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IL MESSAGGERO. L’occasione di SuperMarius

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IL MESSAGGERO. L’occasione di SuperMarius

Il difensore lituano sta convincendo tutti dopo essere arrivato in estate tra lo scietticismo generale.

(getty images)

L’angelo biondo ha zittito gli scettici e ha spiccato il volo. A Edy Reja ogni tanto piace chiamarlo così, Marius Stankevicius. Un ragazzo educato e per bene, uno a cui non manca mai la battuta, nonostante sembri uno piuttosto serioso e ricordi quasi Lurch (il mitico maggiordomo della Famiglia Addams), visto che a Genova, ai tempi della Sampdoria, qualcuno, pare Cassano, per prenderlo un po’ in giro lo accostava al personaggio televisivo in questione. Lui, Marius, non se la prendeva affatto perché è un tipo a cui piace scherzare e fare scherzi. Un calciatore che ha girato tanto nella sua carriera, poliglotta (sono ben cinque le lingue che conosce: russo, lituano, inglese, spagnolo e italiano), ma soprattutto un uomo riservato che appena finisce gli allenamenti monta in macchina e corre a casa dalla famiglia, aumentata di un’unità tre settimane fa, con l’ultimo dei tre figli nato nella capitale. Davvero curiosa la storia di questo ragazzo, cresciuto a Kaunas in Lituania, dove lo sport principale, più amato, seguito e dove soprattutto vengono investiti soldi è il basket, non certo il calcio. Lui non si è dato per vinto, giocava a pallone e allo stesso tempo studiava, tanto che alla fine sono arrivate le prime soddisfazioni con l’Ekranas, la sua prima squadra. E poi da lì la nazionale e l’Italia, il Brescia di Mazzone come prima tappa. Fu proprio Carletto, uno dei primi a credere nel lituano. Poi vennero Zeman e anche Serse Cosmi che Marius rivedrà con piacere domani sera a Lecce. Furono questi tre i principali tecnici con cui è cresciuto Stankevicius, affermandosi in più ruoli come terzino destro e sinistro, centrale difensivo, centrocampista davanti alla difesa e addirittura attaccante. Fu anche da loro, Mazzone e Cosmi, che si specializzò nel tirare così lontano i falli laterali. La sua rimessa è quasi un calcio d’angolo.
Le esperienze al Siviglia e al Valencia l’hanno fatto maturare ulteriormente. In Spagna ha imparato a non buttare mai via la palla anzi a giocarla sempre, ed è questo aspetto che piace tanto a Reja. Pensare che l’anno scorso in Liga fu premiato come miglior difensore straniero, tanto che il Valencia, con pochi soldi a disposizione, aveva trovato l’accordo con la Sampdoria per rinnovare il prestito di un altro anno. Il ds Tare, con un blitz in Sardegna si è intromesso nella trattativa tra gli spagnoli e la Samp, ha convinto prima il giocatore e poi il club blucerchiato pagando il cartellino 800.000 euro.
Ebbene, domani a Lecce per la quarta volta di fila toccherà ancora al gigante lituano guidare il reparto arretrato biancoceleste. Per SuperMarius, come l’ha ribattezzato qualche tifoso, o più semplicemente Stanke, come lo chiamano i compagni di squadra, si tratta di una bella rivincita. Questa estate quando venne annunciato il suo acquisto, l’ultimo dei sette giocatori comprati da Claudio Lotito, più di qualcuno storse la bocca. Anche lo stesso tecnico biancoceleste non era granché convinto. Per motivi legati alle sue condizioni fisiche, inoltre, a fine agosto l’allenatore decise addirittura di non inserirlo nella lista Uefa per far posto a Zauri. Una decisione di cui si è naturalmente pentito.
La gara che, in un certo senso, ha stregato Reja è stata quella di Firenze, dove Stanke ha giocato al fianco di Dias (per Edy la futura coppia titolare perché i due sono bravi a far ripartire l’azione), mostrando sicurezza, tecnica e grande esperienza. Da lì è stato un crescendo, nonostante la piccola sbavatura con il Catania che costò il pareggio. L’unica gioia che gli manca è il primo gol con la maglia della Lazio. Il tempo c’è.

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