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Simone Inzaghi, la Lazio nel destino: “Bellissima sensazione, iniziamo a lavorare”. Poi su Pippo…
NOTIZIE LAZIO – Il neo-tecnico: “Compleanno e primo allenamento, i ragazzi sono disponibili”…
NOTIZIE LAZIO – “È una sensazione bellissima, compleanno e primo allenamento. È un momento un po’ cosi, ma ho visto massima disponibilità da parte dei ragazzi. Non c’è nessun problema, ora dobbiamo cominciare a lavorare! Sono pronto!”. Arrivano le prime parole del nuovo tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ai microfoni di Lazio Style Radio 89.3, a pochi minuti dall’inizio del primo allenamento da Norcia. Il nuovo tecnico della Lazio è poi intervenuto anche ai microfoni di sofoot.com rilasciando una lunga intervista sulla sua carriera da calciatore.
Al primo anno in Serie A hai segnato 15 gol, un gran bel debutto…
“Ricordo che eravamo una squadra fatta di soli italiani. In panchina c’era Giuseppe Materazzi, padre di Marco, devo molto a lui. Ha avuto tanto fiducia in me, abbiamo sempre un avuto un ottimo rapporto. Il mio esordio fu proprio contro la Lazio, la squadra che di lì a breve sarebbe entrata a far parte della mia carriera, un bel segno del destino”.
L’anno dopo sei subito passato alla Lazio…
“Al mio arrivo alla Lazio ero un po’ preoccupato perché dovevo sostituire Christian Vieri, non uno qualsiasi. La Lazio aveva appena fatto una grande stagione, vincendo diversi trofei. Ricordo la Supercoppa Europea contro il Manchester United, sono dovuto uscire dopo essermi rotto il naso. Poi Salas mi sostituì e segnò il gol vittoria. Quella stagione realizzai 19 reti: sette in campionato, nove in Champions League e tre in Coppa Italia. E pensare che ho avuto anche dei problemi quell’anno, solo da gennaio in poi sono riuscito a giocare regolarmente”.
In quella stagione tu e Pippo vi siete ritrovati in Nazionale…
“La prima volta che ho giocato con mio fratello in Nazionale è stata in un’amichevole a Barcellona contro la Spagna. In panchina c’era Zoff. Pochi mesi dopo ci siamo ritrovati in amichevole contro l’Inghilterra, con Trapattoni allenatore. Sono entrato al posto di Del Piero e con Pippo abbiamo formato l’attacco della Nazionale per dieci minuti. Una soddisfazione incredibile, ma credo che i più felici fossero i nostri genitori. Abbiamo anche avuto il tempo di fare qualche azione prima che venisse sostituito con Delvecchio. Io e Pippo non abbiamo mai avuto la chance di stare nello stesso club. Peccato, saremmo potuti essere un bella coppia visto che non abbiamo lo stesso stile di gioco. Lui stava molto nell’area di rigore, era una volpe, per questo ha segnato il triplo di me”.
A 34 anni hai appeso gli scarpini al chiodo. Come mai così presto?
“Ho iniziato ad avere grossi problemi fisici, in particolare alla schiena. Dai 24 anni in poi ho giocato poco, credo fosse destino. Sono contento di quello che ho fatto, ora che ho smesso con i grandi sforzi la mia schiena mi lascia in pace. Quando mi sono ritirato avevo già raggiunto un accordo con Lotito e Tare per fare l’allenatore nelle giovanili della Lazio. Prima di arrivare in A ho vinto tre titoli con la Primavera, due Coppe Italia e una Supercoppa. Oltre a una finale Scudetto. Tutto è andato molto bene”.
Ci dai notizie di Pippo?
“Si è preso un anno di pausa. Sta continuando a studiare e si sta preparando per riprendere posto in panchina il prossimo anno. Speriamo che entrambi possiamo avere una bella carriera da allenatore”.
Da attaccante, come ti spieghi che sia Maccarone l’italiano più prolifico della Serie A?
“Ci sono molti stranieri, penso che questo sia il problema principale del nostro calcio. L’attaccante della Nazionale, Pellè, ha dovuto lasciare l’Italia. C’è qualcosa che non va, dobbiamo investire nei nostri settori giovanili. E soprattuto investire sugli italiani più che sugli stranieri”.
Gli “Inzaghi” sono in via di estinzione?
“In parte è vero. C’era Paloschi in Serie A che è andato a giocare allo Swansea questo inverno per trovare la felicità”.
Tuo fratello Pippo è stato uno dei più grandi goleador della Champions League, è geloso dei tuoi 4 gol segnati nella sua competizione preferita?
“Assolutamente no, al contrario è contento che abbia stabilito io questo record (poi battuto da Messi e Luiz Adriano che hanno segnato 5 gol in una sola partita di Champions, ndr). Lui ci è andato vicino contro il Deportivo de La Coruña nel 2002, ha segnato una tripletta e ha colpito una traversa. Ma potete immaginare due Inzaghi con lo stesso record? Io resto l’unico italiano ad aver segnato quattro gol in una partita di Champions League. Ricordo sempre questo prima con orgolio e amo parlarne!”.
Come ti eri preparato alla partita col Marsiglia?
“Come sempre. Per noi era una partita decisiva, una vittoria ci avrebbe consentito di tenere viva la speranza di accedere ai quarti di finale. Affrontammo il Marsiglia che non stava attraversando un grande momento, in campionato era a un punto dalla zona retrocessione”.
Ti ricordi i nomi dei malcapitati difensori del Marsiglia?
“Ricordo Abardonado e Porato in porta. Poi c’era Pires e De la Peña che era in prestito dalla Lazio. Gli altri non li ricordo…”.
Porato ti parò anche un rigore…
“L’avevo calciato bene ma fece una grane parata. Avrei potuto segnare cinque gol, questo è il paradosso: ho fatto un record ma ho il rimpianto di non aver fatto meglio”.
Hai fatto altri poker in carriera?
“Tra i professinisti sì, nelle giovanili mi era già capitato. In Serie A ho segnato una tripletta col Piacenza nel derby contro il Bologna”.
Hai dei fan a Marsiglia dopo quei 4 gol?
“Spesso trascorro le mie vacanze ad Antibes sulla Costa Azzurra e alcuni mi riconoscono, è sempre una cosa che fa piacere”.
Torniamo alle origini, tu e Pippo siete “malati” di calcio sin da bambini...
“Leggevamo ogni giorno la Gazzetta dello Sport, passavamo il tempo a leggere le formazioni. Siamo cresciuti a San Nicolò, un piccolo borgo a 5 minuti da Piacenza. Proprio a Piacenza abbiamo iniziato a giocare nelle giovanili fino ad arrivare in prima squadra, lui in Serie B e io in Serie A“.
Filippo era il tuo modello?
“Assolutamente, è stato sempre la mia ispirazione. Non solo quando ero un bambino, ma quando sono diventato un calciatore”.
Quanto è stata dura emergere giocando in Serie C1 con Carpi e Brescello e con il Lumezzane in C2?
“Mi trovai di fronte difensori tosti, grezzi. Ho lavorato tanto e dalla C1 sono passato direttamente in Serie A, a differenza di Pippo che ha giocato alcuni anni in Serie B”.
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