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ALLA LAVAGNA | Danilo e Muriqi: l’analisi tattica di Lazio – Juventus

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FOCUS LAZIO JUVENTUS – Due cambi possono cambiare una partita? Sì, affermativo. Due cambi hanno sicuramente cambiato (o comunque, contribuito a cambiare) l’esito di Lazio – Juventus, 13^ giornata di Serie A TIM. Ben guardando tra le righe del racconto dell’Olimpico, si possono individuare due poli attrattivi che hanno inciso sul risultato finale dell’incontro. Nel primo tempo la sostituzione di Danilo con Kulusevski. Nella ripresa quella di Zaccagni con Muriqi.

Lazio – Juventus: Sarri con il falso nueve

Per affrontare la sua ex squadra, Maurizio Sarri, tristemente orfano di Ciro Immobile, ha optato per attacco di pari, tutti rapidi, tutti tecnici, tutti fantasiosi: Zaccagni Felipe AndersonPedro. A completare la squadra, data l’altra assenza pesante di Marusic, i soliti noti: Reina tra i pali, il blocco difensivo composto da Lazzari e Hysaj sull’esterno, Acerbi e Luiz Felipe al centro, e i tre titolari ormai della mediana, Luis Alberto, Cataldi e Milinkovic-Savic.

Allegri, un po’ a sorpresa, ha invece risposto con uno dei più classici ‘back to the future’. Fuori il 4-4-2, dentro il 3-5-2, abito tattico che la Juventus più volte ha vestito nei momenti di difficoltà degli ultimi anni. Così con Danilo e de Ligt guardaspalle di Bonucci, la ‘Vecchia Signora’ ha affidato a Chiesa e Morata il compito di incendiare di contropiedi la retroguardia laziale.

La chiave tattica di Lazio – Juventus

Riscrivere la storia, certe volte, sarebbe bellissimo. Figuriamoci quella della branchia che porta il nome di ‘calcio’. E chissà come sarebbe finita Lazio – Juventus se Danilo non si fosse infortunato, costringendo Allegri a cambiare modulo, e se Muriqi, subentrato a Zaccagni, avesse incornato la sponda di Milinkovic. Impossibile saperlo. Fatto sta che nella realtà questi due avvenimenti hanno inciso sulle sorti della gara. Tatticamente parlando, soprattutto il primo. Rinunciando agli scivolamenti di Danilo e accogliendo la fantasia di un Kulusevski in serata da freccia verde, Allegri ha donato alla squadra profondità e imprevedibilità. Ma soprattutto ha sganciato Chiesa dalle velleità di seconda punta, riportandolo laddove riesce ad esprimere al meglio le sue enormi qualità: sull’esterno. Risultato? Da due incursioni dell’azzurro sono nate le occasioni da rigore che hanno al fine deciso la gara.

Falso nueve sì, ma con aggiustamenti: cos’ha funzionato nella Lazio

Possesso palla, fraseggi, triangolazioni e tanto altro. Lampi di ‘Sarrismo’ all’Olimpico si sono visti con una certa continuità. Così come la preparazione bisettimanale dell’opzione ‘falso nueve’. Una scelta a cui Maurizio Sarri ha dovuto per forza di cose ricorrere per provare a colmare l’enorme vuoto offensivo lasciato dall’infortunio di Immobile.

Cosa c’è da migliorare

I numeri parlano chiaro: 58% di possesso palla, ma un solo tiro nello specchio della porta. La Lazio sabato sera ha fatto fatica a trovare la via della porta. Non un dettaglio di poco conto. Sicuramente in quest’aspetto ha gravato l’assenza di Immobile, ma il fondamentale va migliorato: le sorti del gol, infatti, non possono dipendere esclusivamente dalla vena realizzativa del numero 17.

Daniele Izzo

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