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L’editoriale di Paolo Cericola. La curva vuota potrebbe essere solo l’inizio della fine
Lo sciopero della Nord e i danni dell’industria del calcio. Dove sono finite passioni ed emozioni?
LAZIONEWS.EU – La decisione è di quelle choc. Via dallo stadio, dalla Curva, da casa. La Nord ha comunicato in questi ultimi giorni la decisione di non entrare più in ‘casa sua’ per protesta nei confronti delle divisioni che solo allo stadio Olimpico vedono le due curve tagliatelle metà. Lungi da me il voler giudicare un gesto così estremo, poiché sarà certamente nato dopo ore di sofferte riunioni, ma credo sia giusto cercare di approfondirlo. La comunicazione si sforza di far passare il messaggio che questo oggi sia ancora uno sport mentre è ormai diventato un’industria, una delle prime del nostro Paese, che si appoggia quasi completamente sui soldi delle televisioni. Oggi il ‘prodotto calcio’ è lontano anni luce dal calcio che portava la gente allo stadio perché quel calcio era passione, sentimento, amore. Quando ero ragazzo io, e non parliamo della preistoria, si parcheggiava sotto lo stadio, si andava con il panino, la bibita portati da casa. Io studiavo o almeno portavo allo stadio i libri. Oggi se parcheggi a qualche chilometro di distanza sei fortunato, se non dai la mancia al classico parcheggiatori abusivo trovi l’auto aperta o danneggiata, prendi freddo, acqua, mi è stato raccontato che ad alcuni sono state fatte togliere le scarpe in alcune occasioni ai controlli, in più quando finalmente arrivi la partita spesso la immagini, sei lontano dal campo senza prospettiva e nitidezza, vogliamo parlare poi dei costi per una famiglia?
Siamo sinceri, più facile stare a casa, sul divano al caldo, e se poi la gara è noiosa puoi anche cambiare canale. Questo è ciò che si vuole questo è ciò che inesorabilmente si otterrà, è solo una questione di tempo. C’è chi parla oggi dei risultati come parziale scusante o dell’antipatia verso la proprietà ma quando la Lazio era povera ed in serie B lo stadio era pieno. Ed io ero li. La passione, l’amore, l’angoscia portarono 70mila persone a Lazio – Vicenza, o 30mila a Napoli per continuare a vivere. No, c’e’ altro. C’è la voglia decisa di far stare a casa la gente perché l’abbonamento alla tv permette la vita del nostro calcio. Senza le TV, si va tutti a casa. In molti hanno additato Lotito come un folle quando nella famosa intercettazione con il ds Iodice parlava dei diritti TV con Carpi e Frosinone, ma diceva solo la verità. Quella dei bacini d’utenza. Quelli del pubblico che si abbona è che fruisce del prodotto calcio. La pensano tutti allo stesso modo ma lo dice uno solo…..la verità è che è più facile vendere una gara di Serie A con Catania, Bari, Cagliari piuttosto che Carpi o Frosinone.
Lapalissiana. Si tratta sempre del fruitore, cioè di chi compra lo spettacolo, la partita, l’evento. Sento parlare di stadi di proprietà; in Italia solo Juventus ed Udinese. Immaginate una città come Roma con due stadi nuovi di proprietà? Domanda: è l’Olimpico di proprietà dello Stato poi? In questi giorni lo scempio del Flaminio è davanti agli occhi di tutti, una cattedrale nel deserto, una bomboniera che sta morendo perché a nessuno interessa che li ci siano anni di storia, è business. Ipotizzabile quindi che anche Olimpico resti lì usato solo per qualche concerto? Scusate ma non ci credo come non credo alla costruzione in tempi brevi di due impianti di proprietà di Roma e Lazio. Qualche mese fa ero in Germania, stanno 50 anni avanti a noi con gli impianti. Bomboniere per il calcio dove il tifoso è un fruitore da coccolare con stadi riscaldati o Wi-fi funzionanti non mucche da mungere.
Ho un brutto vizio entrando allo stadio andando a lavorare, guardo la curva e poi salgo i gradini. Un rito mio personale che mi accompagna, così come all’uscita il passaggio all’albero dove ha trovato la morte il mio amico Andrea Pesciarelli. Continuerò a farlo ma saprò che sarà diverso, gli spalti vuoti sono tristi ma sono lo specchio del calcio che oggi si vuole e si desidera. Non mi permetto di giudicare una scelta dolorosa ma consiglio ai soliti ‘buonisti’ prima di giudicare di lasciare il parcheggio dello stadio a casa con la tessera della tribuna, il braccialetto del pranzo o della cena gratis e vivere una giornata da tifoso ‘normale’.
Il direttore, Paolo Cericola
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