Lazio, una paura del Diavolo. E con la Juve ci sono Pjaca e Neto…

LEGGO (E.Sarzanini) – “Dovremo trattenere i big e rinforzare la rosa”. Da giorni il tecnico Inzaghi va ripetendo questo concetto come un mantra. Parole non casuali che sanno più di un messaggio rivolto al club. Il timore del tecnico è che, come avviene ormai da diverse stagioni, dopo un’annata esaltante e fuori dalle righe la Lazio sia costretta a vivere una stagione da dimenticare, figlia di alcune dubbie scelte di mercato: “Spero nella conferma di tutti i migliori per programmare al meglio la prossima stagione ha detto ieri Inzaghi a margine della consegna a Chieti del Premio Prisco -. Se qualcuno partirà andrà sostituito con giocatori di pari valore”. Ecco dunque che torna in ballo il futuro di Keita, Biglia e De Vrij i tre big al centro delle attenzioni di mezza Europa. Lotito pur di trattenere Keita gli ha proposto lo stesso contratto di Immobile (2 milioni di euro netti a stagione, bonus esclusi), ma la richiesta di 3 del senegalese, in scadenza 2018, hanno rotto sul nascere ogni trattativa. Meglio dunque cederlo subito piuttosto che rischiare di perderlo a zero.

“Saremmo interessati perché è un giocatore di grande spessore e avvenire” ha spiegato ieri l’ad della Juve Marotta. Nei giorni scorsi si era parlato della possibilità di inserire nella trattativa Pjaca, ma nelle ultime ore si fa largo l’ipotesi di Neto.
Se il club bianconero, pur in vantaggio per una questione di gradimento del giocatore, resta in attesa ieri il nuovo Milan cinese ha fatto la prima mossa mandando a Roma una delegazione guidata dall’Ad Fassone e il Ds Mirabelli. Sul piatto ha messo circa 40 milioni di euro sia per Keita che per Biglia. L’argentino è la vera novità della giornata ma prima di prendere una decisione in merito al suo futuro ha deciso che incontrerà nuovamente Lotito. Intanto il ds Tare frena: “Vogliamo trattenere Keita e Biglia. La Lazio deve diventare un punto di arrivo e non di partenza”.
Per la difesa al posto di De Vrij, torna d’attualità il nome di Rodrigo Caio.