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IL CORRIERE DELLO SPORT. Il ricordo: Nedved-show elimina l’Italia. La Lazio brucia la concorrenza e lo fa subito suo
Uno stralcio dell’articolo de Il Corriere dello Sport. Il colpo del luglio 1996: i biancocelesti prendono la ‘Furia Ceka’
IL CORRIERE DELLO SPORT. Il ricordo: Nedved-show elimina l’Italia. La Lazio brucia la concorrenza e lo fa subito suo
Uno stralcio dell’articolo de Il Corriere dello Sport. Il colpo del luglio 1996: i biancocelesti prendono la ‘Furia Ceka’
La storia comincia, almeno per noi, in un elettrico pomeriggio di Liverpool. Europei d’Inghilterra, giugno 1996: il granitico Sacchi, ostinato, nazionale ct, ribadendo incrollabile fede, proclamata stentoreo da sempre, nei supremi dettami del gioco, stravolgeva meccanismi collaudati di squadra nell’affrontare, al dunque forse snobbandola, l’avversaria Repubblica Ceca. Fra le fila dei rossi boemi un biondino guizzante e vivace infilzava assai presto gli azzurri, sospingendoli all’eliminazione ma guidando i compagni alla gloria. Indefesso, saettante e pugnace, il folletto di Cheb trascinava con lo sprone incalzante i colleghi, poi, alle soglie del trionfo finale. Nedved era da tempo spiato, nelle imprese sui campi di casa, da silenti segugi laziali, sguinzagliati da un suo compatriota: Zeman, guru allora del club di Formello, già ne aveva esaltato le doti, caldeggiando a Cragnotti l’acquisto. L’esplosione, nel continentale, maestoso contesto, ne accresceva ovviamente il valore, inducendo il patron biancoceleste ad un’asta non proprio indolore: superando le offerte olandesi, acquisiva il ragazzo alla causa. Erede, nel disbrigo del ruolo di spola, di Winter, apprezzato nonché tecnico e assiduo cursore, il dinamico Pavel esibiva dedizione assoluta, pura classe genuina, arrembanti spunti continui e un gran cuore. Fiondava da ogni dove rabbioso, verso trepidanti portieri, col mancino squassante, infiammando di amore struggente e di sogni, finalmente intensi ed arditi, i tifosi. […]
Frizzante e onnipresente, calamitava sperticati consensi, convogliando, in virtù di frenetiche movenze, accentuate dalla fluente, ondeggiante chioma paglierina, sulle sue gesta attenzione universale. Alfiere generoso, spavaldo e travolgente delle insegne dell’Aquila dei massimi primati, venne insignito dal popolo adorante, per ardore, passione e baldanza dispensati, del nome di battaglia, esclusivo e ruggente, “Furia Ceka”.
Rammentava, ai fan biancocelesti più attempati, quanto a estro creativo, lestezza di riflessi, aurea capigliatura e frequenza di felici inserimenti e conclusioni, un beniamino giammai rimosso né più dimenticato: Selmosson, sfavillante svedese, che illuminava, soave ed intrigante, nel corso dei beati anni cinquanta, come un “Raggio di Luna” delizioso, il manto verde del nuovo Stadio Olimpico romano. L’addio di entrambi costituì, a distanza abissale di decenni, per la gente laziale un colpo strappacuore: […]
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