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L’eroe Lulic festeggia le 200 presenze con le Lazio, è sempre più nella storia
LAZIONEWS.EU – Il bosniaco ha esordito il 18 agosto 2011, quando c’era ancora Reja sulla panchina biancoceleste…
LAZIONEWS.EU – Duecento volte con l’aquila sul petto. Duecento volte in campo con i colori del cielo. Duecento presenze con la maglia della Lazio. Senad Lulic festeggia oggi quest’importante traguardo ed entra ulteriormente nella storia della prima squadra della Capitale. A dir la verità, il suo nome è già iscritto a caratteri cubitali negli annali biancocelesti.
EROE – Il motivo? Un gol. Il Gol, con la lettera maiuscola. Non uno qualunque. Quello che il 26 maggio 2013 ha permesso alla Lazio di vincere la Finale di Coppa Italia contro la Roma. “Papà cosa significa 71 Lulic?. “Vedi figliolo, Lulic è un eroe. Più di Superman o Spiderman, lui con un tocco ha sconfitto la Roma e si è preso la gloria della Città Eterna”. Tutti noi sogniamo di raccontare quel giorno, quella partita a nostro figlio, a nostra figlia, a chiunque non abbia vissuto quel pomeriggio. Settantuno minuti per entrare nel cuore, nella mente e sulla pelle dei tifosi laziali. Nostalgici, romantici e innamorati persi della propria squadra. Accanto a Tommaso il ‘Maestro‘, vicino a Giorgione e Sandro Nesta. Il 30enne di Mostar entra di diritto nell’Olimpo biancoceleste. Ci sale in punta di piedi, con lo sguardo fiero ma allo stesso tempo umile. Accompagnato dal generale Vaccaro, protagonista di un’altro capitolo da narrare alle prossime generazioni.
SENATORE – Diciotto agosto 2011, sedici ottobre 2016. Dall’esordio in maglia biancoceleste contro il Rabotnicki (preliminare d’andata di Europa League), alla gara numero 200 contro il Bologna. Ne ha fatta di strada Senad Lulic nella Capitale. Prima Reja, poi Petkovic e Pioli, ora Inzaghi. Nessuno di loro ha mai rinunciato alle prestazioni dell’ex Young Boys, imprescindibile per duttilità, temperamento, corsa e sacrificio. Importante in campo, fondamentale fuori. Adesso è uno dei senatori dello spogliatoio di Formello. Fa da chioccia ai più giovani, li aiuta a crescere spiegandogli l’ambiente in cui si trovano. Quando c’è da bacchettare qualcuno non si tira indietro, anche davanti alle telecamere. Non si nasconde mai, ci mette sempre la faccia e si prende molte responsabilità nei momenti di crisi. Un comportamento da leader, da uno con l’aquila nel cuore e nel dna.
Riccardo Caponetti
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