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LO MONACO sicuro: “Lazio favorita per il secondo posto. Felipe Anderson? Ammazza le partite!”

L’ex dirigente del Catania svela poi: “Più volte avevo consigliato a Lotito l’acquisto di Biglia. Non credo che andrà via a fine stagione”…

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NOTIZIE LAZIO – Due stagioni e due promozioni raggiunte. Il Messina di Pietro Lo Monaco è solo l’ultimo successo sportivo per l’ex direttore sportivo del Catania che, in diretta su Radio IES, non ha dubbi su chi sia la favorita al secondo posto: La Lazio è la pretendente più accreditata per il secondo posto. Pioli sta facendo un lavoro straordinario e la Lazio ha una qualità e una solidità di gioco che non possiede nessun altro in serie A. In più adesso ha trovato questo Felipe Anderson che è capace di uccidere le partite. La Lazio è la favorita per il secondo posto. La società ha fatto una scelta giusta e dimostrande grande equilibrio quando a gennaio ha rinunciato all’acquisto di Bergessio. E’ un giocatore che riesce a dare grande agonismo, carattere e personalità, ma alla Lazio, che è una grande squadra e ha Klose, difficilmente avrebbe dato un valore aggiunto. Avrebbe avuto senso acquistare un grande attaccante di prospettiva da inserire in rosa per affiancare Djordjevic e sostituire Klose il prossimo anno. Più volte avevo consigliato a Lotito l’acquisto di Biglia. Avevo da subito visto che si trattava di un grande giocatore. La Lazio ha fatto un affare. Non credo che andrà via a fine stagione. Non conviene né alla società né al calciatore: la Lazio è un top club per Biglia. Lotito vorrà vincere e centrare grandi obiettivi e il giocatore ha bisogno di una squadra importante, come la Lazio, dove sentirsi al centro del progetto. Io ritengo che Lotito sia uno dei dirigenti più capaci che ci siano in Italia. Ma c’è un problema. Nella vita non si può sempre stravincere. In passato siamo stati spesso uniti per tante battaglie, adesso per la vicenda Lega Pro siamo su sponde opposte e in questo caso abbiamo punti di vista diversi. Io sono stato per dieci anni consigliere di Lega in serie A. Pensavo che mai avrei potuto lavorare con Zamparini e Preziosi. Nonostante questo, andato via da Catania, ho commesso 2 grandi errori: con Preziosi sono durato 47 giorni e con Zamparini tre mesi. Lo Monaco è un aziendalista e pensa solo a fare il bene della squadra per cui lavora. Non escluderei a prescindere di lavorare con Lotito, anche perchè non avrei problemi a dirgli quello che penso. Però lui ha strutturato la sua azienda in un certo modo dove non c’è spazio per altre figure. E i risultati gli stanno dando ragione”.

LA SUA ATTUALE ESPERIENZA A MESSINA – “Il Messina è stato un discorso d’amore. La squadra stava per fallire e chiunque, come me, è legato visceralmente a questa terra avrebbe fatto la stessa cosa. Siamo riusciti a centrare due promozioni in due anni lavorando con tanta passione però dispiace che la piazza e i tifosi non abbiano risposto come ci aspettavamo. Per come è strutturato il sistema in serie B puoi pareggiare, in A guadagni ma in lega pro senza gli introiti dello stadio non sopravvivi. Il nostro è un sistema che va rifondato dalla base, noi consideriamo giovani da formare ragazzi del ’92 quando all’estero giocano in prima squadra ragazzi del ’96. Non esistono stadi di proprietà o centri sportivi. Guardate cosa è successo al Parma, non è vero che non c’erano avvisaglie. C’è un organo di vigilanza, la Covisoc, che doveva controllare e non era così difficile intuire che una società con debiti per 250 milioni di euro avesse dei problemi. Sono mesi che i calciatori non prendono soldi. Anche per quel che riguarda la governance in Lega Pro inutile nascondere che la conduzione di Macalli è stata verticistica e non ha portato alcuna soluzione per risolvere i problemi della categoria. Ogni anno falliscono 7/8 squadre. Ogni manager con questi numeri viene messo in discussione. Poi se la sua figura serve per mantenere degli equilibri per chi promette di cambiare il calcio Italiano, allora il discorso è diverso”.

L’AVVENTURA DI CATANIA“Il Catania e l’Udinese sono esempi virtuosi. Il mio Catania con introiti modesti è riuscito a vivere dieci anni in serie A a buoni livelli costruendo un centro sportivo all’avanguardia in Europa. Non oso immaginare cosa si possa fare con il budget di una grande squadra. Non è vero che abbiamo portato soltanto argentini, ci sono stati tanti ragazzi valorizzati dalle serie inferiori, come Biagianti, abbiamo lanciato tecnici giovani e sconosciuti. I migliori allenatori in questo momento sono passati da Catania. Simeone, Mihajlovic e Montella sono stati lanciati da noi. E’ un esempio positivo, significa che si può fare calcio anche con le idee nonostante risorse economiche limitate. Montella a livello di qualità di gioco è tra i migliori in Europa, io dicevo sempre a Simeone che era un ottimo capitano non giocatore pronto per diventare un grandissimo allenatore e quello che ha fatto all’Atletico Madrid lo dimostra. Così come anche Mihajlovic sapeva trasferire grandissima personalità a tutta la squadra. Il calcio parte dalla conoscenza non ci si può inventare nulla. Per scegliere un giocatore o un allenatore bisogna osservarli dal vivo e studiarli. Tanti giocatori non sono riuscito a portarli a Catania per il budget veramente limitato che avevo a disposizione, ricordo Claudio Lopez che volevo prendere a 17 anni quando ancora non era titolare, così come Veron. Un calciatore dalle grandissime potenzialità che non ha esploso appieno tutto il suo potenziale è Vargas. In generale in Italia mancano idee e coraggio: pensate che un calciatore come Vazquez del Palermo, dopo essere andato in prestito in Spagna senza mai giocare con continuità, torna alla base, fa qualche partite di buon livello e finisce addirittura in nazionale. Non riusciamo a valorizzare i nostri talenti, come Berardi, Saponara e tanti altri dimenticati in giro per il mondo o per l’Italia”.

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