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Luca D’Alessandro: “Lazio e Pdl le mie passioni”
IL TEMPO (S. Trancanelli)
Nel suo ufficio in via dell’Umiltà è difficile non accorgersi della sua passione per i colori biancocelesti: due sciarpe della Lazio in bella vista, il tappetino per il mouse e un articolo scritto da Guido Paglia sul Giornale, il 9 gennaio 1990, in occasione dei 90 anni della Lazio. Luca d’Alessandro, deputato Pdl, candidato in Campania per le prossime elezioni e capo ufficio stampa del partito, è un laziale Doc, che ha “contagiato” e coinvolto nella passione per la squadra biancoceleste anche la moglie Paola e i suoi figli.
Come nasce laziale, Luca d’Alessandro?
“Avevo sei anni. La mia scelta è legata ad un episodio che coinvolgeva mio papà Benedetto, giornalista, ma soprattutto i suoi amici e colleghi, tutti laziali, tra i quali un vecchio cronista del Tempo che adesso non c’è più, Piero Borghini, protagonista anche lui di questa storia. Mio padre era napoletano e tifoso del Napoli, io già allora ero appassionato di calcio e giocavo bene a pallone, mi piaceva tantissimo Gigi Riva. Un giorno papà mi disse che per portarmi allo stadio a vedere le partite, dovevo scegliere una squadra di Roma. In quel periodo, la Lazio era in serie B e la Roma in A, quindi, di getto, scelsi i giallorossi. Ma passò appena un quarto d’ora, che cominciarono ad arrivare una serie di telefonate dei colleghi laziali di mio padre, compreso Piero, che mi dissero di tutto per farmi immediatamente cambiare idea. E ci riuscirono. Posso dire di essere stato solo un quarto d’ora romanista e poi sono diventato della Lazio”.
“Fu un Lazio- Napoli, ma non ricordo il risultato”.
La prima forte emozione legata alla Lazio?
“L’anno del primo scudetto con Chinaglia, i palloncini biancocelesti che volteggiavano verso il cielo. Un’emozione grande, anche se meno violenta di quella dello scudetto del 2000”.
Va allo stadio?
“Sì, vado e ho avuto la fortuna recentemente di avere un figlio che è diventato laziale. Ne ho quattro. La più piccola, Sofia,che due anni fa è entrata in campo con la Lazio insieme a Lichtsteiner . Poi c’è Gaia, la più grande, della Juventus, Francesco del Milan e l’altro, Leonardo, di 12 anni, che era dell’Inter e ora ha cambiato. Recentemente prima è andato con mio fratello a vedere Lazio- Parma, s’è goduto il volo di Olympia, l’esultare tutti insieme allo stadio, cominciando ad avvicinarsi ai nostri colori. Poi l’ho portato a Lazio-Inter e dopo aver vissuto l’iniziale dramma interiore, al gol di Klose mi ha visto esultare. E’ rimasto seduto, l’ho abbracciato e alla fine m’ha confidato che vuole essere della Lazio. L’altro giorno m’ha detto che pure l’altro fratello ci sta pensando. Verranno con me a Lazio- Napoli, la prima partita di cartello che vedremo insieme”.
Si è chiuso da poco il calciomercato. Deluso o soddisfatto, visto anche l’arrivo in extremis di Saha?
“Quale calciomercato? Sono deluso e arrabbiato. Secondo me il calciomercato estivo e invernale va programmato e fatto in un certo modo, serve la pianificazione. Tutte le squadre hanno cercato di rinforzarsi. Non aspiravamo a prendere Balotelli, ma così non facciamo mai il salto di qualità. L ’arrivo di Saha è la dimostrazione proprio di un’improvvisazione totale e di gestione della sola emergenza”.
Il giocatore acquistato dalla Lazio che l’ha fatta sognare?
“Vieri. Il suo acquisto è stato quello seguito con più pathos, per come sono andate le cose”.
Petkovic ha conquistato tutti. Il suo pensiero sul tecnico?
“Fui molto critico a suo tempo su di lui, anche pubblicamente, perché rappresentava un’incognita. Ma ha dimostrato di essere una persona molto in gamba, ottimo allenatore e grande personalità. Gli riconosco una qualità umana e un’onestà intellettuale che pochi hanno e ho fatto pubblica ammenda su di lui dagli amici Pantano e Buzzanca a Radiosei, dove intervengo spesso”.
Coppa Italia: la Lazio è in finale e troverà una tra Roma o Inter. La stuzzicherebbe un derby?
“No, neanche morto. Non lo voglio per nessuna cosa al mondo, perché derby significa che, anche se la Roma fallisce questa stagione e noi andiamo in Coppa, loro pure ci vanno e spero che non succeda. E poi il derby lo soffro troppo”.
Come lo vive?
“Malissimo, una sofferenza atroce. Paradossalmente soffro di più quando siamo in vantaggio ”.
Un derby del cuore?
“Tanti. Il 2 a 1 dell’anno dello scudetto, oppure il derby vinto 3 a 2 con gol di Behrami, che ho visto allo stadio. Il più divertente, quello del pareggio 2 a 2, realizzato da Castroman”.
Il collega politico romanista con il quale si prende in giro in maniera simpatica il lunedì dopo il derby?
“In genere non chiamo, né mando sms ai romanisti e soprattutto non parlo mai prima della partita. Al lavoro, lo sfottò è con Fabrizio Cicchitto, con il quale ci siamo fatti scherzi simpatici in questi anni”.
Tre Presidenti: Lenzini, Cragnotti e Lotito. Un aggettivo per ognuno?
“Lenzini, un padre. Cragnotti, un grande e Lotito, un azzeccagarbugli”.
Finale di stagione: chi arriva prima, Roma o Lazio?
“Roma sicuramente, ma di tanto”.
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