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Marcello CANDREVA: “Quando è arrivato ha avuto un momento difficile, ma è stato forte e determinato”
Il papà del centrocampista della LAZIO parla a Lazio Style Channel: “Da piccolo lo chiamavano “er puzza” perché si arrabbiava sempre, voleva sempre vincere”…
NOTIZIE SS LAZIO – Continua il ritiro della LAZIO a Fiuggi. In diretta su LAZIO STYLE CHANNEL (canale 233 di Sky), è intervenuto Marcello CANDREVA, papà di ANTONIO CANDREVA. Ecco le sue dichiarazioni:
Grazie di aver accettato di parlare con noi…
“E’ sempre un piacere parlare di calcio, della Lazio e di Antonio che si chiederà, che ci fa davanti alle telecamere? (ride, ndr) E’ sempre un piacere vedere mio figlio in campo, come se fosse sempre la prima volta, inserito in un contesto di alto livello. E’ un piacere”.
Quante soddisfazioni vi ha dato questo ragazzo?
“Continua a darcele, siamo orgogliosi di lui. E’ legatissimo a questa squadra e a questa società, gli è entrata nel cuore. Lo vedo contento e bene, da buon professionista. Sono soddisfazioni immense per un genitore e siamo contenti per lui perché ha fatto sempre tanti sacrifici, continua a farli”.
Antonio ha iniziato a Tor de’ Cenci e non ha dimenticato le sue origini…
“Conosco la società dove nasce calcisticamente Antonio, dove ha tirato i primi palloni verso la porta. E’ una soddisfazioni di tutti, si parte con un figlio che tira calci e non si pensa a quello che potrebbe diventare. Ce l’ha sempre messa tutta, si è sempre impegnati. Noi abbiamo cercato di seguirlo e di accontentarlo. Lui ci ha creduto ed è arrivato”.
Ha seguito suo figlio anche quando girava le altre squadre?
“Ripeto il ragazzo è stato seguito sempre, ma non perché siamo una famiglia diversa dalle altre. Noi abbiamo dei valori, anche quando era fuori lo abbiamo seguito a Livorno, Parma, Torino, Udine. Siamo qui, siamo orgogliosi e andiamo avanti facendo felice il popolo laziale e anche noi facciamo un Forza Antonio e un Forza Lazio”.
Quando è arrivato ha avuto un momento difficile, anche voi avete
“C’è stato quel momento non tanto felice quando arrivò a Roma, lo abbiamo vissuto male, dispiaciuti da quello che stava accadendo. Gli siamo stati vicini, lui è stato forte, determinato ed è riuscito a scrollarsi di dosso tutti i tabù e ha tirato fuori tutto ciò che aveva dentro”.
Già da ragazzo correva così?
“Era un bambino vivace, correva sempre con la bici, a piedi, con la palla. Ha avuto sempre questa caratteristica, poi si è consacrata, ha trovato questo spazio in questo ruolo di fascia e lo sta facendo bene. Io l’ho visto crescere in altri posti del campo, dietro le punte come trequartista, aveva sempre voglia di far segnare gli altri. Era sempre contento quando faceva segnare gli altri, era come se avesse segnato lui. Ora l’ho scoperto in un nuovo ruolo, ma questo lo fa abbastanza bene”.
In campo lo chiamavano “er puzza”, perché non voleva mai perdere…
“Voleva sempre vincere, era determinato. Voleva sempre far vincere la squadra. E’ uno che non vuol perdere e che in mezzo al campo dà tutto”.
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