INTERVISTE
Massimo Maestrelli: “Papà un uomo libero. La sua Lazio era unica”
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Massimo Maestrelli, figlio Tommaso, allenatore del primo Scudetto della Lazio, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole.
L’intervista di Massimo Maestrelli
“Il percorso di mio padre è stato particolare. Ovunque sia andato è stato capace di lasciare il segno. In pochi restano davvero nel cuore della gente come lui. È qualcosa di più grande”.
Sul periodo a Roma.
“A Roma girava con l’Alfa Romeo 1750, i giocatori lo prendevano in giro. Wilson aveva la Rolls Royce, D’Amico il Mercedes Pagoda, non le parcheggiavano vicino alla sua perché dicevano che prendevano il tetano. Non era legato alle cose materiali e lo dimostrava con i fatti. A D’Amico che era ragazzino tolse le chiavi della macchina e sospese lo stipendio per insegnargli a non alzare troppo la cresta”.
I giocatori lo ascoltavano?
“Sempre. E volevano dimostrargli di essere migliori degli altri. Soprattutto alla Lazio erano in perenne conflitto e lui non li ha mai fermati. Diceva che nella libertà di espressione anche dei propri difetti scocca la scintilla, le forti personalità si devono scontrare per tirar fuori il meglio e il peggio di loro”.
L’aggettivo che più lo rappresenta?
“Era libero”.
In tanti venivano a casa vostra.
“Chinaglia era sempre da noi. Avevano un rapporto bellissimo, faceva parte della famiglia”.
Alla Lazio teneva tantissimo.
“Poteva morire durante la prima operazione, ma è rimasto in vita per salvare la squadra: la gara che ha deciso la permanenza in A, quella di Como, è stata ancora più bella dello scudetto. Penso abbia dato la sua vita per salvare la Lazio”.
Non ha vissuto la morte di Re Cecconi.
“Sarebbe impazzito, si sarebbe fatto anche dei sensi di colpa”.
Ha messo a disposizione di Baroni la giacca di suo padre. Perché?
“Ho detto che mi auguravo che per una partita importante la potesse utilizzare lui e si è sentito parte della famiglia. Non l’avevo mai fatto, io sono molto istintivo”.
Con gli altri allenatori della Lazio ha legato?
“In tutti ho cercato di vedere qualcosa di babbo. Sarri ha la struttura dell’uomo, forte, con i suoi ideali; Baroni la leggerezza, il gioco piacevole; Eriksson la dolcezza, la disponibilità; Inzaghi il rapporto con i giocatori, con molti strettissimo”.
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