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LOTITO caccia PETKOVIC per giusta causa Ora la LAZIO è di REJA
IL CORRIERE DELLA SERA (A. Arzilli) – Dopo un tempo d’attesa insolitamente lungo, è stato ufficialmente esonerato il tecnico bosniaco e affidata la squadra ad Edy Reja, ma la questione non finisce sicuramente qui…
RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Di solito serve mezza giornata per cambiare panchina, ma è arrivata solo ieri l’ufficialità dell’esonero di Vladimir Petkovic. Come sottolineato da “Il Corriere della Sera”, la società ha fatto (appena) in tempo a mettere a posto la formalità del cambio tecnico, il neo allenatore Edy Reja sarà quindi in panchina contro l’Inter domani sera. Caos totale nel divorzio tra società e allenatore, un tira e molla iniziato nel primo pomeriggio di venerdì e proseguito nella notte fino alla mattina successiva, poi la svolta. Svolta che rinvia la questione al giudice del lavoro: “La S.S.Lazio comunica di avere risolto per giusta causa il contratto di lavoro sportivo con Vladimir Petkovic. I fatti accaduti hanno determinato la cessazione del vincolo fiduciario che costituisce elemento essenziale del rapporto di lavoro”. Sebbene assumendo l’incarico di c.t. della Svizzera Petkovic non abbia violato né una norma scritta né una norma morale, di fatto il presidente biancoceleste ha deciso di andare lo stesso allo scontro in tribunale. Dove, cioè, il metodo Lotito esce spesso con le ossa rotte (Dino Baggio, Pancaro, Negro, Pandev, eccetera) e anche stavolta rischia la stessa fine. C’è infatti un precedente: Lotito contro l’ex tecnico della sua Salernitana, Galderisi, con il presidente che si appellò alla giusta causa e con il giudice che gli dette torto. Così Petkovic e il suo legale, Paco D’Onofrio, si sono presi due giorni per riflettere, dopodiché partirà la causa per ottenere i 300mila euro netti che spettano all’ex allenatore della Lazio da contratto e, in più, un risarcimento per i danni di immagine. “Impugneremo il licenziamento, lo consideriamo ingiusto, illegittimo e pretestuoso perché non è stata mai violata alcuna regola — le parole di D’Onofrio —: nella lettera di contestazione, infatti, non viene citata la norma violata. Se la società voleva, doveva esonerare subito”.
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