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Lotito a 360°: “Sono stato accusato di tante cose”. E sull’indice di liquidità…

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LAZIO INTERVISTA LOTITO – Claudio Lotito ha preso parte alla presentazione del libro di Vincenzo Sanguigni intitolato “La Corporate Governance delle società di calcio professionistiche. Un’analisi sul campo”. L’evento si è tenuto al Circolo Canottieri Aniene. Il presidente della Lazio durante la serata ha rilasciato delle dichiarazioni.

Intervista Lotito: su quando è diventato presidente della Lazio

“Dicotomia tra appassionato e tifoso, giustamente titolare del patrimonio storico del club è il tifoso, ma civilisticamente la società è del proprietario, che non è il “coglion che mette il soldon”, ma uno che deve fare il meglio per il club. E penso di averlo fatto bene visto che va avanti da 19 anni, mentre nelle altre società si sono avvicendati tra tanti presidenti. Evidentemente lì qualcosa non ha funzionato. Io ho notato due cose quando sono entrato, che si pagavano cifre spropositate per chi generava debiti. Non c’era rispetto del valore professionale. La prima assemblea che feci dovetti affittare un albergo. Ognuno si alzava, perché magari aveva un’azione da 20 euro e diceva che non era d’accordo sul bilancio. Tutta gente senza competenza. Io ascolto molto e le cose giuste le ascolto. Molte cose le ho fatte su suggerimento delle persone per strada come l’aquila e il simbolo. Percepisco e rubo dalla gente quello che giustamente è positivo per la società”.

Sulla malgestione

“Quindi dissi, mi devo inventare qualcosa per evitare questa malgestione. Fatturavo 84 milioni e ne perdevo 86,5 e avevo più di 500 milioni di debiti. C’era il toto Lotito dura un mese, due mesi. Mi aiutò il fatto che nel giro di un mese fu recepita la norma del sistema duale su suggerimento dell’avvocato Gentile. La Lazio è stata la prima società quotata in borsa ad adottarlo e ho dovuto fare una guerra con la Consob. In Italia il concetto del socio è del padrone, una cosa sbagliata. Il padrone può gestire se ha le competenze per farlo. Ho dovuto superare questo scoglio e alla fine mi hanno dato ragione. In prima istanza misi come presidente l’avvocato Gentile, vicepresidente il commercialista e una serie di persone. Dopo di ché le norme, giustamente, dissero che c’era un conflitto d’interessi, non ha quella terzietà che si richiede. Allora ho preso, sono “andato sul mercato” e ho scelto persone che ritenevo competenti. Ex magistrato, ex presidente di Cassazione, generale della Guardia di Finanza e professori universitari. Poi è intervenuta Silvia Venturini che è una colonna perché mi hanno imposto le quote rosa. Abbiamo creato un team di grande qualità, abbiamo affrontato tanti di quei temi in cui abbiamo fatto giurisprudenza anche nei confronti della Consob. Ad esempio il problema del marchio, che ha un valore storico e a bilancio valeva zero. Una follia. Invece ho fatto notare che avesse un valore intrinseco”.

Sulle riforme

“Abbiamo intrattenuto una guerra e fatto una scissione, la squadra di calcio si occupa di calcio, l’attività commerciale la deleghiamo a una società specifica posseduta al 100% dalla Lazio. Abbiamo visto che il marchio valeva, perizia non fatta da me, ma dal tribunale, 140 milioni. Feci togliere anche la comproprietà, perché c’era evasione d’Iva. Un proprietario, un azionista diretto che ha competenza specifica nella gestione. Io non campo con il calcio, ma con le attività. Ho avuto la capacità o la fortuna di poter ottenere determinati risultati. Se il sistema calcistico si deve dotare delle norme, io sotto gestione Tavecchio ho fatto in 6 mesi delle riforme che purtroppo oggi sono state disarticolate, che tentavano di portare nel sistema delle norme vere. Io non parlo più perché le chiacchiere stanno a zero. Devono parlare i fatti. Ho preso una società in una certa condizione, aveva un centro sportivo con le panche di legno, oggi è super top lo spogliatoio, la Spa. Abbiamo il podologo, il dentista. In Italia così non ce ne sono. adesso è venuto Sarri e ha detto che al Chelsea hanno una cosa così. All’estero forse qualcosa c’è. Questo serve per creare affiliazione, senso di appartenenza, cioè la storia del calcio. Le famose magliette intrise di sudore e sangue. Oggi invece, “quanto me dai?”.

Sul giocatore e l’allenatore

“Il giocatore e l’allenatore sono delle aziende e giocano una partita funzionale a ottenere un ritorno economico. Chi vive dentro questa azienda? Io non mi sono fatto mancare nulla. Ho preso una squadra di eccellenza, l’ho fatta ripescare in Serie A, unico caso in assoluto. Poi l’ho dovuta vendere perché ho avuto tante persone che mi volevano bene (ride ndr). Tutti quanti vorrebbero che in una società ci fosse il cliente che mette i soldi e il gestore che li gestisce. Siamo passati da una società sportiva a una società di capitali che ha finalità di lucro, con mentalità dell’associazione. Il giocatore non perde mai. Prende lo stipendio, poi si ritrova a fare l’allenatore, l’accompagnatore, tutti si riciclano nel sistema”.

Sulle accuse a lui riservate

“Io sono stato accusato di una serie di cose. Una società come la Lazio ha 17 medici. Un centro medico all’avanguardia, interno, un direttore sanitario, un coordinatore sanitario. La colpa era del presidente perché secondo loro dovevo far andare un tampone… E poi avevamo ragione. Io mi devo assumere responsabilità e lo capisco. Mi contorno di persone capaci e moralmente ineccepibili. Fino all’anno scorso la mia governance per 18 anni non ha mai percepito un euro, compreso il sottoscritto. Poi mi hanno obbligato per una circolare della Consob, che ha assunto una direttiva europea, il presidente deve percepire soldi perché sennò è un terzo… Lo facemmo quindi per il bene della società”.

Sulle polemiche del caro biglietti

“Chi governa fa il bene della società? E quello che mi domando io è i tifosi fanno il bene del club? Prendevano 50 milioni a partita, 5mila euro per la coreografia, Lotito non fa il bene della società? Il conto dello stadio non è intestato alla Lazio, ma all’agenzia delle entrate. Perché ho avuto la capacità di costruire un percorso fiscale e pago 6 milioni anno. La Lazio li ha pagati il 17 novembre anche se scade ad aprile. L’anno scorso, che lo stadio era chiuso, incasso zero, ma l’agenzia delle entrate voleva comunque i 6 milioni. Allora dico, se fai 40 euro solo per 4 partite, Juve, Inter, Milan e Roma, poi tutto il resto 10,51 euro, non venivano comunque allo stadio. Lazio-Torino 230mila euro d’incasso. Neanche il costo dello stadio. Lazio-Milan un milione e 200 mila. Ho fatto bene, a tutela non di Lotito, ma della società e quindi anche dei tifosi, perché oggi la società ha una prospettiva futura”.

Sull’indice di liquidità

“Indice di liquidità è un elemento importante, ma deve essere in un contesto combinato, per vedere lo stato di salute della società. Perché una società è in crisi? Ha una serie di sintomi per cui giustamente ha bisogno di iniezione di capitali. Ma una società che paga in anticipo tasse e stipendi, 3-4-5 mesi in anticipo, con la cassa investimenti, nessun mutuo o leasing. Ma la fotografia è al 31 marzo. In un quadrato di questo genere tu mi dici di mettere i soldi, ma per fare che? Questa estate l’ho fatto per il mercato perché ho dato la parola a Sarri. Il paradosso è questo, le società che hanno debiti hanno l’indice di liquidità a posto, perché tu trasformi a medio e lungo termine l’indebitamento. Una società a rischio default ma con l’indice di liquidità a posto. Noi dobbiamo mettere in piedi un sistema che obblighi le società a intraprendere un percorso virtuoso. Se non hai soldi, non compri, vendi. La comunicazione rappresenta una cosa diversa rispetto alla realtà e all’esterno passa che le squadre di Serie A non vogliono il percorso virtuoso. Riforme approvate all’unanimità, d’accordo con la federazione e oggi invece ci troviamo con qui dice “comando io e decido io”.

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