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Luiss, Inzaghi: “La Champions non deve essere un’ossessione. Sappiamo da dove siamo partiti, nel calcio tutto è possibile” (FOTO/VIDEO)
LAZIO LUISS INZAGHI – Mister Inzaghi è presente oggi all’Università Luiss a Roma per partecipare al ‘VI corso da team manager’ L’evento, organizzato tra gli altri anche da Guglielmo Stendardo, vede anche la presenza del giornalista Alfredo Pedullà, del vie presidente della Lazio ai tempi di Ugo Longo Roberto Pessi e di Paolo Del Bene, il direttore dell’associazione sportiva Luiss.
AGGIORNAMENTO ORE 17.30 – Ecco le dichiarazioni di mister Inzaghi ai microfoni dei cronisti presenti: “Le formazioni? Di volta in volta un allenatore deve poter scegliere quella che sembra più giusta per quella partita. Mancano undici partite di campionato più la semifinale di Coppa Italia, cercheremo di finire nel migliore dei modi”.
AGGIORNAMENTO ORE 17.00 – Prosegue Inzaghi: “Si cerca sempre di portare avanti un gruppo, ragazzi di età, religioni e mentalità diverse. Sono convinto che alla fine di una stagione è impossibile contare su 11-12 giocatori, bisogna coinvolgerne 20-24. A volte bisogna fare delle scelte, e dobbiamo cercare di spiegare e farci capire. Ho la fortuna di avere nove persone nello staff che mi supportano e a volte mi sopportano. Il mestiere dell’allenatore? Roma è molto stressante, ci sono molte aspettative nella Lazio. Ho uno staff di nove persone, più il team manager che è molto importante e che a volte sveglio anche di notte. Noi allenatori siamo un po’ strani. Avevamo la partita a Firenze e pensavo di non fare allenamento, poi ci ho ripensato e l’ho chiamato all’una di notte per dirgli di trovare un campo d’allenamento per una seduta di un’ora e mezza lì. Lui magari poteva dirmi giustamente “potevi pensarci prima”, ma è andata così. Il team manager organizza trasferte, orari, con allenatori esigenti è un mestiere non semplice”.
GESTIONE – “Penso che la gestione sia una cosa molto difficile da fare, devi avere la fortuna di avere ragazzi intelligenti e come spesso si dice le vittorie aiutano a gestire le settimane nel migliore dei modi. Per quanto mi riguarda e gli avversari che incontro, preferisco giocare contro una squadra che abbia vinto. Molti non la pensano come me. La squadra in difficoltà, però, magari riesce a sollecitare i giocatori in maniera diversa rispetto a quando vieni da 4 vittorie. Lo scorso anno dovevamo preparare un derby che veniva di domenica sera e venivamo da un’eliminazione di giovedì contro il Salisburgo, meritando di passare. Io e il mio staff abbiamo cercato di toccare le corde giuste, tante riunioni video. Contro la Roma che aveva appena eliminato il Barcellona non era semplice, ma i ragazzi sono stati bravi. Un derby che finì 0-0 e fino all’espulsione di Radu probabilmente avremmo anche meritato di più”.
COVERCIANO – “Per quanto mi riguarda posso dire che i tre anni a Coverciano mi sono serviti moltissimo. Mi sono serviti i cinque anni e mezzo con i ragazzi, perché ho potuto sperimentare, provare e sbagliare anche. Da tutti gli allenatori che ho avuto ho cercato di apprendere. Da Materazzi, Eriksson, Zoff, Mancini, Delio Rossi. Ne ho avuti tanti e da tanti ho cercato di apprendere. Non dimentico Sampdoria, Atalanta, Novellino e Delineri. Da ognuno ho cercato di prendere quello che mi sembrava più giusto. Poi è chiaro che ogni allenatore abbia le proprie idee e che cerca di sviluppare. Io ho fatto così, cercando sempre di aggiornarmi”.
MOMENTO – “Ogni anno è diverso dall’altro, l’anno scorso siamo stati il primo attacco in Italia, davanti a Juventus, Napoli e tutte quante, il quarto in Europa. Quest’anno qualche problema in più a segnare, ma penso che dipenda da anno ad anno. Ho guardato anche a quello, i miei più stretti collaboratori sono Cecchi e Farris, io facevo l’attaccante, loro centrocampista e difensore. Da attaccante penso di poter dare buoni consigli agli attaccanti”.
SOCIETA‘ – “Al di là di quello che si possa dire dell’allenatore c’è sempre una società. Ho la fortuna di lavorare in una grande società che cerca di mettermi a disposizione tutto ciò che chiedo. Siamo uno staff unito, da Lotito il proprietario del club, Tare, Peruzzi, De Martino. Siamo tutti uniti. Io sono l’allenatore, ma penso che dietro un grande allenatore o un grande successo, debba esserci una grande società. Sono d’accordo sul fatto che possa costruirsi una grande cantera come succede all’estero. Il primo passo è che ogni squadra debba avere il proprio stadio. Farebbe crescere introiti, io penso che ogni società debba avere il proprio stadio, deve essere un punto di riferimento dei tifosi”.
STAMPA – “Rapporto con la stampa? Abbiamo tante radio, tante pressioni. Penso però che ho sempre rispettato i giornalisti, ognuno deve fare il proprio lavoro. Normale che a volte, non sembra, ma ascolto e cerco di tenermi informato. Mi dà fastidio se sento qualche critica gratuita, ma se costruttiva la tengo bene a mente. Credo sia una grande dote. Per quanto riguarda mio fratello Pippo abbiamo un grande rapporto che ci lega. Da calciatore è stato un esempio, avere un fratello così mi ha aiutato. Non ho mollato mai, nemmeno i primi anni durante le difficoltà. Vedere lui è sempre stato uno stimolo. Lui ha avuto due anni fantastici a Venezia, probabilmente è arrivato a Bologna in un momento dove inizialmente ha sofferto. Ma sono sicuro che ripartirà più forte di prima. è in giro ad aggiornarsi, è forte. Sono certo che lo rivedremo presto in panchina”.
CHAMPIONS – “Sappiamo che abbiamo grandi corazzate contro di noi. All’epoca quando andammo in Champions c’erano state problematiche per le squadre un po’ più blasonate, ebbero penalizzazioni ed altro. L’anno scorso non siamo entrati in Champions per la differenza reti con l’Inter. Non deve essere un’ossessione e non lo sarà mai. Sappiamo da dove siamo partiti e abbiamo dimostrato in questi anni che tutto nel calcio sia possibile. Noi dobbiamo guardare i nostri obiettivi, sono tre anni che arriviamo almeno in semifinale di Coppa Italia. L’anno scorso abbiamo vissuto la cavalcata in Europa League. Riusciamo sempre ad arrivare in fondo a tutte le competizioni. A febbraio abbiamo avuto tanti problemi fisici senza i quali probabilmente saremmo ancora in Europa League. Ma abbiamo ancora altre partite, ai nostri tifosi abbiamo dato molte gioie, erano anni che non si vinceva un derby con 3 gol di scarto. Undici partite, l’obiettivo era arrivare a marzo aprile con tutto in gioco. L’Atalanta è molto insidiosa e il Torino forte quest’anno”.
VAR – “Il Var? Quello che dico è che probabilmente noi allenatori e addetti ai lavori ci dobbiamo abituare al Var. Fermare il gioco toglie emozioni ai tifosi, allenatori e addetti ai lavori. Probabilmente c’è da migliorare, ma senz’altro può aiutare gli arbitri. A patto che gli arbitri rimangano tali. Noi allenatori ci stiamo abituando, ai gol esultiamo meno, bisogna tenere un po’ a freno le emozioni che nel calcio sono tante. Essendo in Europa, avendo fatto più di 25 partite a livello europeo dico che siamo fortunati, in Italia la classe arbitrale è molto preparata”.
CAMPIONATO – “Quest’anno in Serie A si è vista più aggressività. Si ha meno possibilità di palleggiare da dietro perché tutti vengono a prenderti. In Italia sia a livello di Serie A e B il livello è alto. Anche il Novara in Coppa Italia ci ha reso la vita difficile”.
AGGIORNAMENTO ORE 16.55 – Prende la parola Simone Inzaghi: “Ho accettato l’invito perché mi fa piacere rivedere gente come Willy e Roberto. Io e mio fratello abbiamo avuto la famiglia che ha insistito affinché continuassimo a studiare, anche se era difficile a causa degli impegni sportivi. I miei genitori mi sono stati dietro fino al diploma, avrei voluto continuare ma non ci sono riuscito”. Poi continua: “La carriera è andata avanti step by step, i primi 2-3 anni ho avuto qualche problemino con il professionismo. Questo perché in Primavera sei circondato da coetanei, poi succede che incontri gente di 30 anni. In tutte le interviste ricordo Giuseppe Materazzi, che mi ha lanciato nella mia prima partita in Serie A. Il destino ha voluto che fosse contro la Lazio. Io ero la sesta punta e 3 ore prima della partita Materazzi mi disse che sarei partito titolare. Finii il campionato con 16 gol e a fine anno mi acquistò la Lazio. Da allenatore ho avuto la fortuna di iniziare con i giovani, a livello Primavera hai la possibilità di poter sbagliare, anche se la mia intenzione era quella di portare in prima squadra più giocatori possibili. Poi ho avuto la possibilità di allenare in Serie A e per questo ringrazierò sempre la società e il presidente Lotito. Ho due figli nati a Roma e che tifano Lazio. In Italia abbiamo una grande scuola, quella di Coverciano. Noi ex giocatori a volte dopo una grande carriera diamo per scontate alcune nozioni, ma è sempre necessario studiare e aggiornarsi, cercare di migliorarsi. E poi la grossa fortuna è di avere un gruppo di grandi professionisti come è capitato a me qui alla Lazio da 3 anni”.
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