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Il CALCIOSCOMMESSE finisce nella sabbia
Il Fatto Quotidiano (L. Pisapia) – Mentre diminuiva il potere di Palazzi, aumentava a dismisura quello di Lotito, sovrano nei palazzi del calcio…
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – La montagna di atti giudiziari in possesso della Commissione Disciplinare della Figc ha partorito il classico topolino: 6 mesi di squalifica per Stefano Mauri per omessa denuncia e una multa di 40mila euro per la Lazio per responsabilità oggettiva. Lo scrive il Fatto Quotidiano. Prosciolti anche i giocatori rossoblù Milanetto (per cui erano stati chiesti 3 anni e 6 mesi), Benassi e Rosati, facendo decadere la responsabilità oggettiva del Genoa. Squalificati invece Gervasoni (2 mesi), Cassano (4), Ferrario (6) e Zamperini (2 anni), multando di 20mila euro il Lecce.
L’attesa era tutta per la sentenza sul caso Mauri e le sue possibili implicazioni politiche. Il presidente della Lazio Lotito, infatti, è ormai diventato uno dei più importanti dirigenti del calcio italiano. E l’elezione a presidente della Lega Calcio di Maurizio Beretta, avvenuta lo scorso gennaio spodestando il candidato di Juve, Inter e Roma, è stata la sua incoronazione. Per questo, il mondo pallonaro attendeva di conoscere se dopo un lunghissimo iter giudiziario potessero essere condannate la squadra del re e il suo più fedele scudiero.
Il 28 maggio 2012, Mauri è arrestato (e resta in carcere otto giorni) con l’accusa di “associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva”. Gli inquirenti ritengono che lui e il genoano Milanetto siano coinvolti, insieme a esponenti della criminalità organizzata, nelle combine dei risultati delle rispettive squadre. Con una lentezza pachidermica , la giustizia sportiva lo deferisce solo un anno dopo, il 10 luglio 2013, contestandogli la violazione dell’articolo 6 (scommesse) e dell’articolo 1 (lealtà sportiva) per le due partite di cui sopra. Nel frattempo il capitano biancoceleste continua a giocare nonostante le pesanti accuse.
Le prove sembrano solide: prima di Lazio-Genoa un vorticoso giro di telefonate tra Mauri, Milanetto, il titolare dell’agenzia di scommesse romana Aureli, il radiato Zamperini, il pentito Gervasoni e il latitante Hristiyan Ilievski, cui il giocatore laziale partecipa con una sim telefonica “coperta” intestata alla fidanzata di Aureli. Per Lecce-Lazio, invece, oltre a telefonate varie effettuate con la medesima sim, ci sono anche la visita di Zamperini e Ilievski a Formello e un versamento di 600mila euro effettuato dall’Ungheria ai giocatori del Lecce per perdere la partita.
Un simile impianto probatorio non è preso in considerazione dalla Disciplinare. Mauri viene punito solo per l’omessa denuncia per Lecce-Lazio. Nel caso di Lazio-Genoa arriva invece il pieno proscioglimento, “perlomeno allo stato degli atti”. Forse con riferimento al fatto che il processo di Cremona va avanti, per l’autunno è attesa la decisiva testimonianza di un mister X. I legali di Mauri annunciano il ricorso in appello, stesso discorso per il procuratore Palazzi.
Secondo il Fatto, questa sentenza quasi del tutto assolutoria vale però come un’ampiamente prevedibile “tana libera tutti”. Perché, dopo una partenza in quarta, in cui sono state pesantemente penalizzate anche società di Serie A (dai -6 di Atalanta e Siena ai -3 di Novara) e giocatori noti (vedi Beppe Signori, Cristiano Doni e Luigi Sartor oltre al tecnico juventino Antonio Conte) qualcosa è cambiato. A partire dalla riduzione della squalifica di Conte, fino alla decisione di annullare in appello le squalifiche di 2 punti per il Napoli e di sei mesi per il suo capitano Cannavaro.
Una chiara inversione di rotta e un diverso atteggiamento nei confronti delle requisitorie di Palazzi: all’inizio osannato, poi entrato sempre più nell’occhio del ciclone. Eppure la vicenda Mauri parrebbe ben più grave di quelle che hanno visto coinvolte Conte e il Napoli, presentando collegamenti con elementi della criminalità organizzata che anche la sentenza della giustizia sportiva non ha escluso.
Senza che tra le due cose ci sia alcun collegamento diretto, resta doveroso constatare come proprio mentre diminuiva il potere di Palazzi – scrive ancora il quotidiano di via Valadier – aumentasse a dismisura quello del presidente della Lazio, vero e proprio sovrano nei palazzi del calcio. E forse ricordare che per un altro imperatore si è dovuto aspettare quasi trent’anni, perché la giustizia facesse il suo corso.
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