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CASSANO VS. KEITA, genio e sregolatezza di due predestinati sopra le righe. Imparare dalle ‘cassanate’…

PARMA-LAZIO, IL FACCIA A FACCIA – Stagioni fino a questo momento opposte per i due talenti, divisi da ben 12 anni di età…

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PARMA-LAZIO, IL FACCIA A FACCIA – Un match dai mille significati quello che domenica pomeriggio al ‘Tardini‘ va in scena tra PARMA e LAZIO, separate da 14 punti in classifica ma in un certo qual modo in una situazione assai simile. Sarà necessario rialzarsi dopo una striscia di risultati negativi troppo lunga per gli obiettivi di entrambe le squadre; i gialloblu devono riscattarsi davanti al proprio pubblico e provare a cominciare a correre verso una salvezza che ad ora sembra utopia, i biancazzurri arrivano da tre match senza vittorie e non possono permettersi altri passi falsi e perdere ulteriore contatto dalla zona europea. Per questo sia PIOLI che DONADONI si affideranno ai lampi di classe di KEITA e CASSANO.

UN SENATORE E UN DEPUTATO – Per la verità sicuro del posto nella sfida della quattordicesima di campionato c’é solo CASSANO, in quanto il talentino spagnolo si giocherà la casella lasciata libera dall’infortunio di Candreva, fino alla fine con il collega Felipe Anderson. Il brasiliano sembra in vantaggio dopo il ‘golazo’ martedì in Coppa Italia, ma l’ex Barcellona se resterà in panchina, rappresenterà la vera arma di Pioli a partita in corso proprio per la sua imprevedibilità. Uno ha tanto da imparare dall’altro: Cassano è il re degli assist, dei traversoni col contagiri, della rifinitura; Keita invece deve migliorare tantissimo proprio sotto quell’aspetto, ancora molto impreciso. I colpi di certo non gli mancano, la base di qualità c’é, lui che è un enfant prodige proprio come lo è stato Antonio. Gli albori del fenomeno di Bari Vecchia sono noti un po’ a tutti, dalla strada al celebre magnifico gol segnato all’Inter dopo un elegante controllo di tacco il 18 dicembre del 1999 al ‘San Nicola’, precisamente quindici anni fa. Un predestinato, un po’ come ‘Keitinha’ la Maravilla come viene chiamato il Balde giovane biancoceleste. La loro stagione fino a questo momento è stata opposta a livello individuale, ma domenica possono fare la differenza entrambi. Antonio è stato sempre titolare e in campo ad eccezione della prima giornata contro il Cesena, che è stata solo la prima delle undici sconfitte in tredici gare del Parma: uno score da brividi, con le uniche due vittorie contro Chievo e Inter a fare da piacevole episodio. Un episodio appunto, ma Cassano è stato l’unico bagliore nella buia stagione gialloblu fino a questo punto: per lui cinque gol e due assist, il vero faro dell’attacco. Antonio gioca sempre più centrale liberando il suo fiuto del gol comunque sempre molto ispirato. Molte delle speranze di questo Parma in crisi nera sotto tutti gli aspetti, si caricano sulle sue spalle, meglio sui suoi piedi. Da uno che ormai è un vero e proprio senatore del calcio italiano a quello che per il momento è ancora solo un deputato. Dopo la maglia da titolare dell’anno scorso Keita ha subito un’involuzione soprattutto dal punto di vista caratteriale. L‘infortunio non ha aiutato, ora è tornato ma alle spalle di capitan Mauri, deve lottare per tornare ad essere decisivo e fondamentale per questa squadra. La concorrenza è tanta, a partire da quella con Anderson, ma la Lazio ha bisogno delle sue giocate.

GENIO E SREGOLATEZZA, LE CASSANATE – Oltre alla classe cristallina innata i due hanno in comune un qualcosa che spesso può invalidare le capacità tecniche. Parliamo dell’aspetto mentale ovviamente, del carattere, diciamo fumantino. L’attaccante del Parma ha permesso di coniare addirittura un nuovo termine, la famosa ‘cassanata’, che sta a descrivere un gesto sopra le righe e spesso un po’ sciocco. La prima in assoluto risale forse ai tempi dell‘under 21 quando lasciò il ritiro dopo una panchina mal digerita, ma indimenticabili sono le sue esultanze ‘ammazza-bandierine’ ai tempi della Roma, ma soprattutto i rapporti molto complicati con praticamente tutti gli allenatori giallorosi del periodo, da Capello a Del Neri (entrambi destinatari di qualche ‘vaffa‘) fino a Spalletti, con il picco delle corna rivolte all’arbitro Rosetti che lo aveva espulso. Un rapporto ormai rovinato con la piazza romanista, poi di nuovo Capello al Real Madrid (un’esperienza iniziata col gol) dove Antonio si esibisce in un’imitazione esilarante a bordocampo del proprio allenatore e il rapporto non decolla neanche questa volta. Poi l’occasione alla Sampdoria dove ‘El Pibe de Bari’ si rilancia insieme a Pazzini ma poi Antonio ci ricasca il 2 marzo 2008 nel match col Torino, quando viene ammonito da Pierpaoli, proteste troppo vivaci e il secondo cartellino che arriva in un baleno. Antonio non ci sta e qui il famosissimo lancio della maglia agli indirizzi del direttore di gara con tanto di appuntamento ‘galante’ nel postpartita (“Ci vediamo dopo”, promette Cassano). Una bravata che lo tiene fuori cinque giornate per squalifica, poi la lite col tecnico Del Neri che gli costa altre sei giornate di stop forzato per terminare ‘in bellezza’ con la discussione col presidente Garrone. Il campo però gli dà sempre ragione e il Milan decide di dargli fiducia, in rossonero va bene ma stavolta sono i problemi al cuore con la relativa operazione a fermarlo. Una stagione che si conclude con lo scambio messo in piedi con l’Inter tra lui e Cassano: anche in questo caso Antonio non le manda a dire prendendosela con Galliani (“Mi ha preso in giro, dice ma non promette, tanto fumo e poco arrosto”), nella conferenza stampa di presentazione. C’è tempo anche per una frecciatina alla Juve (“Sono solo soldatini”) e per una lite con Stramaccioni in nerazzurro: insomma Cassano non ha mai avuto peli sulla lingua e non si è mai fatto mancare niente, anche se poi il matrimonio e soprattutto la paternità insieme all’ambiente tranquillo di Parma lo hanno poi finalmente ammorbidito, almeno fino ad ora.

IMPARARE DAGLI ERRORI – Di certo Keita non è paragonabile alla carriera e alle uscite del collega gialloblu, ma da lui deve prendere esempio. Almeno se vuole davvero diventare un giocatore di livello internazionale, la testa fa sul serio la differenza. Cassano ha avuto tanto dal calcio così come tanto ha anche dato, arrivato a 32 anni anche con la gioia di aver giocato un Mondiale, uno degli obiettivi mancanti della sua carriera anche se i risultati non sono stati esaltanti nella spedizione azzurra in Brasile. Keita viene da un periodo decisamente complicato dal quale si sta comunque riprendendo, in primis al livello psicologico. Lo spagnolo deve crescere con la testa prima ancora che tecnicamente, avere la mentalità da campione che è quella che fa la differenza. Per questo bisogna eliminare del tutto qualsiasi tipo di malcontento; l’incidente con la Lamborghini in piena notte e in pieno infortunio costituisce una delle azioni da non ripetere: ci vogliono umiltà, testa bassa e lavoro sodo. Per fortuna da quando lo spagnolo di origini senegalesi è tornato in campo sembra aver compreso questi propositi e alcune parole condivise sui social potrebbero essere un inizio verso la strada giusta da percorrere. Anche se si sa, tra il twittare e il fare, c’é di mezzo il mare!

I PRECEDENTI – Per Antonio Cassano la LAZIO è la seconda formazione più affrontata nella sua carriera, con ben 24 incroci (uno meno dell’Udinese), di cui quattro in Coppa Italia, e lo score è in sostanziale equilibrio con 7 vittorie, 8 pareggi e 9 sconfitte da parte di ‘Fantantonio’. Nel periodo giallorosso Cassano ha avuto l’onore di calcare il campo in sette derby vincendone due, con quattro pareggi e una sconfitta, andando a segno due volte (tra cui il celebre derby del 6 gennaio 2005). In totale le reti segnate ai biancocelesti sono sette, insieme a un assist. Di contro il Parma e il ‘Tardini’ evocano ricordi dolcissimi a Keita, che in quello stadio ha messo a segno il primo gol con la maglia della Lazio il 10 novembre 2013 con un gol bellissimo al minuto 50 (il match terminò 1-1).

Francesco Iucca

TWITTER: @francescoiucca

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