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L’intelligente e maturo ALLEGRI e la sua rivoluzione silenziosa: l’anno delle scelte azzeccate è solo all’inizio…

L’ALTRA PANCHINA – Il tecnico toscano e la Lazio sono in un equilibrio pressoché perfetto nei precedenti incroci, ma contro PIOLI…

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L’ALTRA PANCHINA – In occasione della dodicesima giornata di campionato, stagione 2014-15, torna la rubrica di Lazionews.eu dedicata all’allenatore avversario. Il racconto di carriera, peculiarità tattiche, curiosità e precedenti con la LAZIO. Sabato sera allo ‘Stadio Olimpico’ c’è LAZIO-JUVENTUS, anticipo di lusso tra la capolista e gli uomini di Pioli chiamati a una vera prova di forza dopo lo scivolone di Empoli. I bianconeri sono invece attesi alla conferma in vetta per respingere gli attacchi giallorossi con il nuovo modulo marchio di fabrica di Max ALLEGRI.

LA CARRIERA – Max Allegri nasce a Livorno l’11 agosto del 1967 e inizia la sua carriera da calciatore nel Cuoiopelli per poi iniziare un lungo peregrinare per l’Italia tra Serie B e C1 esordendo in Serie A con la maglia del Pisa. Ma è con la casacca del Pescara che vive le sue migliori stagioni con la guida di Giovanni Galeone. La carriera da allenatore comincia senza dubbio sotto una buona stella nel 2007-08 sulla panchina del SASSUOLO conquistando la Supercoppa di Serie C, la prima promozione in Serie B e la Panchina D’Oro di Lega Pro. Un’annata che consente ad Allegri di spiccare già il volo verso la massima serie, scelto da un presidente vulcanico come Massimo Cellino, noto mangia-allenatori. L’inizio alla guida del Cagliari è da incubo con cinque sconfitte consecutive nelle prime cinque giornate, uno score che solitamente non può che portare al divorzio. Il patron sardo però ha ripone una fiducia incondizionata nei confronti del suo tecnico, anche un po’ insolita, e decide di saldarne la panchina: decisione più che azzeccata perché con una prosieguo di stagione importantissimo gli isolani si risollevano fino a sfiorare addirittura la Coppa Uefa. Questo andamento gli vale un’altra Panchina D’Oro, stavolta di Serie A e B: un andamento che poi il tecnico toscano ha saputo replicare l’anno successivo anche se non fino in fondo. Ad aprile 2010 arriva infatti l‘esonero dopo nove partite senza vittoria al quale segue poi anche la rescissione del contratto con i sardi. Il 25 giugno del 2010 inizia ufficialmente l’avventura della vita, quella che può definitivamente far svoltare la carriera di Allegri: il MILAN lo ingaggia per sostituire Leonardo e al primo tentativo riesce a portare a casa il titolo di campione d’Italia con due giornate d’anticipo all’Olimpico contro la Roma. Con i rossoneri arriva poi anche la conquista della Supercoppa Italiana nel derby contro l’Inter; il tecnico toscano fa incetta di premi individuali, tra cui il ‘Maestrelli’ e il ‘Manlio Scopigno’ ma l’avventura con i ‘Diavoli Rossoneri’ termina il 13 gennaio 2014 dopo la clamorosa sconfitta sul campo del neopromosso Sassuolo per 4-3. Allegri ha all’attivo con il Milan, dopo lo Scudetto, un secondo e un terzo posto con relative esperienze in Champions League. Nella massima competizione continentale ha collezionato due ottavi di finale e un quarto di finale, riuscendo probabilmente a trarre il massimo dalla rosa che aveva a disposizione incontrando due volte il Barcellona. Dopo aver sfiorato letteralmente in estate la panchina della LAZIO, dopo il corteggiamento di Lotito e di tutto l’ambiente biancoceleste, ha preferito aspettare per sondare il terreno in attesa di una chiamata. E puntualmente eccola arrivare, a metà luglio squilla il telefono e il mittente è Andrea Agnelli, presidente della Juve che deve mettere una toppa dopo la bufera Conte. In totale prima della Juve Allegri ha messo insieme 432 panchina italiane e 34 in Champions League tra fase e gironi e preliminari.

LA TATTICA – Per quanto riguarda il modulo utilizzato da Max Allegri di dubbi non ce ne sono: il 4-3-1-2 è lo schieramento tattico preferito dal toscano, che però in questa stagione non ha visto ancora attuazione continua. Andiamo con ordine: in realtà nel triennio alla guida del Milan il diamante è stato adottato solo agli inizi. Infatti il vero compimento del 4-3-1-2 allegriano è avvenuto solo nel primo anno rossonero, quando c’erano a disposizione i calciatori giusti per farlo. I vari Cassano, Ibrahimovic, Boateng, Seedorf e compagnia cantante si sono dimostrati assolutamente di livello assoluto per interpretare uno schieramento del genere e i risultati si sono visti immediatamente con lo Scudetto e la Supercoppa. Poi il cambio totale in società, della sua politica e delle sue possibilità ha portato allo smantellamento della squadra con gli uomini chiave del modulo salpati verso altri lidi. Ed ecco che Allegri si è ritrovato a cambiare modulo, della serie ‘4-3-1-2 si, ma solo con gli uomini giusti’ e in questo caso il mister si è dimostrato subito molto maturo. Con i rossoneri Allegri è stato ‘costretto’ al passaggio al 4-2-3-1 o al 4-3-3, con un centrocampo in realtà un po’ statico tra De Jong e Montolivo e per questo bisognoso di un forte gioco sugli esterni: da qui anche il rilancio di uomini come El Shaarawy e Bojan all’inizio. In seguito la cessione di Boateng ha in qualche modo segnato il definitivo tramonto del rombo. Max, come dicevamo, ha saputo aspettare l’occasione giusta dopo il Milan, ha ‘ringraziato il dottor Lotito per l’offerta ma è andato avanti’, vuoi per qualche sentore di un divorzio imminente tra Conte e la Juve, vuoi per il solco già tracciato dalla società biancoceleste sul 4-3-3. Con i bianconeri il tecnico 47enne si è dimostrato ancora una volta tremendamente intelligente, ha saputo capire che stravolgere immediatamente un assetto tattico come quello di Conte e andare a inceppare una macchina perfetta come la Juve sarebbe stato avventato e forse fatale. L’eterna domanda “Questa Juve che vince ancora è quella di Conte o di Allegri?”, il toscano non l’ha nemmeno sfiorato: il 3-5-2 è rimasto intatto in questo primo scorcio di campionato, ha continuato a funzionare come nei piani per poi cominciare a insinuare i primo cambi di modulo. Allegri sa che in questa Juve si può fare, finalmente ritrova certi giocatori adatti alla sua idea di gioco,  duttilissimi e totalmente efficaci in qualsiasi ruolo: da Vidal a Pogba, da Marchisio a Pereyra fino allo stesso Tevez, tutti abilissimi ad inserirsi e a vedere la porta con continuità e in grado di fare i trequartisti nel vero senso del termine. Llorente è la prima punta perfetta, con un giocatore d’appoggio come Morata, che è si una prima punta anche lui ma ha dimostrato di saper agire (forse anche meglio) anche da secondo attaccante svariando su tutto il fronte offensivo. Il nodo è rappresentato dalla difesa, letteralmente martoriata dagli infortuni e che forse hanno condizionato il cambio tardivo di modulo, che però è già in atto da almeno un paio di partite (quelle contro Olympiakos e Parma). Barzagli non ha ancora iniziato la stagione, così come Marrone e ora si sono messe anche le assenze di due giocatori che avevano trovato fiducia e condizione come Caceres e Ogbonna; come se non bastasse anche Asamoah e Evra non sono in perfette condizioni, ma almeno Lichtsteiner non ha ancora tradito. 

I PRECEDENTI – L’attuale tecnico della Juve ha incontrato la Lazio già in altre 12 occasioni, quattro alla guida del Cagliari e tutte in campionato e le altre otto alla guida del Milan (di cui una in Coppa Italia, vinta 3-1) con l’ultimo incrocio che risale al 30 ottobre 2013, 1-1 a San Siro diretto anche in quell’occasione da Damato. Il bilancio è in perfetta parità: 4 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte con 18 reti segnate dalle sue squadre e 17 subite. In particolare quando ha incontrato la Lazio in trasferta le formazioni di Allegri hanno vinto due volte, perdendone altre due con un pareggio. Un equilibrio pressoché perfetto che però si spezza nei numeri dei confronti tra i due tecnici. Nei sette incroci tra Allegri e Pioli (l’ultimo il 25 settembre 2013, Bologna-Milan 3-3) il tecnico toscano della Juve ha prevalso in 4 match, con 3 pari e nessuna sconfitta.

Francesco Iucca

TWITTER: @francescoiucca

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