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IL CORRIERE DELLO SPORT. ZEMAN: «Reja cambia troppo Lucho fa il suo calcio»

Una sintesi dell’articolo del Corriere dello Sport

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Sulla panchina della Roma c’è sta­to un periodo in cui lei ne ha persi quattro. Come si senti­va? E cosa consiglierebbe a Reja che è in quella stessa situazione?

«Deve pregare per vincere, ma lo dico soprattutto per i tifosi. C’è tanta passione, tanto tifo e per i tifosi è im­portante. Quell’anno siamo arrivati davanti alla Lazio che aveva una squadra im­portante. Ho perso qualche tifosodaa’Roma ma ho ac­quistato qualche tifosodaa’

Lazio».

Come valuta il lavoro di Luis Enrique e Reja?

«La mia è una valutazione tecnica. Luis Enrique è ve­nuto in Italia e cerca di pro­porre il suo calcio fatto dipossesso palla; Reja cambia troppo spesso i moduli, una volta Hernanes gioca al cen­tro, un’altra volta a sinistra e poi non è abituato a lottare per lo scudetto, questo dice la sua lunga carriera».

Lei è passato alla storia del derby come l’allenatore che disse:“Per me il derby è una partita come le altre”.Ne è ancora convinto?

«Sì. Da allenatore devo cer­care di mettere a proprio agio la squadra; ci sono sem­pre troppe pressioni e infat­ti il derby non è mai stata una bella partita, giocata se­condo le potenzialità delle due squadre. In un derby è meglio guardare gli spalti che il campo: lo spettacolo vero è in tribuna».

Sabatini, nei giorni scorsi, ha dichiarato di non rinne­gare il suo passato laziale e per questo è stato criticatis­simo. Che ne pensa?

«Ha detto quello che pensa­va. Io come allenatore sono rimasto legato a tutte le squadre che ho allenato. Dalla Lazio sono passato al­la Roma senza traumi».

Come c’è riuscito? In una città umorale come Roma sembra un miracolo.

«Non so la lettura che si può dare a questo fatto. So che i laziali non ce l’hanno con me, mentre i romanisti mi hanno accettato, forse per­ché c’erano quei 4 mesi di parentesi in mezzo».

Cosa la lega più alla capita­le?

«Ormai la sento come la mia città, ci vivo da 16 anni. An­che se non ci sto tanto, ci sto bene».

E’ lecito chiederle per chi farà il tifo?

«Non faccio il tifo, mi augu­ro solo che la gente si diver­ta ».

Dicono che Rossi non potrà mai essere l’allenatore del­la Roma perché una volta ha festeggiato una vittoria tuf­fandosi nel Fontanone al Gianicolo. Che ne pensa?

«Non decidono i tifosi, ma di sicuro i tifosi della Roma non se lo dimenticano».

Lei avrebbe fatto quel tuffo?

«Io no, anche se sono inse­gnante di nuoto».

Nel suo tridente, Totti gioca­va all’ala sinistra. Oggi dove lo farebbe giocare?

«Per me può giocare in tutte le posizioni di attacco e cen­trocampo. Forse poteva co­prire anche prima la posizio­neattuale, ma doveva essere inserito in una squadra orga­nizzata diversamente. Il ruo­lo di centravanti gli ha fatto male: ha segnato di più, ma se restava all’ala avrebbe avuto meno infortuni. Che poi l’hanno condizionato».

Ha ancora un futuro davan­ti a sé?

«Per me Totti è ancora il più bravo giocatore d’Italia».

Che differenza c’è tra il suo 4-3-3 e quello di Luis Enri­que?

«Lui punta sul possesso pal­la, io non lo faccio perché… non ho pazienza: sarà una questione di carattere, ma voglio arrivare subito in por­ta ».

Che ne pensa degli america­ni che hanno acquistato la Roma?

«Sono abituato al calcio vec­chio: per me il presidente deve essere il primo tifoso della squadra e un appassio­nato, deve aver vissuto die­tro la squadra per tanto tem­po. Questa mi sembra troppo un’operazione economica. Non è il mio ideale. Anche se oggi per fare calcio ci voglio­no soldi».

Lotito che presidente è?

«Non so se Lotito era tifoso della Lazio».

Ha più sentito Signori dopo la bufera delle scommesse?

«Sì, anche un paio di setti­mane fa. Era abbattuto, di­spiaciuto, ma continuava adirmi che non c’entra niente. Mi è dispiaciuto molto: quando giocava era di esem­pio per i ragazzi, a Foggia era figlio della città, gli vole­vano bene tutti, rovinarsi l’immagine così… Sì, è vero, il gioco gli è sempre piaciuto, scommetteva su tutto, anche sul fatto di riuscire a colpire la traversa da centrocampo. Ma io non ce lo vedo in mez­zo a storie losche».

E si aspettava che Baiano di­ventasse allenatore?

«Mi aspettavo che rimanesse nel calcio, è nato con il pallo­ne ai piedi e poi è un ragazzo simpatico: se non fa calcio, non fa niente».

E’ vero che due anni fa lei è stato vicino alla Lazio?

«Vicino nel senso che la col­lina Fleming dove abito è a due passi da Formello?».

No. Vicino nel senso di pan­china.

«Se n’è parlato, ma più voi giornalisti che gli altri. Co­munque se n’è parlato».

Tornerebbe alla Roma o alla Lazio?

«Iosareidisponibile».

Dicono che Matuzalem sia uno dei suoi giocatori prefe­riti di questa Lazio.

«E’ vero. L’ho avuto a Napo­li. Mi aspettavo che diven­tasse il perno anche della Se­leçao, aveva i mezzi e il ca­rattere. Si è fermato per col­pa dell’infortunio».

Nel suo 4-3-3 Hernanes dove giocherebbe?

«Per me è un centrocampi­sta, non ha un passo da ester­no ».

E’ uno dei più grandi gioca­tori della Serie A?

«Se è uno dei più grandi lo deve far vedere prendendo in mano la squadra. Per me non è ancora grande, ma ha le qualità per diventarlo».

Come avrebbe gestito un ta­lento come Zarate?

«Zarate è il giocatore ideale per me».

Non giocava per la squadra, così dicevano nella Lazio.

«Già, si diceva che non pas­sava la palla, ma se si conta­no gli assist ha fatto fare più gol lui di tanti altri».

Ci può stare un paragone con Beppe Signori?

«Sì,cipuòstare».

Scelga il centrocampo e il tridente preferiti mischian­do la sua Roma e la sua La­zio.

«A centrocampo Fuser, Di Biagio e Winter; in attacco Totti, Casiraghi e Signori».

Nel prossimo derby peserà di più l’assenza di Klose o quella di Totti?

«Pesa di più Totti: i grandi giocatori influenzano di più, trascinano la squadra; e lui sa leggere la partita. Klose mi piace molto, ma è un fi­nalizzatore ».

Di Osvaldo romanista che giudizio può dare? Prandelli lo ha elogiato…

«Però lo faceva giocare poco a Firenze. La verità è che da giovane aveva dei problemi, si arrabbiava sempre. Ora è più maturo».

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