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Storia di un campione e dei suoi derby: per i laziali saranno sempre ‘Klose da pazzi’
KLOSE-DAY – Andiamo a ripercorrere due delle tappe più emozionanti della sua avventura con i biancocelesti…
KLOSE-DAY – Indimenticabile. L’aggettivo che, più di ogni altro, descriverebbe al meglio cinque anni d’amore tra un immenso Campione e la sua Curva. Oggi il popolo laziale, seduto mestamente sugli spalti dell’Olimpico, assisterà all’atto finale dell’avventura in biancoceleste di Miroslav Klose. Chissà quanti ricordi balzeranno alla mente di chi lo vedrà con l’aquila sul petto per l’ultima volta: in particolare due flashback, più vividi che mai. Quei derby che hanno segnato la sua storia ma anche quella della Lazio.
“Il derby di Roma è unico, non si può paragonare a niente: se riesci a vincerlo, il premio è vedere gente che sorride a Formello. E’ per questo che si gioca a calcio…per rendere felici le persone”.
93° MINUTO : ‘KLOSE MIT UNS’ – “Rete! Rete incredibile, proprio lui!“, commentava un Sandro Piccinini quasi incredulo. Inizia così all’Olimpico, il 16 ottobre 2011, il ‘Mi-romanzo’. La prima vera soddisfazione del campione del mondo di Opole con la casacca biancoceleste arriva proprio contro i giallorossi: il suo lampo al 93′ vale molto più che un semplice gol. E’ la vittoria dopo cinque sconfitte consecutive contro la Roma, che scaccia un incubo interminabile. Il Panzer che corre sotto la Nord diventa il simbolo di una notte magica: un colpo di fulmine, quello con i supporters capitolini, che non tarderà a diventare vero amore. Per il beniamino, spunta pure lo striscione che recita in tedesco ‘Klose mit uns’ (‘Klose è con noi’). Il feeling con il derby continuerà anche nelle successive stracittadine: l’11 novembre 2012 è ancora lui a segnare il momentaneo 2-1, in quello del 4 marzo si guadagnerà espulsione di Stekelenburg e rigore.
26 MAGGIO, E’ APOTE-KLOSE – Tra i protagonisti della partita scritta negli annali e passata alla storia come “La Coppa in faccia” c’è anche lui, Miro. Dopo appena 3 minuti di gioco è proprio l’aquila numero 11 ad andare vicina al gol. Al 35′ ci riprova per poi, nel secondo tempo, mancare d’un soffio la deviazione vincente su un cross di Mauri. Contribuisce così in 90 minuti a realizzare l’incubo dei cugini, il sogno del popolo laziale: i suoi occhi di ghiaccio esultano e si commuovono mentre risuonano le note della canzone di Rino Gaetano “Ma il cielo è sempre più blu“. Quel pomeriggio di fine maggio sarà delirio biancoceleste: ventitremila voci accompagnano, insieme a “Morning Glory” degli Oasis, gli eroi verso il trofeo. Sfila, fiero, davanti agli avversari attoniti: Klose, l’uomo che ha scritto una delle pagine più belle, si erge così ad erede dell’aquila, tatuandosela indelebilmente sul petto.
“Questa vittoria non è paragonabile a nessun’altra: la dedico ai tifosi, alla Lazio e a tutto lo staff biancoceleste”.
Il ragazzino di 38 anni, giunto a Roma per rilanciarsi, domenica lascerà l’Olimpico da vincitore. Chissà quanti, dopo il suo arrivo nella Capitale, ci avrebbero davvero scommesso. Inobliabile per garbo, pacatezza, rispetto dei compagni e degli avversari: dal canto suo, nella Lazio, Miro ha trovato la casa, l’opportunità, la rivalsa. Un’esperienza di vita che va oltre il terreno di gioco, allenamenti, vittorie o sconfitte: un periodo, che è finito per diventare sempre di più, anno dopo anno, indimenticabile.
Michela Santoboni
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