che accettava molto le idee dei suoi collaboratori, non poneva limiti alla sua disponibilità, non l’ho mai sentito arrabbiarsi con nessuno. E’ un formidabile presidente. Tare non lo conosco, ogni direttore rispecchia un po’ il suo presidente e quello che ti concede di fare, penso che cerchi di fare il meglio che può”. Un occhio alla stagione appena trascorsa, di certo non esaltante. “Questa squadra poteva fare di più, non conosco le motivazioni. Non so se è stata l’esaltazione della vittoria in Coppa Italia. La Lazio deve prendere soprattutto un paio di centrali difensivi, visto che Dias e Biava non ci saranno più Non riesco a capire perchè Marchetti sia dovuto scadere a riserva. Reja? La conferma di un allenatore va decisa solo da chi ci ha lavorato insieme, secondo me è una persona che dà affidamento, è saggio. E’ arrivato alla Lazio in due situazioni movimentate ed è riuscito a fare abbastanza bene. Se avrà una squadra più forte, da primi posti, sono convinto che farà meglio, sono sempre i giocatori a fare grandi gli allenatori”. Servirebbe magari una figura che funga da raccordo tra società e tifosi, una figura laziale, una figura come Governato. “Oggi mi dedico alla scrittura (ride, ndr), la Lazio ce l’ho nel cuore. Direi sempre di sì perchè è un punto di riferimento importante, quello che sono lo devo alla Lazio…”.
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