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Ledesma: “Vivo il derby come se indossassi ancora la maglia della Lazio”
NOTIZIE LAZIO – L’ex biancoceleste: “La partita col Rosenborg toglie un po’ di tensione…”
NOTIZIE LAZIO – Ha lasciato la Lazio dopo dieci intensissimi anni e si è trasferito in Brasile, al San Paolo. Ledesma, protagonista di molti derby e di sfide memorabili con la Roma, continua a seguire i biancocelesti da lontano con occhi affettuosi. L’ex capitano laziale, raggiunto dalla trasmissione televisiva 56Lazio, ha detto la sua sulla stracittadina di domenica prossima e sul momento biancoceleste.
Come sta andando la nuova avventura in Brasile?
Sto bene, tutto molto tranquillo. E’ stata difficile sotto l’aspetto burocratico, ho perso quasi due settimane di lavoro, ma c’è stato un intoppo con i documenti. Ho perso tempo e a livello di campo ho iniziato 20 giorni fa. Come va in Brasile? Vengo da 9 anni di Roma, una città bella come Roma…”.
Qualcuno rimpiange la tua assenza…
“Mi fa piacere l’affetto della gente, non voglio fare quello che non mi piaceva sentire da altri ex del passato recente. Voglio sostenere i miei ex compagni e quei colori che se avessi ancora la maglia addosso, senza criticare chi sta lì”.
Domenica c’è il derby, come la vivi?
“Sono momenti particolari, tutti diversi e difficili. Qualche mese fa non era normale non andarmi ad allenare a Formello, era molto difficile non fare quello che ho fatto per 9 anni. Vivere un derby a distanza sarà diverso, difficile, anche se la testa deve essere qui. La partita di coppa di giovedì toglie un po’ di tensione”.
Un giudizio su questa squadra, può ripetersi? Avete perso dei derby anche in sfiducia, come si prepara un derby con l’umore basso?
“L’anno scorso dentro di me l’ho vissuta da protagonista, mi allenavo con la voglia di dare il mio contributo la domenica. Non essendo dentro lo spogliatoio è difficile giudicare come è vissuta la settimana, magari non ci sono i problemi di cui si parla. I 9 anni a Roma mi hanno insegnato che i problemi non contano prima del derby. Nel mio primo derby abbiamo vinto 3-0, le sensazioni e i momenti non contano niente”.
Clausola sul contratto per tornare in Serie A?
“Ho messo queste clausole perché dopo 14 anni di Italia era difficile, il fatto che mi hanno voluto e mi hanno cercato con forza mi ha fatto venire. Sono in una realtà diversa, col passare dei giorni la situazione è difficile e senza famiglia c’è voglia di tornare in Serie A. Cercherò di giocare il più possibile, finito il campionato parlerò con la famiglia per vedere quale sarà la cosa migliore. Voglio giocare”.
Sulla fascia da capitano che avevi nella Lazio. Rimpianti per la Lazio?
“Sono stato scelto dal gruppo, è stata una delle cose più belle che ho vissuto. Non rimpiango di essere partito, non pretendevo la titolarità ma volevo più considerazione nel Ledesma calciatore. Nel progetto tecnico non c’era molta considerazione, anche con 4 squalificati non sapevo se avrei avuto la possibilità di giocare. Molto serenamente ho deciso di lasciare”.
Biglia capitano, scelta alla base di un gruppo che sembra cambiato?
“Sono dubbi che ti porti dietro, è una difficoltà in più l’aver forse cambiato idea. Il dubbio tra Biglia e Candreva non fa bene, chi ha fatto le scelte deve spiegare il perché, ma è una decisione che va rispettata. Non decidere subito porta incertezze che non fanno bene”.
Pioli lavora sull’atletica? Candreva può essere rimasto male per la fascia?
“Gli infortuni dipendono dal fisico dei giocatori, non dall’umidità. Si punta sulla prevenzione e sul recupero, dove entra la parte dell’alimentazione. Giocando sempre devi curare la prevenzione. Atleticamente è difficile lavorare quando giochi sempre. Ormai i ritiri sono brevi. Candreva tiene molto alla maglia, alla fascia non lo so perché non se ne era mai parlato. Non ne ho mai parlato con lui, non so se ci possa essere rimasto male. Non è un permaloso, è molto in gamba: ci tiene moltissimo alla maglia e so quello che ha sofferto dal primo giorno che è arrivato alla Lazio”.
Cataldi erede giusto?
“Io non voglio esagerare, non sono un giocatore delle caratteristiche di Maldini o Baggio. Questo per lui è l’anno della conferma, ha la testa, si confermerà e farà bene. Anche se avrà delle difficoltà e dare di più: ha tutto per diventare un grande giocatore. Parlare di nazionale gli fa onore, ma gli fa anche male. Va lasciato in pace e sostenuto più degli altri. Non va caricato di troppe responsabilità”.
Gian Marco Torre
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